Fosca Bincher, Libero 15/7/2014, 15 luglio 2014
ANCHE MONTI NEI GUAI CON LE BANCHE
La data incombe: 30 settembre 2014. Entro quel giorno Scelta civica per l’Italia, il partito fondato dal senatore a vita Mario Monti, dovrà saldare il debito residuo da 2,4 milioni di euro a Unicredit banca. Quella quota chiude un finanziamento da 4 milioni concesso all’allora premier italiano dall’istituto di credito guidato da Federico Ghizzoni proprio per la campagna elettorale 2013 che avrebbe dovuto riportarlo in pompa magna a palazzo Chigi. All’inizio, il 21 gennaio 2013, Unicredit aveva concesso a Monti 4 milioni con un finanziamento «bridge» (ponte) di circa 6 mesi, da rimborsare integralmente con i primi contributi pubblici ricevuti. Fra Monti e Unicredit esistevano ottimi rapporti, tanto è che appena arrivato a palazzo Chigi il premier difese a spada tratta perfino con dichiarazioni ad agenzie estere l’aumento di capitale della banca definita «solida» in un momento in cui il mercato stava invece facendo crollare il titolo. Il successo elettorale di Scelta civica è stato invece assai inferiore alle attese, e con le intese prese prima delle elezioni con gli altri partner della lista (Udc e Fli), è stato subito chiaro che Monti non avrebbe avuto nelle casse del suo partito quei 4 milioni da restituire a luglio a Unicredit. La banca di Ghizzoni ne ha preso atto e ha studiato un’altra operazione di più lunga durata: il 31 luglio 2013 ha chiuso formalmente il primo finanziamento erogandone uno di nuove caratteristiche con scadenza al 30 settembre 2014. «Il contratto stipulato prevede interessi», spiega la nota integrativa al bilancio di Scelta civica per il 2013, «a tasso variabile liquidabili trimestralmente in via posticipata e rimborso in due rate, di cui la prima pari a euro 1,6 milioni, in scadenza al 30 settembre 2013, è stata anticipatamente rimborsata in data 6 agosto 2013, mentre la seconda rata, di importo pari ad euro 2,4 milioni, sarà dointeressi», spiega la nota integrativa al bilancio di Scelta civica per il 2013, «a tasso variabile liquidabili trimestralmente in via posticipata e rimborso in due rate, di cui la prima pari a euro 1,6 milioni, in scadenza al 30 settembre 2013, è stata anticipatamente rimborsata in data 6 agosto 2013, mentre la seconda rata, di importo pari ad euro 2,4 milioni, sarà dovuta al 30 settembre 2014 alla scadenza dell’operazione». Tutto secondo i piani, dunque. Solo che nel frattempo il corso della politica ha messo più di un ostacolo a questa operazione programmata. Primo: Scelta civica si è liquefatta come neve al sole, e quindi anche i contributi dei propri eletti rischiano di essere radicalmente ridotti nel 2014, visto che in molti hanno lasciato il gruppo mettendosi in proprio o convolando verso altre nozze politiche. Secondo: a forza di sventolare come bandiera la riduzione dei costi della politica, anche Monti si è fatto hara-kiri, perchè nel 2014 nelle casse del partito arriveranno meno contributi pubblici di quelli preventivati. Così il tesoriere di Monti, l’onorevole Gianfranco Librandi, durante l’assemblea degli associati a Sc per l’approvazione dei conti 2013, ha informato gli astanti delle difficoltà che ci sono nella restituzione della rata a Unicredit, perchè quel finanziamento era garantito proprio dai rimborsi elettorali che nel frattempo sono stati parzialmente tagliati. Il verbale di assemblea riporta: «In proposito l’on. Librandi riferisce che si sono intrapresi contatti con Unicredit al fine di ottenere una rimodulazione del piano di rimborso dell’operazione, in aderenza al ridimensionamento di importo della fonte di rimborso intervenuto a seguito della legge 13/2014». Unicredit non potrà che accontentarli, altrimenti rischia di mettere quell’importo fra i crediti inesigibili. Meglio accettare le condizioni, perchè il bilancio di Scelta civica al suo primo anno di vita effettiva non lascia ben sperare per il futuro: nel 2013 era in rosso sia pure contenuto per 106.474 euro, ma i debiti ammontavano già a 2,5 milioni di euro e i conti si sostenevano soprattutto sulle entrate private, che con i 3,1 milioni di euro registrati erano superiori perfino al contributo dello Stato, che era di 2,1 milioni. Gran parte dei contributi ricevuti erano però precedenti alla campagna elettorale, e con il fallimento e il sostanziale ritiro dalla guida politica del prof, è difficile che quelle entrate siano ripetibili nel 2014. Difficile che Enrico Bondi abbia la stessa generosità dell’epoca, difficile che si ripetano la Salini spa, il gruppo di Salvatore Matarrese, la generosità di Italia Futura e di Luca Cordero di Montezemolo. Anche il partito di Monti si avvia dunque a seguire le orme degli altri: il fallimento.