Paolo Beltramin, Corriere della Sera - La Lettura 13/7/2014, 13 luglio 2014
HOLLYWOOD AMA LE DONNE E PAGA GLI UOMINI
Gli attori più pagati di Hollywood non hanno mai vinto l’Oscar, sono specializzati in film d’azione e sono tutti maschi. La prima donna in classifica, Angelina Jolie, è decima e nel 2013 ha guadagnato meno della metà di Robert Downey Jr: 33 milioni di dollari contro 75; più o meno lo stesso reddito di Denzel Washington, che insieme alla Jolie è anche l’unico nella top ten a essere stato premiato dall’Academy.
Cifre alla mano, i media americani hanno denunciato una grave discriminazione di genere; ma anche per le attrici si tratta di compensi in grado di garantire una certa indipendenza economica. Peraltro, le donne arrivano al top della carriera molto più giovani: Jennifer Lawrence e Kristen Stewart, rispettivamente 26 e 22 milioni di dollari di entrate, entrambe nate nel 1990 . La vera disparità, rivela la New York Film Academy, non riguarda le star ma i ruoli tecnici: è donna solo il 9% dei registi, il 15% degli sceneggiatori, il 17% dei produttori esecutivi e appena il 2% dei direttori della fotografia. Nella storia degli Oscar solo 4 donne sono state nominate per la miglior regia: Lina Wertmüller, Jane Campion, Sofia Coppola e Kathryn Bigelow, e solo quest’ultima ha vinto, nel 2010. L’anno scorso nelle 19 categorie gli uomini nominati erano 140, le donne 35; del resto sono uomini anche il 77% dei giurati dell’Academy.
I rapporti delle donne con l’industria cinematografica (e con il denaro) sono da sempre burrascosi. Anche quelli della stella più grande di tutte. Un libro appena uscito negli Usa, Joe and Marilyn , scritto da C. David Heymann, racconta gli sfoghi contro gli studios di Joe Di Maggio, mito dei New York Yankees, marito della Monroe per pochi mesi, suo amico, confidente e innamorato per tutta la vita. «Loro sulla tua sensualità guadagnano milioni, tu qualche migliaio di dollari. Per loro sei solo un pezzo di carne».
Ma l’uomo che adorò e valorizzò di più Marilyn fu un regista, Billy Wilder. Sul set di A qualcuno piace caldo , dovette girare 59 volte la stessa scena perché la diva non riusciva a ricordare una battuta: «Dov’è il bourbon?». Diceva: «Dov’è la bottiglia?», «Dov’è il bon bon?», altre volte restava a bocca chiusa, confusa. E il regista, con infinita pazienza, ogni volta ricominciava tutto da capo. Ma pensate alla luce che emana Marilyn in quel film: dimostra che il cinema di Hollywood non è affatto maschilista, anzi è la prova scientifica della superiorità della donna sull’uomo.