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 2014  luglio 13 Domenica calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - PRIMA OPERAZIONE DI TERRA DELL’ESERCITO ISRAELIANO


ILPOST.IT
Intorno a mezzogiorno di domenica 13 luglio l’aviazione israeliana ha colpito una serie di edifici a Beit Lahia, una zona urbana nel nord della Striscia di Gaza. Secondo un portavoce dell’esercito, il 30 per cento di tutti i razzi sparati negli ultimi giorni contro Israele sono partiti proprio da questa zona, compresa una parte consistente dei razzi a lunga gittata, quelli in grado di colpire Tel Aviv e Gerusalemme. Per il momento non si conosce il numero dei morti o feriti.

Alcune ore prima degli attacchi, centinaia di palestinesi hanno abbandonato la zona in seguito agli annunci di un grosso attacco diffusi dall’esercito israeliano. Nelle prime ore di domenica 13 luglio, infatti, l’esercito israeliano aveva ordinato alla popolazione civile che abita nell’area di Beit Lahia, di abbandonare la zona entro mezzogiorno ora locale, le 11 italiane (le prime notizie di un ordine di evacuazione erano già circolate nella serata di sabato). Volantini lasciati cadere dagli aerei e telefonate alle persone che abitano nella case di Beith Lahia hanno avvertito la popolazione locale che dopo quell’ora la zona sarà colpita da una serie di attacchi aerei particolarmente violenti, ma di breve durata.
Le ragioni di questa iniziativa non sono chiare. Una fonte militare anonima intervistata dal giornale israeliano Jerusalem Post sostiene che l’attacco ha colpito alcuni bunker sotterranei utilizzati come centri di comando dalla leadership di Hamas e costruiti sotto grandi edifici abitati da molte persone. Secondo altre fonti, nelle zona di Beit Lahia ci sarebbero le basi per i missili a lunga gittata che vengono lanciati contro la parte centrale di Israele.
Proprio in quell’area, nel corso della notte, è avvenuta anche la prima incursione via terra dell’esercito israeliano all’interno del territorio di Gaza. Nelle prime ora di domenica, un gruppo di soldati delle forze speciali israeliane ha attaccato un’installazione missilistica costiera, ha detto il portavoce dell’esercito. Quattro militari sono stati feriti in maniera leggera durante uno scontro a fuoco con miliziani di Hamas e una rampa per missili a lunga gittata è stata danneggiata.
Nel frattempo continuano anche gli attacchi aerei israeliani e i lanci di missili da parte delle varie milizie nelle Striscia di Gaza. Secondo fonti palestinesi, almeno 160 persone sono state uccise da martedì 8 luglio, nel corso di circa 1.300 attacchi aerei. Almeno 17 persone sono morte in un singolo attacco aereo compiuto contro l’abitazione di un leader di Hamas. Secondo Haaretz (se ne parla sul liveblog del giornale) l’attacco ha colpito l’edificio nello stesso momento in cui numerose persone stavano lasciando una moschea nelle vicinanze.
Nella giornata di sabato l’aviazione israeliana ha compiuto circa 200 attacchi: la serie di bombardamenti più violenti dall’inizio dell’operazione. Nelle stesse ore 90 razzi e colpi di artiglieria sono stati sparati da Gaza contro Israele. Nella città costiera di Ashkelon un missile ha causato un ferito grave. Domenica, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato a proposito dell’offensiva in corso: «Non sappiamo quando questa operazione finirà: potrebbe richiedere molto tempo. Continueremo con l’offensiva a Gaza fino a che non avremo ristabilito la tranquillità».

ILPOST DI IERI


Aggiornamento 22.05 – L’esercito israeliano ha ordinato ai palestinesi che vivono nel nord della Striscia di Gaza di evacuare “per la loro sicurezza”. Il portavoce del capo dell’esercito, Motti Almoz, ha detto in serata che il governo di Israele ha pianificato un attacco massiccio di quell’area, che comincerà nel giro delle prossime 24 ore. Secondo funzionari israeliani dalla zona nord della Striscia di Gaza sono partiti dei razzi contro Tel Aviv, la capitale di Israele.

