Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  luglio 14 Lunedì calendario

PER CHI SI SALVA DALLA MOBILITA’ POSSIBILE UN TAGLIO DI TRE LIVELLI

C’è stato un momento in cui sul tavolo Alitalia-sindacati c’era una proposta considerata condivisibile da tutti. Erano circa le nove di sabato sera, e anche Franco Nasso - il segretario del Filt-Cgil, la sigla che s’è rifiutata di firmare l’accordo, l’uomo del no - era disposto ad avallarla. «Una proposta a cui eravamo arrivati grazie alla mediazione del ministro del lavoro Giuliano Poletti. Prevedeva l’uso di un periodo di cassa integrazione per crisi» per gestire i 2251 lavoratori in esubero. La trattativa era sostanzialmente conclusa. Poi la proposta è svanita: «L’azienda l’ha respinta, spiegando che il socio di minoranza Etihad non vuole sentir parlare di queste cose, le considerano stranezze all’italiana. Nel loro modo di vedere le cose, le eccedenze si licenziano e basta».
Così si è arrivati alla proposta successiva. Che prevede la mobilità per tutti e il successivo salvataggio di parte degli esuberi attraverso una revisione dei contratti di lavoro. Solo che i neppure ai salvati andrà benissimo, dice Nasso. «Per qualcuno si tratterà di passare dal tempo indeterminato a quello determinato. In altri casi è previsto un demansionamento, col taglio di tre livelli rispetto all’impiego attuale». La Cgil eccepisce. «È un accordo sbagliato perché è lesivo dei diritti», riassume Nasso.
L’intesa potrebbe comportare anche qualche situazione paradossale: con un taglio di tre livelli ci sarà chi, accettando il salvataggio dagli esuberi nel 2014, si troverà a prendere meno soldi di chi è in cassa integrazione dal 2008. Essersi salvati allora potrebbe, nei prossimi giorni, diventare uno svantaggio. «Può succedere, ci sono situazioni diversissime. E per quanto riguarda il vecchio salvataggio, l’operazione di sei anni fa, ricordo che ci sono altre tremila persone che sono in cassa e non hanno nessuna prospettiva di trovare un nuovo impiego».
Così, secondo il segretario, alla Cgil non restava che impuntarsi: «Non si era mai vista una crisi aziendale nella quale si arriva direttamente alla mobilità. Niente stato di crisi, niente ammortizzatori sociali. Per noi resta inaccettabile». Ora si tratta di capire se mercoledì la Cgil firmerà l’intesa o meno, e sul punto il segretario è meno tranchant del previsto: «Io penso che questa intesa vada ripresa da capo e riscritta, insisto sul fatto che dobbiamo usare gli strumenti che la legge ci offre, gli ammortizzatori sociali: la cassa integrazione. Il ministro dice che è valida anche senza la nostra firma? Noi non ci siamo posti una questione formale, la nostra è una questione di merito».
Alla Cgil non è neppure piaciuto il tentativo di introdurre lo “scudo” richiesto da Etihad. Una sorta di impegno, preso dal sindacato in anticipo, a preservare l’azienda da future cause di lavoro o da scioperi. «Le tutele dei lavoratori non si toccano - conclude Nasso -. L’ad Del Torchio e il ministro ci invitano a tornare sui nostri passi, a ripensarci. La Filt-Cgil restituisce l’invito al mittente: secondo noi sono loro che devono ripensarci. Non si chiude una vertenza così».