Giorgio Boatti, La Stampa 13/7/2014, 13 luglio 2014
In due secoli, fedeli I carabinieri compiono 200 anni Nacquero per controllare strade, commerci e ubriachi Giorgio Boatti Due secoli fa, con l’emanazione delle Regie Patenti da parte di Vittorio Emanuele I, re di Sardegna, nasce l’Arma dei carabinieri
In due secoli, fedeli I carabinieri compiono 200 anni Nacquero per controllare strade, commerci e ubriachi Giorgio Boatti Due secoli fa, con l’emanazione delle Regie Patenti da parte di Vittorio Emanuele I, re di Sardegna, nasce l’Arma dei carabinieri. Il sovrano la proclama «primo corpo dell’Armata». E non può che essere così, visto che tutti gli altri reparti dell’esercito sabaudo sono stati sciolti, con l’intento di ricostituirli come erano nell’Ancien Régime, prima delle bufere napoleoniche. Nel frattempo, a vigilare sull’ordine e sulla pubblica sicurezza, ci penseranno loro, gli 803 uomini (27 ufficiali e 776 militari) dell’Arma impegnati quotidianamente, giorno e notte, nelle «girate». Loro compito è infatti stare on the road, lungo le strade, perché da lì arriva il pericolo: i carabinieri sono incaricati di «invigilare su oziosi e vagabondi e altre persone sospette», di «dissipare gli assembramenti armati e non armati a mal fine», di «vegliare per conto dell’Ufficio del Buon Governo». E, in un vertiginoso grandinare di sempre nuovi e onerosi incarichi, sarà loro dovere - secondo il minuzioso regolamento introdotto due anni dopo, il 15 ottobre 1816 - controllare che nessuno porti lettere provenienti dall’estero o faccia contrabbando di merce, arrestare i devastatori di boschi e di raccolto nelle campagne, proteggere il commercio interno «prestando assistenza a negozianti, artieri e a tutti i viaggiatori», sconfiggere gli effetti di «vino, liquori inebrianti e altri artifizi sui frequentatori di luoghi pubblici», «estendere processi verbali di tutti i cadaveri ritrovati» e interrogare, con «parlare breve e stringente teso all’unico scopo della risposta», tutti coloro che possono fornire informazioni, a cominciare «da osti e bergeristi» (i pastori, ai quali nulla sfugge di quanto accade nelle valli). Paradosso vuole che il «primo corpo dell’Armata» voluto dal re restauratore, deciso a cancellare ogni segno del passaggio napoleonico, si ispiri fortemente a quella Gendarmerie che oltre le Alpi conta su una secolare tradizione e che Napoleone aveva voluto presente in ogni angolo della Francia, distribuendo i suoi 30 mila effettivi in ben 2500 stazioni. Pur con organici assai ridotti, l’Arma assume sin dalla fondazione quella connotazione di radicamento «territoriale» che, nonostante le riforme e le ristrutturazioni introdotte nel corso di due secoli, riuscirà sempre a conservare, affrontando anche, nel cuore del boom economico che negli Anni Sessanta motorizza gli italiani e li porta via dalle campagne, l’approdo nelle città e nelle metropoli. La capacità di mutar pelle senza rinnegare mai la propria connotazione («nei secoli fedele» è il motto dell’Arma, introdotto nel 1914, in occasione del primo centenario) accompagna tutta la storia dei carabinieri. L’Arma, sorta per volontà conservatrice di un sovrano gretto, si rivela portatrice, nel corso del tempo, di una ponderata ma incessante capacità di evoluzione che la rende capace di aderire, adeguando la propria struttura e adottando via via nuove modalità operative, ai mutamenti che si susseguono nel Paese. Da questo punto di vista i carabinieri, duttili e immutabili al tempo stesso, attraversano travagliate fasi storiche e spinose congiunture politiche, seguendo sempre la bussola della continuità dello Stato e non perdendo mai di vista quell’orizzonte del servizio alla comunità nazionale che li porta a porgere, quando la Protezione Civile deve ancora sorgere, il primo e immediato soccorso nelle grandi emergenze (sismi, alluvioni, epidemie) che colpiscono l’Italia unita. All’Arma e ai suoi appartenenti il copione della storia nazionale riserva spesso ruoli difficili e delicati: sono i carabinieri a dover arrestare il Duce, all’indomani del Gran Consiglio del Fascismo, o a metter le manette, per ben tre volte, a Giuseppe Garibaldi. L’Arma, nel chiaroscuro degli eventi che scandiscono la storia del Paese, c’è sempre. Opera nelle guerre di indipendenza e nella repressione del brigantaggio dopo l’unificazione, subisce e reagisce alla tragedia della divisione del Paese dopo l’8 settembre 1943. Successivamente affronta il ruvido mantenimento dell’ordine pubblico davanti alle lotte contadine e operaie del secondo dopoguerra, combatte il terrorismo degli Anni Settanta, contrasta con forza la criminalità organizzata degli ultimi decenni. Spesso i suoi appartenenti, dal brigadiere Salvo d’Acquisto al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, pagano di persona per far fronte al loro dovere. Tra i pochi, conosciutissimi simboli che sintetizzano l’Italia agli occhi del mondo, l’immagine dei carabinieri abita dentro quadri famosi, vive in film memorabili e fiction Tv di grande successo. Straborda nella narrativa attuale e pattuglia pagine celebri del passato come il «Pinocchio» di Collodi dove il burattino, ai suoi primi passi, s’imbatte ovviamente in un carabiniere «piantato coraggiosamente a gambe larghe in mezzo alla strada». On the road. Proprio come volevano le Regie Patenti del 1814. gboatti@venus.it