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 2014  luglio 13 Domenica calendario

SEPLVEDA

ROMA — Christian De Sica, la Famiglia del cinema italiano, una vita da cinepanettone ma la popolarità non basta e dunque la voglia di fare altro, il riscatto nel recente musical su Cinecittà. Rocco Papaleo, una vita da mediano ovvero da comprimario, studiava Matematica e non pensava di fare l’attore, poi il botto come «spalla» di lusso al Festival di Sanremo. È la nuova coppia di comici. Debutteranno in La scuola più bella del mondo di Luca Miniero, in uscita il 16 novembre. De Sica preside puntiglioso in Toscana, Papaleo prof poco motivato al Sud. Per un grande equivoco originato da un errore del bidello, a un concorso musicale della scuola toscana, invece della classe africana da Accra, in Ghana, parteciperà quella da Acerra, nel napoletano. Le coppie comiche, per funzionare, hanno sempre obbedito a certe regole: devono essere «asimmetriche», affini e distanti, geograficamente lontane... Il romano Christian, classe 1951, è un cartone animato con una recitazione dal moto perpetuo, Rocco, classe 1958, è della Basilicata e punta sulla fissità alla Buster Keaton. Dice che da ragazzo «suonavo la chitarra, facevo ridere». E non sarà per caso se De Sica per parlare di loro due comincia dalla musica: «Ci ammiriamo da tempo, ci piace più cantare che recitare. Io sono un attore che si accoppia spesso. Dopo Massimo Boldi, Ghini, Siani, ora Rocco, che è un comico puro mentre io ho lavorato sugli stereotipi, avendo fatto più farse che commedie. Rocco: «Si deve essere sempre coppia quando si lavora insieme, come nei rapporti sentimentali. C’è quella necessità di sentirsi uniti, che non dev’essere una forzatura. In lui amo il senso del ritmo, lo swing. La difficoltà è la capacità di essere veri e allo stesso tempo musicali». Christian, fra tutte le coppie comiche storiche, da Gianni e Pinotto a Vianello e Tognazzi, Jerry Lewis e Dean Martin... «Be’, Totò e Peppino erano come zii, sono cresciuto con loro. Peppino molte volte lo superava nelle sue cose folli e surreali. In Totò, Peppino e la... malafemmina , Steno nella famosa lettera (che fu dettata da Totò a braccio) rideva e dovette uscire dal set per non distruggere la presa diretta». Rocco: «Ecco, noi siamo tutti e due Peppino, siamo il gatto e il gatto. La volpe non c’è. Ci piacerebbe farne un altro insieme». «Io sogno una commedia musicale con il Dottor Jekyll cantante neomelodico e Mr. Hyde come re del R’n’B», dice Christian. È la prima volta che non fa il cinepanettone... «Dopo trent’anni. E quante accuse mi sono piovute addosso da una certa intellighenzia, mi hanno dato del maschilista, omofobo, parolacciaio, fascista. In quei film sono stato ladro e imbroglione, ma nella vita non sono così. Ma sai, facciamo il cinema comico e in fondo sono tutte quante commedie, non vedo questa grande differenza tra Siani, Bisio, Papaleo... Ecco, Rocco si avvicina a Lando Buzzanca, se si eccita gli vengono gli occhi rotanti. Quando ho fatto cinque o sei commedie con Massimo Ghini, sembravamo incompatibili: eravamo due ex belli, ex generone romano, piacioni, alti, prepotenti. Invece funzionavamo, a dispetto di chi dice che nella coppia dev’esserci il carnefice e la vittima. Io divido i comici in chi fa l’amore e chi non lo fa. Gli unici che lo facevano, facendo anche ridere, erano Troisi e Nuti. Verdone non ha mai interpretato una vera storia d’amore. Mi sono fatto l’idea che i comici siano ermafroditi, se avessimo il sesso, non faremmo più ridere». «Noi — interviene Papaleo — non ci possiamo paragonare a nessuna coppia. Ma questo film non è basato sulla nostra contrapposizione, c’è un coro robusto di attori comprimari: Angela Finocchiaro, Miriam Leone». Ecco, le donne: De Sica, perché le coppie maschio-femmina sono rare? «C’è stato qualcosa, Vitti-Sordi... Le donne fanno ridere se sono brutte, Tina Pica, la Littizzetto, la Valeri. La Melato era una brava attrice ma non mi faceva tanto ridere, e nemmeno la Vitti, che era brillante ma non comica. Quando sono belle non si prendono in giro. Una delle poche che ci riusciva era Sophia Loren e, in parte, la Magnani. Ma anche gli uomini riservano sorprese, Leo Gullotta mi piace nei ruoli drammatici, meno nei panni della signora Leonida. Lo stesso discorso vale per Lino Bandi». Per Christian, il «ruolo» della spalla nel duo comico non esiste più, com’era invece tra Castellani con Totò; Rocco ha la teoria del doppio nel tennis: «Uno prepara il colpo e l’altro fa lo smash». L’altro totem che smontano è l’improvvisazione. Christian: «Papà mi diceva che sul set bisogna arrivare con la parte mandata a memoria come l’Ave Maria. Poi, si può aggiungere qualcosa». «A tutt’oggi io non ho mai improvvisato», aggiunge Rocco. Il talento comico spesso ci mette un po’ a essere riconosciuto. A Christian vengono in mente il padre e l’altro grande Vittorio, Gassman, «con la differenza che io sono il pittore della domenica e loro De Chirico. Ma insomma io sono quello lì, il borghese che accavalla le gambe e scopri che la scarpa ha il buco». Valerio Cappelli