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 2014  luglio 12 Sabato calendario

SE CRESCE L’IMPORT DELLA GERMANIA


Nel dibattito corrente sulla crisi che ha colpito i Paesi dell’Unione monetaria europea l’avvento della moneta unica viene spesso additato come una delle cause principali dei problemi economici dell’area. Da un lato si sostiene che l’euro sia sopravalutato rispetto al dollaro, dall’altro che l’introduzione dell’euro avrebbe concorso a determinare l’enorme surplus della bilancia commerciale tedesca a scapito degli altri Paesi europei. Ma le cose stanno veramente così? Solo in parte.
Per quanto riguarda il primo aspetto, infatti, è necessario tener conto del fatto che nella valutazione di eventuali disallineamenti del tasso di cambio tra euro e dollaro un peso rilevante hanno gli attuali squilibri commerciali tra le diverse aree. La tabella 1 mostra come gli Stati Uniti continuino a registrare un forte disavanzo commerciale verso il resto del mondo, una parte del quale accumulato nei confronti dei Paesi dell’Europa. L’area euro mostra, al contrario, un saldo positivo di oltre 200 miliardi di euro, anche se inferiore a quello della sola Germania. Se la valutazione sul valore del tasso di cambio di equilibrio fosse basata sugli squilibri commerciali tra aree, sarebbe difficile sostenere l’idea di un euro sopravalutato nei confronti del dollaro, anche se l’avanzo commerciale dell’area euro è sostanzialmente il risultato delle diverse perfomance dei Paesi facenti parte dell’Unione monetaria.
Se si considera, invece, il surplus commerciale della Germania, che oggi ammonta a ben 264 miliardi di euro, pari a circa il 6% del Pil tedesco, si deve rilevare come l’avanzo nei confronti degli altri Paesi dell’Eurozona costituisca meno di un terzo di quello complessivo. Questo enorme avanzo è il risultato, non solo della accresciuta capacità delle imprese tedesche di esportare, pur in presenza di un apprezzamento dell’euro, ma anche della sempre maggiore importanza delle catene globali del valore che hanno fatto accrescere l’interscambio di input intermedi con i Paesi dell’Est europeo ed asiatici. È interessante notare come dal 2007, data di inizio della crisi, l’avanzo commerciale nei confronti dei Paesi dell’Europa si sia andato progressivamente contraendo, essendo passato dal 4,8% del Pil tedesco all’1,5, nel 2013, mentre è più che raddoppiato, nello stesso intervallo temporale, l’avanzo, in termini di Pil, rispetto al resto del mondo. Oggi il surplus commerciale tedesco nei confronti degli altri partner dell’area euro è, in rapporto al Pil, solo di poco superiore ai valori osservati al momento dell’introduzione della moneta unica nonostante, nel periodo intercorso, vi sia stato un non trascurabile deprezzamento del tasso di cambio reale tedesco rispetto alla media europea. Si può concludere che, non solo l’introduzione dell’euro è stata sostanzialmente neutrale, ma che la riduzione dell’avanzo commerciale tedesco rispetto agli altri Paesi dell’Unione ha dato un contributo non irrilevante alla correzione degli squilibri dell’area.
Cionondimeno è utile valutare quale sarebbe l’impatto del tanto auspicato aumento delle importazioni tedesche sui restanti Paesi dell’Europa. A questo fine abbiamo effettuato due semplici simulazioni, considerando innanzitutto l’impatto sulle importazioni tedesche di un aumento nel tasso di crescita del Pil e, poi, cosa accadrebbe, a parità di crescita, se attraverso politiche espansive, volte ad aumentare la domanda interna in Germania, si dimezzasse l’attuale surplus commerciale di questo Paese. Per quanto riguarda la prima simulazione si è stimata, mediante un semplice esercizio econometrico, l’elasticità dell’import rispetto al Pil, pari a circa 1,3 e, considerando un incremento del tasso di crescita del Pil dell’1% e una distribuzione dell’incremento delle importazioni rispecchiante le quote attuali dell’import tedesco (colonna 1 della tabella in basso), sono stati calcolati i benefici, in termini di maggiori esportazioni, per i principali paesi europei e per la macro area. Per ogni punto percentuale di crescita del Pil tedesco le importazioni aumenterebbero di circa 15 miliardi di euro di cui 6 circa dai Paesi aderenti all’euro e 9 dall’area extra euro (colonna 2). Questi numeri rispecchierebbero l’attuale ripartizione delle importazioni tedesche per il 40% provenienti dall’Europa e il 60 dal resto del mondo. Più rilevanti risulterebbero gli effetti di una eventuale riduzione del surplus commerciale tedesco (colonna 3): un dimezzamento dell’attuale avanzo produrrebbe benefici non trascurabili ai Paesi dell’Europa (circa 50 miliardi di euro), anche se, di nuovo, la parte più rilevante delle importazioni sarebbe di provenienza esterna.
In conclusione, un riequilibrio degli squilibri commerciali presenti nell’Europa certamente trarrebbe beneficio da un aumento della domanda interna tedesca e del conseguente incremento delle importazioni, ma non potrebbe prescindere, in nessun modo, dai processi di svalutazione interna, in grado di introdurre un deprezzamento del tasso di cambio reale, che aiuterebbero i Paesi in disavanzo strutturale a riguadagnare competitività non solo nell’Eurozona ma anche sui mercati internazionali.