***

Il governo israeliano ha annunciato che da martedì, giorno dell’inizio del nuovo attacco militare di Israele nella Striscia di Gaza, l’aviazione israeliana ha colpito più di mille obiettivi appartenenti a Hamas e ad altre milizie palestinesi. Uccidendo, secondo fonti palestinesi, almeno 133 persone dall’inizio degli attacchi, e altre 750 sono state ferite. Secondo un rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli aiuti umanitari (Ochoa), circa due terzi delle vittime sono civili.

Striscia di Gaza

Striscia di Gaza

Striscia di Gaza

Striscia di Gaza

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Striscia di Gaza

Striscia di Gaza

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Striscia di Gaza

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Striscia di Gaza

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Striscia di Gaza

Striscia di Gaza


Un portavoce di Hamas ha dichiarato che tra gli altri obbiettivi colpiti oggi dall’aviazione israeliana c’è anche una moschea e che è la prima volta che un edificio di culto viene colpito da quando è cominciato l’offensiva. Secondo l’esercito italiano la moschea è stata colpita perché era utilizzata come deposito per armi. Sempre secondo fonti palestinesi, oggi alcuni missili israeliani avrebbero colpito anche una residenza per disabili nella Striscia di Gaza e due ragazze sono sono state uccise e altre quattro persone sono state ferite.

Venerdì 11 luglio, almeno 77 razzi e colpi di artiglieria sparati dalla Striscia di Gaza hanno colpito Israele, mentre altri 19 sono stati fermati da Iron Dome, il sistema anti-missile dell’esercito israeliano. Un cittadino israeliano è stato ferito gravemente quando un missile ha colpito una stazione di servizio nella città di Ashdod, nel Distretto sud di Israele, sulla costa del Mar Mediterraneo. Dall’inizio dell’offensiva sono tre i civili feriti in Israele di cui si ha notizia.

Negli ultimi giorni diversi appelli sono stati rivolti alle due parti affinché venga raggiunta una tregua. Venerdì, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che nessuna pressione internazionale impedirà a Israele di agire «con tutta la forza necessaria» per rispondere agli attacchi di Hamas. Secondo Netanyahu, l’esercito israeliano sta utilizzando negli attacchi il doppio delle forze impegnate nell’operazione compiuta contro Hamas nel 2012 e conosciuta con il nome in codice “Pillar of Cloud“.

Da martedì in molti parlano della possibilità che l’esercito israeliano possa avviare un’invasione via terra nella Striscia di Gaza, anche se il governo di Tel Aviv per ora non ha citato esplicitamente questa possibilità. Nei scorsi giorni è stato dato il via libera alla mobilitazione di 40 mila riservisti (di questi, ventimila erano già disponibili da venerdì). Un numero simile di soldati era stato mobilitato in occasione di “Pillar of Cloud” anche se poi non era seguita nessuna invasione. L’ultima volta che l’esercito israeliano è entrato con al forza a Gaza è stato nel 2009, durante l’operazione “Piombo fuso”.

La crisi degli ultimi giorni è cominciata in seguito al ritrovamento dei corpi dei tre ragazzi israeliani rapiti e metà giugno a Hebron, in Cisgiordania. Forse come ritorsione degli omicidi – per cui il governo israeliano ha accusato Hamas – un ragazzo palestinese sedicenne è stato rapito e ucciso a Gerusalemme est. Un gruppo di ebrei estremisti è stato arrestato e ha confessato l’omicidio. Nei giorni successivi, il lancio di razzi dalla Striscia verso Israele si è intensificato e diversi razzi sono stati lanciati anche contro città nella parte centrale di Israele, causando una rappresaglia sempre più massiccia da parte dell’aviazione israeliana.

