Il Sole 24 Ore 12/7/2014, 12 luglio 2014
LA FAMIGLIA E LO SNODO DELLA TERZA GENERAZIONE
Da Torino a Fabriano. E ora a Benton Harbor, sperduto paesino di 10mila anime sulle sponde Lago Michigan. Un secolo di storia di una delle ultime industrie familiari italiane è partita ai primi del ’900 dalla capitale del Regno d’Italia, per poi vivere il suo boom a Fabriano, in un piccola cittadina incastonata nell’appennino umbro-marchigiano. Per infine traslocare, metaforicamente, negli Usa. Arabesco del destino, tutto è iniziato con un Aristide, e ora è sempre un Aristide a scrivere l’epilogo. La teoria del capitalismo narra che alla terza generazione le imprese familiari vivono una svolta. Indesit non ha fatto eccezione. Nel 1919 Aristide Merloni, da Fabriano emigra a Pinerolo per fare il disegnatore in un’azienda di bilance. Negli anni ’30 poi torna a Fabrioa e, grazie ai soldi di un prete di Albacina, paesino confinante, fonda la sue aziena di bilance. Da lì nascerà la Ariston (in greco "ottimo" ma anche onomatopeico di Aristide), dove muovono i primi passi i suoi quattro figli (Vittorio, Antonio, Francesco ed Ester). Dalle bilance si passa alle bombole e poi agli scladabgani e agli ettrodomestici. Negli anni del Dopoguerra l’acqua calda entra nelle case degli italiani che scoprono il boom e il benessere. Fino agli anni ’70 quello dei Merloni è un solo gruppo. Nel 1975, cinque anni dopo la morte del patron, la scissione: gli scalda-acqua a Francesco (col nome di Mts), le lavatrici e forni a Vittorio. Il terzo fratello prenderà la parte meccanica.
Rapporti familiari ottimi tra i vari rami (tanto che nella Indesit avevano partecipazioni incrociate anche gli altri fratelli): forse piccolo complesso di inferiorità verso Vittorio e la Indesit, i parenti più importanti e famosi. Più defilato, come imprenditore, il fratello Francesco, col figlio Paolo, che hanno trasformato la ex Mts in Ariston Thermo, piccolo impero da 1,3 miliardi di ricavi e un gruzzolo di 60 milioni di utili. Ma i destini si sono incrociati: in circa dieci anni Indesit ha perso metà del fatturato, per colpa della crisi del bianco, e ha utili quasi azzerati. Per la Ariston Thermo l’opposto: ricavi e utili raddoppiati. La più sfortunata è stata la Antonio Merloni: l’azienda è fallita cinque anni fa. Chi conosce la saga della famiglia, al nome Whirlpool difficilmente si stupisce. Dieci anni fa si fu a un passo da un accordo. Allora Vittorio, all’apice della carriera, stava per celebrare un matrimonio con Whirlpool che avrebbe creato un colosso mondiale dove Fabriamo avrebbe avuto una posizione di comando. Oggi le posizioni sono invertite.
Da tempo, però, erano sorte fratture tra i figli di Vittorio: i quattro fratelli, i due gemelli Andrea e Aristide, e le due sorelle Maria Paola e Antonella si erano spaccati esattamente a metà sul destino del gruppo. Chi voleva una vendita in blocco, chi no. Nel braccio di ferro, Andrea, l’erede designato alla guida dal padre Vittorio uscito di scena per una grave malattia, ha scelto (secondo altri sarebbe stato costretto) di fare un passo indietro. Le redini della famiglia sono passate nelle mani del fratello gemello Aristide. Ritrovata una pax interna, a inizio anno la famiglia aveva incaricato Goldman Sachs di trovare un partner. Ieri il nuovo capitolo americano.