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 2014  luglio 14 Lunedì calendario

LA BATTAGLIA DEL CIOCCOLATO. LA SVIZZERA ALL’ASSALTO DEGLI USA

C’è fermento nel mondo dei golosi. Gli svizzeri vogliono, infatti, mangiarsi una buona fetta del cioccolato americano. Lindt & Sprüngli è sul punto di impossessarsi di Russell Stover, il terzo produttore statunitense per importanza di cioccolatini. A gestire l’operazione è stata incaricata la banca d’affari Goldman Sachs cui la famiglia Ward, proprietaria al 100 per cento di Russell Stover, con fabbrica in Kansas e piantagioni di cacao in Missouri e Texas, ha affidato il compito di trovare un acquirente. Il valore dell’azienda statunitense, che ha la propria sede a Kansas City, è stato stimato a 1,2 miliardi di dollari. Stando a quanto scrive il Financial Times Lindt & Sprüngli sarebbe, tuttavia, disposta a metterci 200 milioni di più, arrivando a 1,4 miliardi. L’annuncio del passaggio, in mani elvetiche, dell’impresa statunitense,
fondata negli anni ’20, nella loro cucina di Denver, in Colorado, dai coniugi Russell e Clara Stover, dovrebbe venire formalizzato, martedì prossimo, in occasione della diffusione dei risultati semestrali di Lindt & Sprüngli. Che gli addetti ai lavori stimano intorno al miliardo di euro. Insomma, mentre il colosso svizzero, il secondo per importanza nella Confederazione, dietro Nestlé, rimane ormai da più di 125 anni ancorato nelle mani della famiglia Sprüngli, Russell Stover è già al suo terzo cambio di proprietà. Clara Stover, rimasta vedova, vendette nel 1954 l’azienda nata nella cucina di casa, alla famiglia Ward. «Nessuno dei figli di Tom e Scott, i due fratelli che stanno mandando avanti il gruppo, sono, però, interessati ad andare avanti», ha spiegato Robbie Vorhaus, portavoce di Russell Stover. Altra musica per gli svizzeri, testardamente fedeli a quella prima fabbrica di cioccolato, fondata nel 1845 a Zurigo, dal loro antenato, Rudolf Sprüngli. Se vogliamo lo stesso spirito che anima, in Italia, la dinastia Ferrero, settimo produttore al mondo di cioccolato, mentre Lindt & Sprüngli occupa la nona posizione. «Continuiamo la nostra missione di offrire della
gioia», si poteva leggere nel libro autocelebrativo, edito lo scorso anno, in occasione di uno dei tanti anniversari della nascita del marchio svizzero che, oggi, è presente, con propri stabilimenti, in mezzo mondo: in Italia, Gran Bretagna, Germania, Olanda e Stati Uniti.
Un marchio definito “premium” che appartiene, quindi, al settore del lusso, né più né meno di alcuni tipi di vetture, di orologi e di accessori d’abbigliamento. Fatto sta che, anche durante la crisi finanziaria, la cifra d’affari di Lindt & Sprüngli è continuata a crescere. I suoi prodotti non hanno conosciuto alcuna contrazione della cifra d’affari, neppure durante il periodo della crisi finanziaria. Nel primo trimestre di quest’anno, ad esempio, il fabbricante di cioccolato elvetico ha registrato un aumento record dell’utile netto del 23,7 per cento. «Il nostro segreto? Quello di concentrarci sul cioccolato e basta», ha dichiarato il CEO del gruppo, Ernst Tanner, uno dei top manager più pagati della Svizzera. Tanner ha, pure, aggiunto l’intenzione di un ulteriore sviluppo su altri mercati. Esattamente quello che si era verificato, nel secondo dopoguerra, in Italia, quando Lindt & Sprüngli mise le mani, prima su Bulgheroni, poi su Caffarel. Per
convincere la famiglia Ward a passare la mano, gli svizzeri hanno battuto la concorrenza di Hershey Company, uno dei principali produttori statunitensi di cioccolato.
In palio, oltretutto, ci sono i 70 mila punti vendita, tra cui i grandi magazzini Walmart, dei prodotti di Russel Stover. Nella loro campagna acquisti negli Stati Uniti, il gruppo elvetico non ha incontrato una grande resistenza. Gli americani si sono tirati in casa un concorrente in grado di portare avanti una strategia commerciale aggressiva e per nulla disponibile a lasciar correre eventuali sgambetti. Ne sa qualcosa il gioielliere Tiffany, costretto a indennizzare, con circa 350 milioni di euro Swatch, per violazione di un accordo di partnership.