REPUBBLICA.IT
GERUSALEMME - Forze di terra israeliane sono penetrate nella zona nord della striscia di Gaza. Obiettivo, alcuni sistemi di lancio di missili di Hamas. L’operazione, la prima con un ampio dispiegamento di militari israeliani oltre la linea di confine con l’area palestinese, è durata circa due ore e sono stati "neutralizzati con successo lanciatori di razzi a lunga distanza", ha detto una fonte militare, riportata dai media israeliani.
Israele: "Andate via, bombardiamo". Esodo da Gaza
Popolazione in allerta. L’esercito israeliano ha lanciato volantini sulla zona di Beit Lahia, nel nord della Striscia di Gaza, con l’avviso agli abitanti di abbandonare prima di mezzogiorno le case: "Chiunque trascuri le istruzioni dell’esercito metterà la vita di se stesso e della sua famiglia a rischio. Attenzione. L’operazione dell’esercito - è scritto - sarà breve". Secondo la circolare, scritta in arabo, l’esercito "ha intenzione di attaccare le infrastrutture terroriste ad est di Al Aatara e della strada As Sultyan, e ad ovest e nord del campo profughi di Jabalia". Il volantino dà istruzioni anche sulla strada da seguire per cercare rifugio: "A sud di Jabalia attraverso (la strada) Shara al-Faluja". Ma l’avviso alla popolazione di abbandonare le case è arrivato anche attraverso i media palestinesi e telefonicamente.
Fuga di massa. Dopo le minacce israeliane di iniziare presto bombardamenti a tappeto, tre località situate all’estremità Nord della Striscia - Beit Lahya, a-Atatra e Salatin - si sono trasformate stamane in ’agglomerati fantasma’. Fonti locali riferiscono che migliaia di abitanti (alcune stime arrivano fino a 20 mila) hanno abbandonato a precipizio la scorsa notte le loro abitazioni e si sono rifugiati in istituti scolastici dell’Unrwa (l’agenzia Onu per i profughi) nella speranza che questi non saranno colpiti da Israele. Queste persone sono arrivate senza alcun bagaglio. Molte non hanno potuto nemmeno consumare, la scorsa notte, il pasto rituale del Ramadan e di conseguenza sono ancora a digiuno. In tutti regna l’apprensione per il fatto che al termine del conflitto resteranno senza tetto. Israele ha spiegato la necessità di evacuare quei rioni perché da là, si afferma, vengono sparati i razzi di Hamas a lunga gittata capaci di colpire non solo Tel Aviv e Gerusalemme ma anche - almeno in teoria - Haifa.
Feriti 4 militari israeliani. Ci sono stati scontri a fuoco con militanti di Hamas e quattro soldati israeliani sono rimasti leggermente feriti. Tutte le truppe scelte sono poi rientrate all’interno dei confini di Israele.
Tensione altissima. Secondo fonti militari, l’operazione di oggi sarebbe stata condotta solo da forze speciali della Marina e, al momento, non sarebbero previste, per le prossime ore, nuove incursioni. "L’opzione di un’invasione della Striscia di Gaza, comunque, resta" ha riferito un portavoce dell’esercito israeliano. Probabilmente si attende il pieno dispiegamento dei 20 mila riservisti richiamati e - anche se il governo di Gerusalemme continua a ribadire che non si farà influenzare da pressioni estere - l’esito di contatti che sono in corso tra Egitto, Giordania, Qatar, Europa e Stati Uniti per arrivare ad una proposta di cessate il fuoco che possa trovare l’accordo di Israele e di Hamas.
L’appello del Papa: "Sforzo per la pace". Il Papa, in un ’accorato appello’ dopo l’Angelus ha esortato ’le parti interessate e tutti quanti hanno responsabilita’ politiche a livello locale e internazionalè in Terrasanta "a non risparmiare la preghiera e a non risparmiare alcuno sforzo per fare cessare ogni ostilità e conseguire la pace desiderata per il bene di tutti".
Francia a Israele: "Dia prova di moderazione". La Francia chiede a Israele di "dare prova di moderazione nella sua risposta" contro Gaza di
fronte ai lanci di razzi di Hamas, che "noi condanniamo" e un "cessate il fuoco immediato": così il ministro della Difesa francese Jean-Yves Le Drian. "Condanniamo i lanci di razzi di Hamas, ma domandiamo anche a Israele di dare prova di moderazione nella sua risposta e in particolare di rispettare il diritto internazionale e di garantire che i civili siano risparmiati".
Steinmeier domani vedrà Netanyahu e Abu Mazen. Il ministro degli esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier arriverà domani nella regione per incontrare sia il premier Benyamin Netanyahu sia il leader palestinese Abu Mazen. Obiettivo della visita - dicono i media israeliani - è quello di aiutare il negoziato.
Annullato concerto Neil Young a Tel Aviv. "Alla luce degli attacchi di
razzi di questi giorni" gli organizzatori hanno annunciato di aver dovuto cancellare il concerto di Neil Young previsto giovedì prossimo a Tel Aviv nel parco Hayarkon. Non si sarebbero potute provvedere "adeguate misure di sicurezza" per la grande affluenza di gente prevista.
Chiusa Spianata delle Moschee a Gerusalemme. La polizia israeliana ha chiuso la Spianata delle moschee ai visitatori dopo che in mattinata dimostranti palestinesi avevano dato vita ad accesi disordini. Per riportare l’ordine la polizia è stata costretta a fare ingresso nella Spianata, dove ha arrestato dieci manifestanti. Due ufficiali di polizia sono rimasti feriti.
La versione palestinese. Se dalle poche notizie diffuse sull’operazione odierna emerge che sono 4 i militari israeliani feriti in modo leggero, Hamas, invece, parla di pesanti perdite inflitte agli "invasori" nella zona di Sudanya. "Abbiamo respinto l’attacco - ha detto un portavoce dell’organizzazione islamica palestinese - e sconfitto il tentativo di penetrare nei nostri territori. Il nemico ha subito consistenti perdite".
Raid sulla Striscia. Intanto, continuano i raid aerei contro "obiettivi" militari di Hamas nella Striscia. Un giovane palestinese di 14 anni è rimasto ucciso all’alba di oggi durante una di queste incursioni condotte da elicotteri israeliani. Lo rendono noto i servizi di sicurezza locali. Il ragazzo, Ibrahim al-Najar, sarebbe morto a Jabalya, nel nord della striscia. Secondo la polizia di Gaza, 17 raid avrebbero colpito la regione tra le 4 e le 5 ora locale (le 3 e le 4 ora italiana). Anche una donna di 44 anni ha perso la vita, dopo che una casa vicina era stata colpita dagli ordigni lanciati dagli elicotteri israeliani: la donna era rimasta ferita, ma è deceduta mentre tentavano di portarla in un ospedale.
Bilancio pesante. Secondo i servizi medici locali, il bilancio aggiornato delle vittime palestinesi a Gaza in una settimana di combattimenti è salito ad ’’almeno 165’’ morti di cui 33 bambini e adolescenti e 16 donne I feriti sono stimati in 1.085. Lo riferisce la agenzia al-Ray.

