Guido Olimpio, Corriere della Sera 14/7/2014, 14 luglio 2014
CIMICI E COMMANDO, LA CACCIA AGLI ARSENALI DI HAMAS
Raid aerei su Gaza, incursioni di commandos. Dall’altra parte lanci di razzi su Israele e messaggi mediatici. Tiri preceduti da un conto alla rovescia sugli schermi tv, come sui social network, per «avvertire» il nemico. La contabilità del conflitto dice che Hamas ne ha sparati quasi 900, oltre un centinaio solo domenica. Gli artiglieri hanno accentuato il fuoco in concomitanza con l’apertura dei tg israeliani che hanno rilanciato immagini e suoni di sirene in una ventina di località, compresa Gerusalemme. Una giornata trascorsa tra le esplosioni e gli allarmi. Compresa una segnalazione infondata di un ordigno M302 persino nella zona di Nahariya, nel Nord del Paese.
Hamas ha continuato ieri nella sua strategia e non ha motivo — per ora — di cambiare, sapendo che tocca a Israele prossima mossa. I soli bombardamenti aerei non bastano a disinnescare la minaccia e la prospettiva di un’invasione di Gaza piace poco ai generali. Meglio azioni mordi e fuggi per neutralizzare, se possibile, nascondigli e depositi, siti protetti perché ben mimetizzati o chiusi in tunnel. Ripercorrendo i passi compiuti da nordcoreani, iraniani e Hezbollah, i palestinesi hanno messo in piedi un sistema di postazioni per i razzi attorno a tre poli: a ridosso del confine nord di Gaza, nel centro, e nella parte meridionale. Ordigni lanciabili da piccoli veicoli, camioncini e «bunker».
L’arsenale è cresciuto grazie alle forniture iraniane e siriane, integrate dai «pezzi» prodotti localmente in semplici officine. Nel 2001 Hamas aveva solo i Qassam, un razzo che arrivava ad appena 3 chilometri di distanza. Nel 2008 il salto di qualità con i Fajr 5 arrivati da Teheran e gli M75 costruiti «in casa». Oggi hanno allungato il raggio d’azione con l’impiego degli M302, con i quali «battono» zone a 150-170 chilometri, nella parte settentrionale di Israele. A chiudere lo schieramento i vecchi Grad acquistati attraverso i trafficanti egiziani e quelli libici.
La risposta di Israele è stata su più livelli. In marzo la Marina ha intercettato vicino alle coste sudanesi la Klos C , una nave piena di razzi forniti dai mullah iraniani. Il Mossad ha preso di mira i «commercianti», riuscendo a piazzare delle cimici elettroniche in alcuni carichi bellici e in questo modo ha potuto seguirli fino a destinazione. Un aiuto è arrivato dagli egiziani che hanno bloccato delle spedizioni: l’ultimo episodio tre giorni fa a Rafah.
La cadenza di sparo mantenuta da Hamas in questi giorni — e la stessa cosa è avvenuta in occasione delle altre crisi — è la prova però che l’azione di contrasto ha un impatto limitato. E le incursioni affidate ai caccia presentano dei limiti. Non è facile trovare i bersagli anche per un’aviazione ad alta tecnologia. Molto importanti gli informatori che si muovono sul terreno, ma sono nel mirino del controspionaggio di Hamas. Per loro c’è la cella o il plotone d’esecuzione.