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 2014  luglio 14 Lunedì calendario

LA PROF SEVERISSIMA E IL RECORD DI BOCCIATURE: ODIATEMI, MA STUDIATE


La mitologia studentesca a Messina narra di un ragazzo che si è presentato 43 volte all’esame di Chimica e per 43 volte è stato rispedito a casa. Ripetere quel benedetto esame per almeno una dozzina di volte sarebbe invece quasi una prassi. Materia impossibile, un Cerbero a stroncare le ambizioni. Per la precisione una prof di 56 anni, che reagisce con una risata. «Sono tutte invenzioni. Gli esami sono trasparenti. E io non sono mai da sola, c’è sempre un collega, o anche due, accanto a me». Sandra Lo Schiavo, docente di Chimica generale e inorganica nel corso di Biologia marina dell’Università dello Stretto, smentisce le proporzioni della mattanza di studenti ma non nega di essere uno scoglio piuttosto ostico. «Il 60/70 per cento si siede al pre-esame, dieci domande scritte su tutto il programma prima dell’orale, tanto per provarci. Le potrei far vedere i compiti, li conservo tutti. Roba da mettersi le mani ai capelli».
La prof non è tipo da dispensare regali. I ragazzi sono terrorizzati, sembra che in facoltà l’abbiano invitata ad addolcirsi un po’, addirittura alle prove le avrebbero affiancato un docente più rassicurante. «Posso solo dire che l’intero corso di laurea mi ha sempre appoggiato». E mostra lettere e mail che le arrivano. Un professore da Padova: «Cara collega, ti capisco e ti invito a mantenere la linea di rigore». Un altro: «Mio nipote ha finito con ottimo l’Alberghiero, non sa tritare neanche uno spicchio d’aglio, né tantomeno parlare le lingue straniere. Sono tutti fatti così, che ci vuol fare». La prof Lo Schiavo rincara: «Escono dalle Superiori totalmente impreparati. All’inizio del corso mi tocca spiegare anche i concetti più elementari. Per carità, molti sono anche in gamba, ragazzi intelligenti che però non sanno studiare».
L’ha divertita la battuta di un suo allievo, sfinito da otto prove senza soddisfazione finale: «La professoressa deve essere sponsorizzata dalla Red Bull, dare Chimica è diventato ormai uno sport estremo». «So chi è — assicura lei —. È un tipo brillante ma svogliato, non me la prendo certo per commenti come questi. Io i miei ragazzi li conosco bene tutti, cerco di aiutarli, ad alcuni regalo anche i libri. È vero, negli ultimi tempi ho notato un calo di rendimento, e ho alleggerito il programma. Nei limiti del possibile faccio in modo che almeno possano arrivare a un 20/21».
All’ultima sessione è andata ancora male. Su dieci all’appello soltanto tre si sono guadagnati l’accesso all’orale. «Non è cattiveria, ma non si può promuovere chi non conosce la nomenclatura, o un’equazione chimica. Come possono pretendere di diventare biologi marini? Come faranno a capire che cosa avviene negli oceani? Preferisco essere odiata che mandare sul mercato del lavoro gente impreparata».
Ultimamente si è accorta di stare più antipatica del solito. «Preferisco non dare i particolari, ma tutto è iniziato un mese fa. Un fuori corso, vicino alla trentina, appartenente a una famiglia integratissima a Messina, pretendeva di essere promosso dopo aver fatto tre esercizi imbarazzanti. Ha minacciato ritorsioni. E si era fatto pure raccomandare...».
Inutile dirlo, le scorciatoie con lei non funzionano. «A volte capita di ricevere qualche segnalazione. Niente di esplicito, un collega che si informa: “Come va quel ragazzo?”, in modo che tu capisca...».
Non si ritiene un’aliena: «Ritengo di essere un dipendente pubblico che prova a fare bene il proprio dovere, faccio ricerca da sola, non ho un gruppo che possa aiutarmi a fare carriera. Sono ancora professore associato, solo l’anno scorso ho avuto un aiuto da un dottorando indiano». Solo che non sopporta il degrado dell’istruzione. «Una volta l’Università era un’industria culturale. Soprattutto qui al Sud, se si rinuncia a una preparazione adeguata che cosa rimane a un laureato?»
Abita poco fuori Messina, a 50 metri dal mare, circondata da un giardino curato dal marito. «Amo i libri, la musica e mi piace viaggiare. Come vedete, non sono un mostro». Ma il suo pensiero è sempre lì. «Adesso devo preparare i quesiti per l’esame domani». Preferirebbe non vedere la sua foto sul giornale. Ma alla fine si convince e convince anche Sasha. Il suo pastore tedesco, tanto per non smentire la fama.