Fausto Tenini, MilanoFinanza 12/7/2014, 12 luglio 2014
QUANTO VALGONO LE ALIBABA
Una linea retta a 45 gradi. Questa è la prima impressione che si ha osservando la dinamica degli ultimi dieci anni del giro d’affari dell’e-commerce italiano, ma anche a livello mondiale la dinamica è simile e di buon auspicio. A livello domestico, se nel 2005 il business degli acquisti on-line era di poco inferiore ai 3 miliardi di euro, oggi la cifra è lievitata sino a oltre 11 miliardi (+17% nel 2013), da raffrontare agli oltre 300 miliardi dell’intera Europa. E il settore mobile (telefonini e tablet) fa la parte de leone con un una crescita del 250% circa nel 2013. Insieme a questi dati, che possono essere interpretati come la conferma di una nuova rivoluzione tecnologica in atto ma che non è affatto esaurita, il sentiment del mercato azionario sui titoli che si occupano di e-commerce rimane tonico, in linea ai precedenti anni e mesi. Solo negli ultimi due-tre mesi il mercato europeo è stato parzialmente colto di sorpresa da alcuni profit warning, come quello dell’inglese Asos Plc, che presenta un business simile a Yoox. Ma, nonostante alcune limature nel giudizio di banche d’affari, Yoox mantiene target price ben superiori alle attuali quotazioni.
Uscendo dai confini domestici ci sono, come sempre, notevoli opportunità. A partire dal tema Alibaba. Storia attraente e peculiare, che sta per quotarsi sul listino statunitense anziché a Hong Kong per via dei regolamenti più flessibili. Le dimensioni del colosso cinese del commercio elettronico, che controlla circa l’80% del mercato degli acquisti on-line in Cina, portano a una ipo probabilmente superiore a 20 miliardi di dollari (erano 15 miliardi per Facebook) che implica una valutazione complessiva del gruppo che potrebbe aggirarsi nel range 200-250 miliardi di dollari, considerando che viene messo sul mercato poco più del 10% del capitale. Alibaba si appoggia su tre piattaforme online - Taobao, Tmall e Juhuasuan - che hanno generato nell’ultimo anno un fatturato lordo di circa 250 miliardi di dollari. Se tali numeri si confermassero dopo i primi scambi in borsa (la società ha scelto il Nyse anziché il Nasdaq), il colosso cinese verrebbe catapultato nelle prime quindici società mondiali, distanziando anche Amazon (vedere tabella). Per Carlos Kirjner, analista di Bernstein&Co, l’azienda può puntare a 250 miliardi di capitalizzazione, che corrisponde a 70 volte l’utile dell’anno scorso. A paragone, Google quota per esempio 30 volte l’utile. I ricavi di Alibaba crescono però del 45% ogni anno e anche i margini di espandono del 20% circa. Una stima di McKinsey evidenzia che entro il 2020 le vendite al dettaglio in Cina raggiungeranno dimensioni pari alla somma di Usa, Giappone, Inghilterra, Francia e Germania. Ma non necessariamente bisogna attendere la quotazione in borsa per trarre profitto da un eventuale exploit di Alibaba. Attraverso il broker IG è possibile già ora prendere una posizione direzionale al rialzo o al ribasso attraverso il Cfd offerto nella loro piattaforma.
Subito dietro Alibaba, come capitalizzazione compare il colosso Amazon, che evidenzia multipli piuttosto elevati: il p/e atteso 2014 pari a 280, da 556 nel 2013) e l’enterprise value/ebitda (somma di capitalizzazione di borsa più indebitamento netto divisa per il reddito operativo) a 12 mesi è pari a 34 volte, anche per via della performance di medio periodo, +50% negli ultimi due anni e + 300% in cinque anni. Amazon è leader in particolare nella vendita di libri online, con una quota di mercato del 70% circa.
Altri temi, però, mantengono multipli molto più compressi, che si affiancano a una struttura grafica ancora molto promettente. A partire dalla cinese Tencent (proprietaria del servizio di messaggistica istantanea WeChat) con un p/e atteso inferiore a 40 (era 59 lo scorso anno) e una performance borsistica da inizio anno prossima al 20%. E se Amazon graficamente si è lasciata alle spalle da tempo i massimi del 2000, Priceline (piattaforma di viaggi online) ha realizzato la rottura dei precedenti top del 2000 sul finire del 2013 ed evidenzia oggi maggiori potenzialità: il p/e stimato sul 2014 per Priceline è prossimo a 23 (dai 34 dello scorso anno) e il rapporto ev/ebitda è 22, il che suggerisce che i margini di crescita per il titolo non sono affatto esauriti. Il test dei massimi per l’altro colosso, eBay, è invece arrivato nel 2014, e la frenata recente non sembra mutare il sentiment di fondo al rialzo, con un ev/ebitda di 12,3 e un p/e stimato a 17, rispetto a 23 del 2013. Molto ben impostata anche Expedia, che ha snobbato le recente debolezza di molti competitor ed evidenzia un p/e di 21 e un rapporto ev/ebitda di 11,5.