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 2014  luglio 13 Domenica calendario

IL CONVENTO DELLE SPOSE


«Non volevo rinunciare all’abito da sposa, ma certo con i prezzi che ci sono non me lo sarei potuta permettere. Ho saputo di quello che offrono qui le suore e allora sono venuta a chiedere aiuto...». Elsa, una bella ragazza toscana, è incantata dall’atmosfera del monastero. Il chiostro, silenzioso e fiorito di rose, e poi i lunghi corridoi freschi, le stanze luminose, le finestre aperte sui tetti e, in lontananza, sulle montagne. Poi, quello che non ti aspetti, in un monastero: un vero atelier, una sala in cui sono appesi migliaia di abito bianchi, veli, rasi, e una suora che li sceglie e li toglie dalle grucce, competente e sorridente. lsa è una delle tante, tantissime future spose che arrivano a Cascia, per un motivo speciale: ricevere «in regalo» un vestito per il matrimonio. Un piccolo miracolo nel monastero dedicato alla «santa degli impossibili», cioè Santa Rita, la quale è soprattutto «specializzata» in matrimoni. Vissuta tra il Trecento e il Quattrocento, era stata, infatti, moglie di un nobile e ufficiale, ma ben poco gentiluomo a parte i tradimenti, era violento, manescoechipiùnehapiùnemetta e, per disgrazia estrema, aveva avuto due figli ben avviati sulla stessa strada del padre. Rita riuscì a ottenere la loro conversione, non senza aver sofferto pene tremende. Morto il coniuge, i figli più o meno sistemati, la futura santa pensò bene di ritirarsi in convento. Proprio perche’ purtroppo ricca di esperienza sulle fatiche della vita matrimoniale, ne diventò anche la protettrice, guadagnandosi la fama universale di poter intercedere per risolvere le situazioni più intricate e disperate. Così molte neospose, nel tempo, hanno donato come ex voto proprio il loro vestito al monastero. E le suore agostiniane che ci vivono hanno deciso di donare, a loro volta, questi abiti a chi ne avesse bisogno, a quelle ragazze che, per motivi economici, o per non spendere cifre giudicate esorbitanti e spreca una precisa scelta di sobrietà e vogliono avere un abito low cost, sì, ma con un significato e una storia particolare. Oggi, nel monastero di Cascia, è suor Maria Laura che si occupa degli abiti da sposa, conservandoli in una stanza all’interno della clausura, ordinati per taglia e pronti per essere proposti alle donne che arrivano in cerca dell’abito giusto. Nessun costo, al più un’offerta libera al monastero.
Questa tradizione, una delle tante attività caritatevoli che le monache portano avanti, nasce negli anni ’50. All’inizio, ne usufruivano principalmente le «Apette» che, diventate grandi, si sposavano. Le Apette sono le ragazze ospiti all’Alveare di Santa Rita, una struttura costruita accanto al monastero per sostenere bambine e ragazze provenienti da famiglie con serie difficoltà economiche e sociali. Oggi, complice la pesante crisi economica, l’atelier low cost è diventato molto popolare. La sua storia è rimbalzata su molti media, nonchè in molti siti, anche in quelli specializzati in viaggi. E agli affollatissimi pellegrinaggi tradizionali si è aggiunta questa lunga fila di spose.
Ma non tutte sono a conoscenza di chi è santa Rita, magari non sono neppure credenti e pensano di sposarsi con il rito civile, non in chiesa. Suo Maria Laura non si scompone e mostra gli abiti a tutte quelle che lo chiedono. Si procede alla prova e si prendono le misure per gli adattamenti: è chiaro che occorre allungare, stringere, accorciare, non si tratta di abiti su misura. Anche a questo provvedono le monache, armate di ago, filo e macchine da cucire. Dopo le prove, tutto è pronto. Finita la cerimonia, in molte scelgono di restituire alle suore per metterlo a disposizione di un’altra sposa. Una virtuosa «catena» che avvolge di trine e veli non solo l’Italia: infatti gli abiti che non vengono scelti dalle spose, o che vengono poi restituiti partono per le missioni.
Per richiedere informazioni su come funziona il servizio degli abiti da sposa o prenotare un incontro per la prova dei vestiti, bisogna scrivere a suor Maria Laura all’e-mail monastero@santaritadacascia.org