GLI ULTIMI RAID (REPUBBLICA.IT DEL 12/7)
GERUSALEMME - Dopo cinque giorni di incessanti raid aerei e bombardamenti, Israele prosegue l’operazione militare "Protective Edge" intrapresa contro Hamas, che continua a lanciare razzi sulle città israeliane. Dall’inizio del martellamento aero-navale sulla Striscia, sono stati uccisi almeno 170 palestinesi a Gaza e oltre 1000 sono rimasti feriti (video). L’agenzia di stampa palestinese al-Ray include tra le vittime anche 23 bambini. La diplomazia internazionale tesse con fatica le trame per arrivare a un cessate il fuoco. Incontri e telefonate si intrecciano nella giornata che vede il Consiglio di Sicurezza dell’Onu lanciare un "appello per la de-escation della situazione" a Gaza, chiedendo "il ripristino della calma e una ripresa del cessate il fuoco del novembre 2012". E domani il "quartetto" di negoziatori con l’Iran (Germania, Gran Bretagna, Francia e Usa) dedicherà un incontro parallelo al previsto meeting di Vienna sul nucleare proprio alla necessità di una tregua immediata in Medio Oriente.
L’attacco di Hamas a Tel Aviv. Ma una tregua sembra molto lontana: preceduto da un avvertimento via twitter ("Preparate le vostre batterie di difesa Iron Dome. Alle ore 21 attaccheremo Tel Aviv") in serata è arrivato l’attacco delle Brigate Al-Qassam, il braccio armato di Hamas, che hanno anche precisato che avrebbero fatto uso di razzi J-80, più potenti e sofisticati. E così è stato: almeno dieci razzi sono stati lanciati in direzione Tel Aviv. In città le sirene di allarme hanno risuonato più volte in serata. Si sono udite anche alcune esplosioni che, tuttavia, non avrebbero causato né danni né feriti. In tarda serata, altri razzi sono arrivati sul nord di Israele dal Libano, in zone disabitate.
Attacco di terra a Gaza vicinissimo. Lo scudo antimissili Iron Dome ha intercettato almeno quattro razzi nell’area di Tel Aviv e diversi altri diretti a Gerusalemme, Ashqelon, Beit Shemesh e varie località nel centro di Israele. Sempre a causa delle sirene di allarme antirazzi, in serata una donna anziana è morta a Gerusalemme per un infarto. L’emittente Canale 10 ha raccontato che Israele si accinge ad ordinare stanotte alla popolazione di diversi rioni di Gaza di abbandonare le loro case perché, dopo la pioggia di razzi dalla Striscia, domani quelle aree si trasformeranno in "zona di combattimento".
La strage a Gaza. Intanto, tra la notte scorsa e la giornata di oggi sono morte almeno altre 45 persone. Ultimi a cadere sotto le bombe, in ordine di tempo, quindici palestinesi dopo un raid contro la casa del capo della polizia di Gaza. Prima, otto palestinesi erano stati uccisi nel corso di una serie di attacchi sulla capitale, al centro dell’enclave di el-Bouerij e a Jabaliya, nord della Striscia. Altre sei vite umane erano state portate via da un razzo sparato da un drone israeliano verso un capannello nel rione Sheikh Radwan di Gaza. Una strage. Tra le sei vittime ci sono due nipoti dell’ex premier di Hamas, Ismail Haniyeh, capo dell’ala pragmatica dell’organizzazione, che ha sempre evitato di parlare apertamente di "distruzione di Israele" e segue gli eventi da una località segreta. Le vittime sono state identificate: sono due persone di 22 anni, una di 25, una di 51 e altre due di 56 e 58 anni.
Bombe sul centro disabili. La notte scorsa, invece, i raid israeliani, secondo fonti palestinesi, sono costati la vita ad almeno 16 persone. Tre uomini sono morti nel quartiere di Tufah, alla periferia orientale di Gaza City. Ma l’agenzia di stampa palestinese Quds Press parla di "orrore" a Beit Lahiya, a nord di Gaza, dove l’aviazione israeliana avrebbe centrato un ricovero per piccoli disabili, provocando la morte di tre bambini e diversi feriti tra le infermiere. Secondo l’agenzia di stampa palestinese Maan, le vittime sono invece due ragazze disabili.
Gaza sotto attacco, macerie e desolazione
