Tiziana Paolocci, il Giornale 12/7/2014, 12 luglio 2014
SIAMO IL PAESE DEI PROFUGHI: FRONTIERE SPALANCATE PER TUTTI
L’Italia apre le frontiere ai profughi, scarti inclusi. Da noi entrano tutti, ma proprio tutti, anche quelli che gli altri paesi non vogliono. Norvegia, Inghilterra e Svezia li dirottano qui senza mezzi termini, spiegando che nel Belpaese le maglie della sicurezza sono larghe.
Il massiccio afflusso di migranti, legato ai continui sbarchi, infatti, ha avuto l’effetto di convincere il ministero dell’Interno ad alzare le braccia. In un summit al Viminale datato 8 aprile, al quale hanno preso parte i vertici delle forze dell’ordine, della Marina e il corpo delle Capitanerie di Porto, è stato comunicato che il numero di rifugiati e richiedenti asilo per effetto dell’ultimo bando passa da 9.400 posti a 19mila. Un’onda d’urto che gli addetti ai lavori non riescono a reggere.
«È assurdo quello che sta accadendo - racconta un poliziotto dell’ufficio stranieri di una questura siciliana - c’è un input ministeriale che ci spinge ad accogliere tutti i profughi che fanno richiesta d’asilo perché dobbiamo raggiungere le quote stabilite. Insomma ci invitano a chiudere un occhio e non potrebbe essere altrimenti, dal momento che con pochi fondi e personale è improbabile fare controlli adeguati». Ma il problema è un altro e più serio: alcuni paesi del Nord Europa spediscono da noi indesiderati e indesiderabili. «Siamo costretti a riconoscere lo status di profugo a persone che Norvegia e Svezia non vogliono - racconta un agente di Gorizia -. Loro hanno commissioni severe, che valutano prima di decidere. Ascoltano ogni singola storia, vagliano i racconti e se li giudicano non veritieri o i riscontri fatti non sono sufficienti, non accolgono nessuno. Anzi. Consigliano al richiedente di far domanda in Italia, spiegando che noi non facciamo troppi problemi».
Insomma le prefetture italiane sono di manica larga. «Pochi giorni fa sono arrivati qui a Gorizia un gruppo di afghani, scartati dalla Norvegia, ai quali era stato detto di varcare i nostri confini - prosegue il poliziotto - una cosa vergognosa, ma tutti sanno che noi si entra in base alla nazionalità». «Sei afghano o pakistano? Bene, accettato. E poco importa il passato che hai alle spalle - tuona Gianni Tonelli, segretario generale del Sap -. I colleghi possono controllare solo se questi stranieri hanno precedenti penali in Italia. Qualora non fosse, questa condizione è sufficiente per concedere lo status di rifugiato».
Ma centinaia di richiedenti asilo hanno anche un passato alle spalle ed è questo che nel resto d’Europa fa pendere l’ago della bilancia e decidere se accettarli o meno. «Invece noi abbiamo un pregiudizio al contrario - prosegue Tonelli - accogliamo sempre se si tratta di afghani o pakistani, ad esempio, senza valutare se siamo o meno di fronte a un potenziale pericolo. Così facendo nei nostri confini abbiamo fatto entrare una bomba ad orologeria. Come se non bastasse continuiamo a finanziare il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati quando abbiamo ridotte all’osso le risorse a disposizione delle forze dell’ordine, chiamate a vigilare sulla sicurezza».
Criticabile anche l’eccessivo opportunismo europeo. «Dall’inizio dell’anno noi abbiamo fatto entrare 60mila immigrati - conclude Tonelli -. Gli altri paesi Ue invece? Rimandano da noi anche un solo profugo qualora con questo si superati la quota stabilita per ciascuna nazione e di contro non vogliono quelli appena sbarcati, che si apprestano a far domanda d’asilo. Così pesano tutti sull’Italia».