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 2014  luglio 15 Martedì calendario

LE INTERVISTE DEL PAPA E LE SMENTITE A SCALFARI? È MISTERO DELLA FEDE

[Intervista a Vittorio Messori] –

L’ennesima, controversa «intervista» rilasciata da papa Francesco a Eugenio Scalfari, pubblicata su Repubblica del 13 luglio, ha provocato le ormai rituali smentite del Vaticano. In questo colloquio il Papa avrebbe, fra le altre cose, sostenuto che «il celibato fu stabilito nel X secolo, cioè 900 anni dopo la morte di nostro Signore», quasi a volerlo sminuire e declassare a strumento disciplinare e non teologico. E infatti avrebbe aggiunto: «La Chiesa cattolica orientale ha facoltà fin d’ora che i suoi presbiteri si sposino». Quanto al futuro, Francesco avrebbe sostenuto che «il problema certamente esiste ma non è di grande entità. Ci vuole tempo ma le soluzioni ci sono e le troverò». Le cose stanno veramente come avrebbe detto il Papa a Scalfari? Siamo andati a chiederlo al giornalista e scrittore Vittorio Messori.
Ha letto l’intervista rilasciata da papa Francesco a Eugenio Scalfari, su Repubblica del 13 Luglio?
«Naturalmente. Stante la selva di smentite, resta da capire quanto è farina del sacco di Scalfari e quanto di Bergoglio. Non è la prima volta che Scalfari mostra immaginazione: l’anno scorso sostenne che il gesuita Bergoglio era il papa che “qualche giorno fa, ha finalmente beatificato il suo fondatore, sant’Ignazio di Loyola”, sbagliando di soli 4 secoli...».
Il Santo Padre avrebbe relativizzato la vexata quaestio del celibato ecclesiastico, ossessione di tutti i clericali «liberal». Francesco ha risposto che il celibato fu stabilito solo nel X secolo, «cioè 900 anni dopo la morte di nostro Signore».
«Non vorrei davvero dar lezione a un pontefice! Ma ho esaminato storicamente il problema anni fa: le cose non stanno così, l’astensione dal matrimonio risale addirittura ai primi tempi apostolici».
San Pietro era sposato...
«Ma da prima che conoscesse Gesù. Non sappiamo dopo... In realtà, bisognerebbe usare il termine più ampio di continenza: da osservare non solo rinunciando al matrimonio, ma anche non usando del matrimonio se si è già sposati. Nella Chiesa antica, la maggioranza del clero era composta di uomini che, col consenso della moglie, accedevano agli Ordini sacri, lasciando la famiglia. Gesù promette “il centuplo su questa terra e nell’aldilà la vita eterna” a coloro che, per amor suo e del Regno, “hanno abbandonato casa, genitori, fratelli, moglie, figli”».
Anche grandi predicatori del Medioevo insistevano sulla superiorità dello stato celibatario rispetto a quello matrimoniale.
«Riflettiamo poco su un dato: Gesù non prese mai moglie. Lo ricordò lo stesso Benedetto XVI nella Sacramentum Caritatis: “Il fatto che Cristo stesso, sacerdote in eterno, abbia vissuto la sua missione fino al sacrificio della croce nello stato di verginità costituisce il punto di riferimento sicuro per cogliere il senso della tradizione della Chiesa latina a questo proposito”».
Eppure apparentemente anche il vescovo di Roma si dice convinto che il celibato sacerdotale sia stato solo un fatto contingente, senza alcuna ragione teologica.
«Anche dopo la Riforma protestante, dopo la Rivoluzione Francese, e poi dopo il Vaticano II, ci furono abbandoni in massa da parte del clero per sposarsi. Si contestava il celibato legato al sacerdozio perché giudicato come un derivato di una decisione ecclesiastica».
Lo stesso Francesco però avrebbe detto che «la Chiesa cattolica orientale ha facoltà fin d’ora che i suoi presbiteri si sposino».
«Le cose non sono proprio così. Il cardinale Alfons Stickler, un coltissimo salesiano, nel suo saggio «Il celibato ecclesiastico», comincia proprio dalla Chiesa Orientale la sua ricostruzione. Da sempre, ci racconta, si è rimproverata la Chiesa Occidentale di essere stata meno liberale e ben più rigida di quella Orientale».
Mi scusi, ma allora il Papa è bugiardo? O ignorante?
«Andiamoci piano: non solo siamo di fronte a un colloquio privato, e non a un testo magisteriale, ma in più non si sa nemmeno che cosa abbia detto il papa. Sappiamo che cosa ha detto Scalfari, o meglio, cosa ha capito, affibbiandolo poi al papa...».
Giriamo la questione: due interviste e due smentite. Ma farà davvero bene il papa a farsi intervistare da Scalfari?
«Guardi, preferisco non esprimermi per evitare di creare polemiche sul papa».
Bergoglio ha anche assicurato che il problema del celibato dei preti «esiste ma non è di grande entità. Ci vuole tempo ma le soluzioni ci sono e le troverò».
«Temo che questi “problemi” e queste “soluzioni” esistano solo nella testa di laicisti e radicali novantenni come Scalfari, non in quella della maggioranza dei preti e dei cattolici. Men che meno del papa».
Qualcuno dice che il matrimonio dei preti li terrebbe lontani dagli abusi sessuali...
«Sì, ne discusse approfonditamente la conferenza episcopale statunitense. Con dati che sarebbero sconcertanti, non fossero ovvi: la quasi totalità degli abusi sessuali accertati, commessi da consacrati, è stata consumata non su bambini prepuberi, ma su adolescenti. Tutti quanti maschi. Ciò sta a significare tre cose: che il problema non è la pedofilia, ma l’efebofilia; questa è il diretto prodotto della pederastia; dunque, trattandosi di pederasti non vedo cosa avrebbero potuto farsene questi di una moglie. Il problema non è il celibato; il problema è quello spirito liberal che imperò negli anni ’80 tra il clero, e che spalancò le porte dei seminari agli omosessuali più o meno espliciti. I risultati si videro nei due decenni successivi: scandali abusi e pedofilia, tutti a sfondo omoerotico. È un dato di fatto, non un pregiudizio».
Scalfari, ateo incrollabile, sembra essere ossessionato dalla figura stessa di Francesco, per la precisione: sembra non poter più fare a meno, di parlarci, scriverne...
«Un altro è Corrado Augias. Li osservo con curiosità, sorrido, ma non ne sono sorpreso. Arrivati alle soglie del Mistero o fanno come l’Augias, l’allievo dei Maristi sino alla maturità, che cercano teologi “adulti” che li tranquillizzino, dicendogli che o non c’è niente o tutti si salvano; oppure alla Scalfari: meno male, ecco un papa che ha abolito la nozione stessa di peccato. Pensi la contraddizione: si entusiasmano per la “misericordia”, dimenticando che questa presuppone, appunto, il peccato. Se non c’è questo, che bisogno c’è di misericordia? Un’ansia di rassicurazione che a me non fa certo rabbia ma compassione. Non voglio sembrare edificante ma va pur detto: c’è da pregare per loro».