In Israele l’episodio non è stato commentato. In generale, il portavoce militare sostiene che Hamas ha sistematicamente provveduto a nascondere missili e armi in moschee e in istituti pubblici. Secondo fonti locali, le incursioni di stamane hanno colpito abitazioni di esponenti di Hamas nell’enclave costiera e, per la prima volta, appunto, anche moschee. L’esercito ha reso noto di aver colpito almeno 60 obiettivi nell’enclave governata da Hamas, il che ha portato ad almeno 1160 i bersagli centrati.
Pioggia di razzi da Gaza. Per contro, Hamas reagisce con una pioggia di razzi: ne sono caduti numerosissimi, in una serie di aree del sud e del centro dello Stato ebraico. Da Gerusalemme a Tel Aviv, le sirene d’allarme Codice Rosso hanno risuonato a più riprese. Iron Dome, il sistema di difesa missilistico, ha intercettato almeno due razzi nei cieli sopra il centro di Israele. Il Jerusalem Post parla di due israeliani feriti non gravemente da un razzo caduto su una casa a Netivot, vicino alla frontiera con il territorio palestinese. Secondo i media israeliani, dall’inizio dell’operazione "Protective Edge" sono stati sparati 571 razzi contro il territorio di Israele, cifra che non comprende gli ordigni esplosi oggi.
Aspettando l’invasione di terra. Le Brigate al-Quds, braccio armato della Jihad Islamica, hanno riferito all’emittente al-Arabiya di essere entrate in contatto con soldati israeliani penetrati nei territori e di aver causato "perdite" tra le truppe speciali di Tel Aviv. Sarebbe il primo segnale della annunciata azione di terra dell’esercito israeliano nella Striscia, ma sono forti i dubbi sulla genuinità della notizia. Il portavoce militare Moti Almoz ha spiegato alla radio dell’esercito che Israele continuerà la campagna aerea contro la Striscia di Gaza "nelle prossime 24 ore" perché ci sono ancora "molti obiettivi" da bombardare.
Il portavoce ha aggiunto che intanto le forze armate si stanno preparando per le "prossime fasi" dell’operazione. Presumibilmente l’invasione di terra della Striscia di Gaza per la quale, aveva dichiarato il comandante dell’esercito israeliano, generale Benny Gantz, i suoi uomini sono pronti, se necessario. La France Presse, citando la testimonianza di suoi giornalisti sul posto, ha affermato che la scorsa notte e nella mattinata di oggi dozzine di carri armati israeliani sono stati trasportati su colonne di camion verso la frontiera della Striscia di Gaza, dove sono concentrate numerose truppe.
Ma è anche guerra dell’informazione. Le Brigate Ezzedin al-Qassam, il braccio armato di Hamas, dopo aver "avvertito" le linee aeree straniere di sospendere i voli per Tel Aviv, hanno messo a punto un sito web in ebraico, navigabile anche nelle versioni in arabo e inglese, (http://www.alqassam.ps/hebrew/) a beneficio degli israeliani che non sono in grado di leggere l’arabo. Riattivato anche il profilo Twitter in ebraico (https://twitter.com/qassamhebrew) "dormiente" nei mesi scorsi. Il sito è ricco di informazioni fra cui bollettini militari aggiornati, comunicati di carattere politico, un archivio fotografico e una piccola collezione di filmati concepiti per mostrare agli israeliani le conseguenze dei continui raid aerei su Gaza e per ribadire che i miliziani di Hamas non cederanno le armi.
Gli sforzi della diplomazia per il cessate il fuoco. I membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu hanno lanciato un "appello per la de-escation della situazione" a Gaza, chiedendo "il ripristino della calma e una ripresa del cessate il fuoco del novembre 2012". Lo affermano i Quindici in una dichiarazione adottata all’unanimità.
Ritornare alla tregua sulla base dell’accordo del 2012 è l’obiettivo della visita al Cairo di Tony Blair, in veste di inviato del quartetto per il Medio Oriente (Ue, Onu, Usa e Russia). L’ex premier britannico sta incontrando funzionari egiziani per favorire una cessazione delle ostilità. Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sissi fa sapere che il governo del Cairo è in contatto con Israele e Hamas. L’Egitto evidentemente sta svolgendo un ruolo di coordinamento dell’azione internazionale, nel tentativo di consolidare l’accordo che impegna Israele e Hamas a rispettare l’intesa di cessate il fuoco siglata tra le due parti nel 2012.
