Alessandra Ziniti, la Repubblica 14/7/2014, 14 luglio 2014
«IO, PRETE SPOSATO E PADRE, RIESCO A CAPIRE MIGLIO I PROBLEMI DEI FEDELI»
«Il celibato dei sacerdoti è una tradizione, non è un dogma. Se, come dice papa Francesco, ci deve essere un “sensus”, un sentire della fede del popolo, forse è ora di dargli più ascolto. Perché c’è tanta gente che dice: “È un bene che anche i preti possano essere sposati”».
Papas Jani Pecoraro è uno di loro, un prete cattolico sposato, uno di quelli di rito greco- bizantino all’interno della grande casa della Chiesa cattolica. «Io sono un sacerdote cattolico a tutti gli effetti – spiega – ho una moglie, due figlie e vivo con grande serenità e normalità la mia vocazione e il mio lavoro».
Che, in questo momento, è pure di grande responsabilità visto che, dopo il “commissariamento” dell’eparchia di Piana degli Albanesi da parte di Papa Bergoglio, papas Jani Pecoraro è il vicario della cattedrale di Piana degli Albanesi, l’enclave di origine greco-albanese a pochi chilometri da Palermo.
Papas Pecoraro, il Pontefice pensa ad una soluzione al problema del celibato dei sacerdoti.
«Ben venga questa che mi sembra una bella apertura nei confronti di una questione che potrebbe cambiare i rapporti della Chiesa cattolica non solo con il mondo laico ma anche con le altre chiese. Bisogna leggere i segni dei tempi e non c’è dubbio che oggi la società ci pone davanti a situazioni che un sacerdote sposato potrebbe affrontare sicuramente meglio».
Lei, ad esempio, come vive il suo sacerdozio con una famiglia normale che l’aspetta a casa?
«Appunto, con assoluta normalità. Mia moglie è impiegata al Comune di Palermo, ho due figlie di 15 e 19 anni che frequentano il liceo e non c’è dubbio che l’esperienza della quotidianità della mia vita familiare e di relazione, le problematiche genitoriali, mi danno un bagaglio di esperienza prezioso per affrontare con realismo il mio sacerdozio e l’approccio con i nostri fedeli. Perché poi, non è che la gente che ci conosce e ci segue vede noi sacerdoti sposati in modo diverso da quelli celibi».
Lei crede che senza l’obbligo del celibato, il problema della pedofilia nel clero potrebbe essere più circoscritto?
«Non vedo un collegamento diretto. La causa di questo scandalo è la società sempre più libertina che investe tutte le sue componenti, purtroppo anche la Chiesa. Certo, il prete celibe sente probabilmente una carenza affettiva e una incompletezza che può indurre a queste orribili pratiche».
Lei da quanti anni è sacerdote, marito e padre?
«Io ho 53 anni, mi sono sposato a 30, poi ho fatto tre anni di seminario e nel 96 sono diventato sacerdote. Il codice di diritto canonico per le chiese orientali promulgato nel 1990 da Giovanni Paolo II prevede che prima ci si sposi e poi si prendano i voti. E io mi sto avvicinando, con totale soddisfazione, ai vent’anni di sacerdozio. In Sicilia siamo quattro o cinque i preti sposati. Penso che se dovesse cadere l’obbligo del celibato per i sacerdoti di rito latino saremmo molti di più».