Stefano Righi, CorriereEconomia 14/7/2014, 14 luglio 2014
«BPER PRONTA A CRESCERE DOPO GLI STRESS TEST»
Cinquantacinque anni, interista, dal 16 aprile Alessandro Vandelli, l’ex golden boy che nel 1984, fresco di laurea, lasciò l’industria della ceramica per entrare in banca (come il Compagno di scuola di Venditti), è l’amministratore delegato della Bper, la popolare dell’Emilia-Romagna, sesto gruppo nazionale con 1.300 sportelli e 88 mila soci. La sua nomina completa l’opera di rinnovamento del management della Bper, portando oggi i cinquantenni in prima linea. Un management rinnovato che si va a misurare in un momento delicato della banca: l’aumento di capitale da 750 milioni di euro ha concluso l’esercizio dei diritti venerdì scorso ed entro questa settimana si concluderà, in Borsa, la trattazione dell’inoptato.
Vandelli, l’operazione in corso muterà la struttura proprietaria della Bper?
«Non credo in modo sostanziale. L’operazione è in corso e quindi non conosciamo gli esiti, ma i riscontri dalla rete sono positivi. Noi siamo una banca popolare e credo che questo sia ben percepito dai nostri soci e azionisti, con i quali condividiamo mission e valori. Al contempo credo sia possibile che i fondi incrementino le loro posizioni».
Ma la governance delle popolari mostra i segni del tempo. Qualcuno vi ha già messo mano. Lo farete anche voi?
«Prima di tutto voglio dire che il modello popolare non ha ostacolato la crescita e lo sviluppo del sistema. Anzi: gli ultimi 10 anni raccontano casi di eccellenza, il nostro, ma anche quello di altre banche. Abbiamo mantenuto la nostra anima e abbiamo saputo attirare investitori professionali che non si sono preoccupati troppo per l’esercizio del voto capitario. Detto questo, credo che sia sempre possibile migliorarsi e che ci possa essere una evoluzione futura, ma ritengo anche importante una adeguata cornice normativa, oggi assente».
Ubi non ha aspettato e si è mossa autonomamente.
«Qualcosa abbiamo fatto anche noi. Bper si è attivata sul numero delle deleghe (5), sulle problematiche di genere e prossimamente accoglieremo le indicazioni della Banca d’Italia relative al numero degli amministratori: i 19 consiglieri diventeranno 15».
Nel 1978 Bper era una banca con 24 agenzie in totale. Oggi siete a 1.300 sportelli, sesto gruppo italiano, leader in Emilia-Romagna e in Sardegna. Si dice siate pronti a una mossa nei confronti della Popolare dell’Etruria e del Lazio. Crescerete ancora?
«Oggi tutta Bper è concentrata sull’Asset quality review e sui successivi stress test che ci porteranno sotto la vigilanza diretta della Banca centrale europea. Per cui le assicuro che al momento non siamo interessati a nessun tipo di approfondimento, ma siamo focalizzati sulla conclusione dell’aumento di capitale e sulle verifiche dei nostri attivi con la Bce».
Vuole negare che ci si trovi alla vigilia di un nuovo round di consolidamento dell’industria creditizia italiana?
«Un consolidamento ci potrà essere dopo l’Asset quality review . Mi è chiaro che la crisi ha portato a una diminuzione del 50 per cento del numero degli istituti in Germania, Francia e Spagna e solo del 20 per cento in Italia. Per questo vogliamo presentarci al momento giusto come una banca attiva, per giocare il nostro ruolo».
In casa Bper una riorganizzazione è già in atto...
«Sì. Il gruppo Bper è arrivato a contare 10 banche: troppe. Al 31 dicembre 2014 saranno 4: Bper con 800 sportelli, le due banche sarde, il Banco di Sardegna e il Banco di Sassari con circa 400 agenzie e la Cassa di risparmio di Bra, 28 sportelli. Stop. In questi sei mesi, insomma, assorbiremo la Popolare del Mezzogiorno, la Popolare di Ravenna e la Banca della Campania. Poi, resteranno fuori le tre partecipazioni, ma di minoranza, nelle tre Casse del Piemonte, ma il grosso del riassetto sarà completato»
L’aumento di capitale come verrà utilizzato?
«Intanto consentirà di elevare la patrimonializzazione di Bper al 10,40 per cento. Poi, voglio sperare che si inverta la rotta negativa della crisi economica e che si aprano spazi di sviluppo per le imprese italiane. Ecco vogliamo essere pronti a sostenere la nostra clientela, fatta di aziende e di famiglie, in quel momento».
Come sono andati i primi sei mesi dell’anno?
«Il consiglio di amministrazione esaminerà le risultanze della semestrale il 7 agosto. Prima di allora non possiamo dire nulla se non che siamo fiduciosi di proseguire il cammino intrapreso».
Gli ultimi bilanci, 2012 e 2013, hanno evidenziato difficoltà, soprattutto nel campo dei crediti in sofferenza.
«Gli ultimi bilanci sono stati caratterizzati da una marcata copertura dei crediti problematici. Oggi abbiamo portato al 38 per cento il livello delle coperture sui crediti a rischio, ma parallelamente tutta la parte alta del conto economico, legata alla attività caratteristica della banca, ha evidenziato una tenuta straordinaria, specie del margine di interesse».
Dopo la sua nomina, ci si attende il nuovo piano industriale triennale. L’evoluzione dell’ultimo piano, quello in essere, è stata fortemente condizionata dalla crisi. Lei su quali leve poggerà?
«Anzitutto non sarà il piano di Vandelli, ma sarà un documento di programmazione condiviso. Rivedremo la rete distributiva, avvieremo una riorganizzazione interna. Sono evidenti gli spazi per un efficientamento. Vogliamo che questo piano ci porti a essere più snelli e più forti, rivedendo anche la rete delle direzioni territoriali».