L’incontro Usa-Gb-Francia-Germania. Londra, Washington, Parigi e Berlino ne discuteranno domani a Vienna. Lo ha comunicato il ministro degli Esteri britannico William Hague: "Abbiamo bisogno di un’azione internazionale urgente concertata per arrivare a un cessate il fuoco, come nel 2012. Ne parlerò con John Kerry, Laurent Fabius e Frank-Walter Steinmeier domani a Vienna" a margine della riunione sul nucleare iraniano. Hague ha avuto un colloquio con il presidente palestinese Mahmoud Abbas e con il suo omologo israeliano Avigdor Lieberman, al quale ha ribadito la richiesta di un cessate il fuoco a Gaza nei termini dell’accordo raggiunto nel 2012.
La mediazione di Egitto, Iran e Kuwait. Mentre lunedì saranno al Cairo anche i ministri degli Esteri della Lega Araba, come ha riferito oggi una fonte diplomatica, precisando che è stato il Kuwait, attuale presidente di turno della Lega, a chiedere un vertice "urgente". Dall’Iran, il ministro degli Esteri Javad Zarif chiede "l’immediata cessazione" degli attacchi aerei israeliani, aggiungendo che "gli Stati Uniti e gli altri membri del Consiglio di Sicurezza hanno la responsabilità morale e legale" di mettere fine ai raid israeliani contro i palestinesi.
La partita all’Onu. I palestinesi stanno lavorando con i loro alleati internazionali a una bozza di risoluzione da presentare al Consiglio di Sicurezza Onu, che condanna le violenze contro i civili e chiede "un immediato, durevole e pienamente rispettato cessate il fuoco". La bozza, di cui ha preso visione l’Associated Press, ha però il "difetto" di non citare il lancio di razzi da Gaza contro Israele. Difficile che gli Usa possano sottoscriverla nel Consiglio Onu, dove storicamente difendono Israele mentre la maggioranza degli altri Stati membri appoggiano i palestinesi.
Prove di tregua. Il quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth scrive di una nuova bozza preliminare di accordo messa a punto dall’Egitto e da un altro Paese arabo, probabilmente il Qatar. Il testo, già sottoposto alle parti, accoglierebbe la richiesta di Hamas di liberare 56 prigionieri palestinesi, rilasciati nell’ambito dell’accordo per il ritorno a casa del soldato israeliano Gilad Shalit e nuovamente arrestati durante l’operazione in Cisgiordania per ritrovare i tre giovani coloni rapiti e uccisi a giugno. Finora Hamas avrebbe rifiutato di discutere la tregua. Secondo Yedioth Ahronoth, Israele invece ha detto agli autori della bozza di essere disponibile, in via di principio, a discutere i dettagli dell’ipotesi.
L’Italia: "L’Ue faccia sentire la sua voce". Anche il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon ha fatto appello alle parti in causa per il cessate il fuoco, mentre il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Mahmoud Abbas, chiede proprio all’Onu di "ordinare" l’immediato cessate il fuoco. Il governo italiano in serata ha definito "grave e preoccupante la sanguinosa escalation di violenza in corso tra Israele e Hamas. L’Unione Europea faccia sentire la propria voce, unita, per sostenere ogni tentativo di tregua e iniziativa di dialogo per fermare una spirale di odio senza ritorno". Arriverà invece la prossima settimana in Medio Oriente il ministro degli Esteri italiano Federica Mogherini: dal 14 al 17 luglio la titolare della Farnesina andrà in Israele e Palestina, mentre dal 18 al 19 luglio sarà in Egitto.
Fuga da Gaza. E’ stato riaperto oggi il valico di Rafah tra l’Egitto e la Striscia, l’unico non controllato dagli israeliani, per consentire a una missione dell’Associazione medica araba di soccorrere le persone ferite durante i raid dell’aviazione israeliana. Il valico è stato chiuso ieri dalle autorità egiziane che per la prima volta lo avevano aperto giovedì scorso. Intanto, secondo i media, l’esercito israeliano ha approvato la richiesta di circa 800 stranieri di lasciare la Striscia, attraverso il valico di Erez con Israele, a nord di Gaza. Il coordinatore delle attività governative a Gaza, generale Yoav Mordecai, ha già approvato le richieste e l’evacuazione comincerà da domani. Tra i cittadini stranieri che lasceranno l’enclave palestinese sottoposta ai raid israeliani ci sono americani, rumeni, svedesi, norvegesi, britannici, turchi e australiani.

