Roberta Scagliarini, CorriereEconomia 14/7/2014, 14 luglio 2014
MOLINARI LA SAMBUCA SI BEVE SOLO IN FAMIGLIA NUOVI CUOCHI IN CUCINA PER I SUGHI DI CASA ALTHEA
Molti pretendenti per l’ultimo alcolico italiano leader di mercato. Ma la famiglia fondatrice non cede, passa il testimone alla terza generazione e programma acquisizioni. Sambuca Molinari, caso raro di brand tanto forte da creare una posizione di mercato inattaccabile dalla concorrenza, è oggetto di voci di che parlano di cessione. Ma il presidente della società, Antonio Molinari, invita a «considerare irrilevanti le continue voci circa una possibile vendita dell’azienda».
In febbraio la società ha siglato con Campari un accordo per distribuire Sambuca Molinari extra e Sambuca Caffè «in Germania e in alcuni mercati selezionati. Ma si tratta di un accordo di distribuzione ricorrente tra le aziende del settore — precisa il presidente — e non preannuncia assolutamente accordi o partnership di altro tipo».
Successione
La dinastia della Sambuca ha appena affrontato il passaggio dalla seconda alla terza generazione. Antonio, 73enne figlio del fondatore Angelo e fratello di Marcello (scomparso alcuni anni fa) e Mafalda, ex senatrice di An, ha passato le deleghe di capoazienda ai figli Mario (43 anni) e Angelo (39), diventati ambedue amministratori delegati, e ha chiamato la terza figlia Inge (37 anni) in consiglio. Antonio ha invece assunto l’incarico di presidente lasciato dalla sorella 90enne.
Il controllo del gruppo risulta ancora in capo alla seconda generazione (eccetto un 20% intitolato a una fiduciaria) dopo che lo scorso anno è stato convertito un prestito obbligazionario emesso nel 2006 che ha aumentato il capitale da 6,8 a 34,3 milioni.
«A seguito della conversione — precisa Molinari — si è proceduto ad apportare allo statuto alcune modifiche sia per adeguarlo alle normative introdotte dal legislatore sia per renderlo più corrispondente alle esigenze della famiglia. In tale ottica — prosegue l’imprenditore — trova riscontro la clausola che prevede per l’azionista che converte le azioni il diritto di nominare un componente del consiglio di amministrazione, la conferma della clausola simul stabant simul cadent (con le dimissioni di un solo consigliere decade l’intero board, ndr ) e l’introduzione della figura del presidente onorario». Incarico che è stato affidato a Mafalda, «figura — precisa l’azienda — di altissimo spessore morale che presiede peraltro la fondazione benefica dedicata al padre Angelo nell’assistenza sociale». In occasione della conversione del prestito e delle delibere straordinarie è stata redatta anche una valutazione dell’azienda «all’esclusivo fine — precisa l’azienda — della determinazione del rapporto di concambio delle obbligazioni».
Un gioiello
La relazione dei periti indipendenti fotografa un piccolo gioiello del made in Italy. «Il valore economico della Molinari Italia spa — si legge nella relazione — cioè il valore che un potenziale acquirente sarebbe disposto a pagare se la proprietà venisse offerta in vendita sul mercato è di 155 milioni». Una cifra che rappresenta tre volte i ricavi dell’azienda ed è ben superiore alla valutazione fatta da Campari per Averna, acquisita il mese scorso per 103 milioni (9,2 volte il margine lordo) a fronte di 63 milioni di ricavi.
Ma è la storia dell’azienda di Civitavecchia a giustificare i valori stellari. Nel 1945 nasce la «Sambuca Extra Molinari» per iniziativa di Angelo che produce in modo artigianale a partire dall’anice stellato e non dal tradizionale anice verde dei concorrenti. Nel 1959 nasce il l’opificio semi-industriale, seguito dal secondo nel 1964, e dal terzo dieci anni dopo. Il boom della «Sambuca Molinari», è tra gli anni Cinquanta e il successivo decennio, complice un’altra intuizione di Angelo. E’ l’arrivo della «mosca», il chicco di caffè, nel liquore, diventato la cifra del gruppo.
Altri due fattori determinanti per il successo del liquore romano sono le esportazioni e la tecnologia. «Già nel 1974 – si legge nella relazione — venne inaugurato uno stabilimento a elevata automazione in netto anticipo rispetto alla media dell’industria italiana, che permette di mantenere margini remunerativi e di creare un gap sempre più ampio rispetto alla concorrenza». L’export è al centro della strategia: Molinari esporta in 80 Paesi un terzo dei 10 milioni di bottiglie prodotte a Colfelice (Frosinone) e adesso punta ai paesi dell’Est. «La Sambuca — scrivono i valutatori — è al primo posto per volumi tra i prodotti alcolici realizzati in Italia. I volumi di vendite dei principali liquori a base di anice oscillano tra l’1 e il 4% del mercato. Solo Pernod-Ricard si pone al 10%. L’identificazione tra marchio e prodotto sono tali che sul mercato i due sono considerati sinonimi». La Molinari ha 70 dipendenti e nel 2012 ha realizzato 59 milioni di ricavi con 2,2 di utile . I Molinari hanno comprato in Italia (51% del Limoncello di Capri, Vov, e Distilleria Ceschia) e ora all’estero (la slovacca Dk nella acque minerali) e ne faranno altre nei prossimi anni. Del resto la società «dispone di liquidità in eccesso rispetto alle esigenze della gestione operativa».