Giuseppe Bottero, La Stampa 13/7/2014, 13 luglio 2014
La posizione di Etihad era chiara: niente cassa integrazione. E alla fine la cassa integrazione non è arrivata
La posizione di Etihad era chiara: niente cassa integrazione. E alla fine la cassa integrazione non è arrivata. È spuntata, invece, una proposta ibrida, che sostanzialmente ricalca lo schema a cui si era giunti nei giorni scorsi ma abbassa ancora il numero delle persone che dovranno lasciare Alitalia: 1653 invece che 2251. Un piano che, dopo una giornata di «stop-and-go», a tarda sera ha strappato la firma di Cisl, Uil e Ugl, decisi a chiudere fin dal mattino, ma non quella delle associazioni di categoria che rappresentano il personale navigante, Anpac, Anpav e Avia. Ma l’assenza più pesante è quella della Cgil, che resta alla finestra: il sindacato guidato da Susanna Camusso ha preso tre giorni di tempo per analizzare il testo dell’accordo quadro. Se il via libera del sindacato di Corso d’Italia arriverà, dunque, sarà a tempo quasi scaduto, perché martedì il numero uno di Etihad, James Hogan, arriva in Italia per concretizzare l’investimento della compagnia araba: almeno 560 milioni per l’aumento di capitale e 600 per il rilancio dell’aviolinea. Certo, la discussione non è finita: i nodi del contratto nazionale e della riduzione del costo del lavoro non sono ancora stati sciolti. La trattativa Che la giornata fosse particolarmente complessa s’era capito fin dalle 11 del mattino, l’orario di scadenza fissato venerdì dal ministro Lupi. Bene, in corrispondenza dell’ultimatum Susanna Camusso gelava gli entusiasmi: «Nel testo non c’è traccia di una significativa riduzione del numero degli esuberi». L’ultimatum si trasformava allora in un penultimatum, e il governo portava al tavolo quella che il titolare dei Trasporti definisce la «proposta finale». Il piano L’accordo quadro prevede che i 2251 esuberi si riducano a 1653: infatti 616 dipendenti saranno ricollocati in Alitalia, mentre 681 saranno esternalizzati presso altre aziende, con la certezza che questo accadrà prima del 31 dicembre del 2014. Per i rimanenti 954 infine si aprirà la strada della mobilità, mitigata dalla sperimentazione del contratto di ricollocamento, una novità portata al tavolo dal ministro del Lavoro Poletti, per sui sono già stati stanziati 15 milioni di euro. Nel dettaglio, tra 616 addetti che resteranno all’interno del perimetro della compagnia di bandiera ci saranno 250 assistenti di volo con contratti di solidarietà, altri 200 che andranno a sostituire i contratti a termine e un numero ancora da individuare di dipendenti che saranno accompagnati alla pensione. I 681 che saranno ricollocati in altri gruppi verranno distribuiti nella manutenzione (si parla di Atitech), nel settore dell’information technology - per loro potrebbe aprirsi uno spiraglio in Poste - e tra i fornitori. Duecento tra piloti e ingegneri verranno assunti da Etihad. La politica La trattativa sindacale è stata scandita dalle dichiarazioni della politica: nel mirino, il ministro Lupi. «Sul ridimensionamento del numero degli esuberi va fatta chiarezza: in quali aziende sono ricollocati? Per quali attività? È insostenibile la soluzione “prima si licenzia, poi si vede”», attaccano Stefano Fassina, Roberta Agostini e Marco Miccoli nel Pd, che chiedono al titolare dei Trasporti di riferire in Parlamento. Gli ultimi nodi Al termine di una giornata particolarmente complessa, temporaneamente archiviata la discussione sull’accordo-quadro, riesplodeva la tensione sull’intesa aziendale prevista dal piano dell’ad Gabriele Del Torchio, che deve portare ad un abbassamento del costo del lavoro per almeno 30 milioni di euro. Il testo, spiegano i sindacati, non è mai discusso prima, e terrà impegnati i delegati anche nei prossimi giorni.