PEZZI DELLA STAMPA DI STAMATTINA
Dai Qassam sino ai temibili J-80
Due terzi degli israeliani a rischio

Giordano Stabile

La differenza con le precedenti guerre fra Hamas e Israele (2008-2009 e 2012) è soprattutto nella capacità degli islamisti di colpire quasi tutto il territorio dello Stato ebraico. Lo dimostrano i lanci su Tel Aviv e la pioggia di razzi caduta sulle aree centrale di Israele. Il sito Debka Files ha calcolato che 5 degli 8 milioni di abitanti sono potenziali bersagli.
Hamas è salito al terzo gradino nel potenziamento del suo arsenale. Il primo erano i razzi Qassam, dal combattente palestinese Izz al-Din al-Qassam, sviluppati dal 2000 al 2007. Fatti in casa, a partire da tubi in acciaio, portata massima 40 chilometri. Questi razzi rudimentali hanno fatto però una dozzina di vittime, perché il sistema anti-missile israeliano, l’Iron Dome, non era stato ancora sviluppato.
I Qassam, ma soprattutto l’arrivo nella Striscia dei primi missili iraniani, spingono Israele a svilupparlo. Con la presa totale di Gaza da parte di Hamas nel 2007 cominciano le forniture dall’estero. I Fajr-3 e soprattutto i Fajr-5 iraniani, gittata di 80 chilometri, fanno il loro debutto nell’operazione Nuvole d’autunno nel 2012. Per la prima volta Gerusalemme e Tel Aviv sono a portata, ma l’Iron Dome, molto più efficace ed elastico dei progenitori Patriots, si rivela invalicabile.
Con la guerra civile siriana, la cacciata di Hamas da Damasco, la rottura con Hezbollah e poi con il nuovo Egitto di Al Sisi, Gaza si ritrova isolata. Ma dall’arsenale siriano, o forse ancora dall’Iran secondo l’Intelligence israeliana, arrivano ordigni più potenti. Sono gli M-302 Khaibar, derivati dai cinesi WS-1 e sviluppati in Siria. Sarebbero giunti via Sudan e poi attraverso i tunnel con l’Egitto. I Khaibar hanno una gittata di 120-150 chilometri e possono portare fino a 175 chili di esplosivo, rispetto ai 90 dei Fajr-5. Ultimi arrivati, ieri, i J-80, probabile rielaborazione casalinga dei Fajr-5.


