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 2014  luglio 12 Sabato calendario

LE MEDICINE D’ORO NUOVO BUSINESS PER LA MALAVITA


IL FENOMENO
ROMA E’ il nuovo affare della malavita organizzata: entrare di notte nelle farmacie degli ospedali e portare via solo alcuni medicinali. Quelli più costosi, oncologici o immunosoppressori, da rivendere in altri paesi europei. In quelli dell’Est, per esempio, dove i costi sono ancora più alti. Un accordo ormai ben saldo tra le bande europee.
PAESI DELL’EST
In poco più di un anno oltre un centinaio di furti. Un ospedale su dieci è stato ripulito durante la notte. Nella zona di Modena, nel mese di maggio, due colpi. Hanno portato via medicinali per quasi 500mila euro. Personale ben attrezzato e ben istruito. In grado di entrare anche con un camion nella farmacia dell’ospedale, è successo in Puglia, pur di fare razzia. E trasportare il tutto soprattutto in Ungheria, Romania, Albania, Polonia e Grecia. Ma lotti di prodotti distribuiti in Italia sono stati scoperti anche in Germania e in Gran Bretagna.
Furti, fino ad oggi, facili da mettere a segno con un ritorno economico da capogiro. Basta fare i calcoli: 4 somministrazioni per pazienti con melanoma arrivano fino a 45 mila euro, una terapia per colon metastatico sfiora i 30mila euro, stessa cifra per affrontare un tumore al polmone con non specifiche mutazioni. Roba che, in altri paesi, si vende bene al doppio. Ma in quali condizioni? «La maggior parte della refurtiva - spiega Massimo Scaccabarozzi presidente di Farmindustria - va tenuta in frigorifero per avere il massimo del suo effetto. Certo, molti camion, lo hanno ma molti, forse, no. Certo è che il bottino non può essere rivenduto in Italia perché, attraverso il numero del lotto, si scopre che si tratta di merce rubata. Con l’Agenzia del farmaco, la Finanza e i carabinieri del Nas abbiamo messo su un sito, Impact Italia, dove vengono segnati tutti i numeri corrispondenti ai furti. Sotto presi di mira gli ospedali ma anche i camion delle aziende lungo le autostrade».
FRIGO-CASSAFORTE
E l’interesse è sempre per i farmaci-gioiello. Che hanno ormai trasformato il lavoro dei farmacisti negli ospedali. Magazzini diventati ormai dei bunker. Con i frigo come casseforti di una banca. E, d’ora in poi, ancora di più. Visto che i Nas e la Sifo (Società italiana di farmacie ospedaliere) hanno stilato un decalogo per prevenire i furti. Nella pratica significa, proteggere i luoghi dove vengono tenuti i farmaci con allarmi, telecamere a circuito chiuso, porte blindate, inferriate, serrature difficili da copiare e, chi può, anche una guardia giurata. Poche persone e ben selezionate potranno entrare nella farmacia. «Questo grande affare sui medicinali ha trasformato il nostro lavoro - commenta Laura Fabrizio presidente della Sifo -. Dovremo, per esempio, fare acquisti molto limitati. Vivere tra gli allarmi e controllare anche chi viene a portarci i carichi. Così, il personale esterno, non avrà la possibilità di venire a sapere cosa custodiamo nei nostri frigo e nelle nostre stanze. Percorsi diversi per gli esterni e chi viene da fuori».
Una volta, negli ospedali, erano gli oppiacei ad essere tenuti sotto chiave. Ma si trattava di furti da poco, robetta per lo smercio nelle vie sotto casa. Ora i prezzi sono talmente alti che nove nuovi prodotti arrivano sul mercato ma non vengono coperti dal servizio sanitario nazionale. E chi ha i soldi può pagarseli. «Mai e poi mai mi sarei creduto che quello che prescrivo ai pazienti, parlo di farmaci che si trovano solo in ospedale - spiega Stefano Cascinu, presidente Aiom, l’associazione che riunisce gli oncologi ospedalieri - potesse diventare merce di contrabbando. Questo significa che i reparti non possono più gestire le preparazioni ma che le terapie devono essere preparate in luoghi sicuri e centralizzati».
Tra le rapine, gli allarmi e gli affari internazionali una piccola voce dei pazienti malati di tumore. Nel corso del 2012 sono stati oltre 770mila gli italiani ricoverati in una regione diversa da quella di appartenenza. «Circa due miliardi di euro nel 2012 è il saldo dei viaggi della speranza che continuano a convogliare risorse dal Sud verso il Nord». E’ la denuncia delle associazioni dei malati che hanno presentato un Manifesto per i diritti dei pazienti oncologici promosso da Salute Donna onlus insieme ad altre nove associazioni.