Barbara Corrao, Il Messaggero 12/7/2014, 12 luglio 2014
DA BULGARI A RISO SCOTTI, 437 AZIENDE ITALIANE VOLATE ALL’ESTERO
UN LUNGO ADDIO
ROMA Il conto più aggiornato è quello dell’Eurispes: tra il 2008 e il 2012 sono 437 le aziende made in Italy che sono finite in mani straniere. E per fortuna, verrebbe da dire guardando all’ultimo shopping con il quale Whirlpool acquisirà per 758 milioni il 60,4% di Indesit dalla famiglia Merloni. Il salvataggio dovrebbe infatti consentire un futuro sostenibile al marchio italiano di elettrodomestici in crisi.
MODA E CIBO
Non sempre è andata così. E il conto dei marchi italiani finiti all’estero si avvicina sempre più a quota 500. In questa emorragia di aziende c’è di tutto: pasta, gelati, vini, cioccolatini, formaggi, latte e tutta la ricca e variegata gamma dei prodotti alimentari italiani. Fagocitati dai Big stranieri interessati a togliere di mezzo qualche concorrente, inglobandolo al proprio interno; o attratti dall’acquisire prodotti noti nel mondo per la loro qualità e prestigio. Altrettanto «doloroso», se i sentimenti possono avere un senso in questioni di business, è l’addio ai grandi marchi del lusso: la moda, i gioielli, il design, in una parola l’eccellenza della creatività e dell’ingegno italiano che per continuare a crescere hanno bisogno di inserirsi in gruppi dotati di solide dimensioni e reti commerciali planetarie. E’ così che sono passati di mano Poltrona Frau, venduta in marzo agli americani di Haworth dalla Charme Investments di Luca Montezemolo & partners, e l’80% di Loro Piana ceduto un anno fa al gruppo Louis Vuitton Moët Hennessy (Lvmh), del miliardario francese Bernard Harnault, che già aveva comprato Bulgari, Fendi, Pucci, Acqua di Parma e persino la pasticceria Cova a Milano. In un testa a testa tra francesi, la Kering di François-Henry Pinault controlla Gucci, Bottega Veneta e Sergio Rossi oltre che i gioielli di Pomellato (dall’aprile 2013) e Boucheron e molto altro ancora. Che dire allora di Valentino comprato lo scorso anno dagli emiri del Qatar? E di Krizia, ceduta pochi mesi fa dalla sua ideatrice Mariuccia Mandelli al gruppo cinese Shenzen Marisfrolg Fashion? Il conto fatto da Eurispes stima in 55 miliardi il valore delle aziende passate di mano in quattro anni. Ai quali si possono aggiungere altri 2 miliardi conteggiati da Coldiretti per il solo 2014. Riso Scotti e la Pasta Garofalo sono andati alla multinazionale Ebro Foods. Il cioccolatini Pernigotti sono stati venduti lo scorso anno ai turchi di Toksoz. E nessuno può dimenticare Parmalat passata nel 2011 a Lactalis (già proprietaria di Galbani, Invernizzi e Locatelli); né lo spumante Gancia dell’oligarca russo Rustam Tariko. Algida, Buitoni, Santa Rosa e riso Flora, Motta e San Pellegrino, addio. Se li son presti Nestlé e Unilver.