La trappola della Jihad
Una rete di cunicoli
come quella dei vietcong
“Sbucheremo da ogni strada”

Le brigate Al Quds della Jihad islamica annunciano il primo scontro con i soldati israeliani dando inizio alla battaglia per la difesa di Gaza che Hamas è convinta di poter vincere giocando due carte: il network di tunnel sotto la Striscia e il sostegno attivo dei gruppi jihadisti in Egitto, Libano e West Bank. «Abbiamo intercettato truppe speciali israeliane che stavano avanzando dentro Gaza, vi sono stati scontri e hanno subito delle perdite» fa sapere il comando delle brigate Al Quds alla tv «Al Arabiya». L’intento è attestare la difesa di ogni centimetro della Striscia, dimostrando la capacità di scoprire ed impedire i movimenti israeliani. La somma fra i circa 8000 miliziani della Jihad islamica e gli oltre 10mila di Hamas garantisce a Muhammed Daf, capo delle operazioni militari a Gaza, una forza d’urto che ha le unità meglio preparate nelle brigate Izz ad-Din al Qassam. È il sito «Al-Majd Security», legato ad Hamas, a tratteggiare il piano difensivo di Daf spiegando che «sotto ogni strada c’è un tunnel» consentendo di contare su un network di bunker, passaggi sicuri, depositi e dormitori che permette di muovere uomini e armi senza mai uscire alla luce del sole.
Per avere un’idea delle potenzialità di tale rete di bunker e tunnel, Hamas ha diffuso alcuni video in cui si vedono lanciatori di razzi apparire in un campo agricolo, far partire gli ordigni e sparire rientrando nel terreno. È una formula che ricorda da vicino la tattica con cui Hezbollah nel 2006 sorprese l’esercito israeliano in Libano del Sud, infliggendogli pesanti perdite e riuscendo a sfuggire ai raid grazie ad una mini-linea Maginot costruita nel ventre delle montagne.
Non è un caso che Osama Hamdan, capo delle Relazioni internazionali di Hamas, parli di «stretto coordinamento» con Hezbollah malgrado il fatto di sostenere parti opposte nella guerra siriana. «La resistenza palestinese è alleata di quella libanese - dice Hamdan al quotidiano Assafir - perché abbiamo lo stesso nemico e anche le nostre tattiche sono le stesse, grazie a un coordinamento costante». Ciò che più «assimila Hamas e Hezbollah», dice Hamdan, è che «la resistenza è cresciuta, coinvolge e rappresenta la maggioranza della popolazione» e ciò le consente di avere «più opzioni nella difesa».
Lo scopo di Hamas è attirare Israele in una «trappola simile dei vietcong per gli americani» come riassume l’analista Yossi Melman, ed a tal fine oltre ai tunnel di Gaza c’è il secondo tassello: gli attacchi da parte di altri gruppi jihadisti. Per avere un’idea di cosa si tratta bisogna guardare al Sinai, da dove Beit Maqqdis hanno annunciato «l’inizio del sostegno ai fratelli di Hamas» con il lancio di cinque razzi contro Israele. E poi c’è il Libano, dove i gruppi palestinesi più militanti - presenti nei campi profughi del Sud - potrebbero fare altrettanto, godendo del sostegno logistico di Hezbollah. Ma ciò in cui Hamas più spera sono è la West Bank: se le cellule esistenti riuscissero a mettere a segno attacchi-kamikaze contro Israele sarebbe il risultato più importante. Consentendo di attaccare il nemico su più fronti.