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 2014  luglio 13 Domenica calendario

LUCIO CILLIS

ROMA .
Vito Riggio, presidente dell’Enac, ha un doppio, gravoso impegno da svolgere nella vicenda Alitalia. Sua e dell’Ente che vigila sull’aviazione civile nel nostro Paese, la responsabilità di coordinare e smistare gli esuberi della compagnia che grazie ad Enac e Regione Lazio, saranno coinvolti nell’operazione di ricollocamento voluta dal governo. In sostanza si tratterà di trovare un nuovo posto di lavoro nell’ambito del settore del trasporto aereo agli ex dipendenti.
Il secondo onere è altrettanto delicato: aprire e completare un dossier molto atteso dalla Commissione Ue. Quello sulla effettiva proprietà di Alitalia, che ricordiamo andrà per il 49% ad Etihad e il restante 51% nelle mani di soci italiani. Su questo tema si gioca il futuro della compagnia e il suo status di operatore europeo.
Come funzionerà questa sorta di “ufficio di collocamento” del trasporto aereo?
«Intanto diciamo che questa nuova impostazione rappresenta un passo avanti nelle politiche del lavoro. Il ricollocamento servirà ad evitare il rapido impoverimento del mercato del trasporto aereo italiano che è fatto di grandi professionalità. All’Enac spetterà quindi il compito di stilare una lista dettagliata delle persone
da impiegare, dei loro curricula, informando, prevalentemente via internet tutta la comunità aeronautica, e io auspico tutta quella europea, non solo di casa nostra. E quindi compagnie ma anche aeroporti interessati ad assumere assistenti di volo, manuntentori, piloti. c’è però un secondo passaggio che ritengo obbligato, oltre questo».
Quale?
«Un passaggio che riguarda la formazione e il mantenimento delle certificazioni richieste da molte categorie di gente dell’aria o che lavora in questo ambito. Occorrerà far fronte al loro mantenimento attraverso corsi che però hanno
un costo. Per questo il governo dovrà prevedere di mettere a disposizione delle risorse per consentire a queste persone di non perdere il proprio status addestrandoli. L’Enac è uno dei pochi enti pubblici che riesce ad avere un bilancio in attivo, 600 milioni di euro in 10 anni, non una cosa da poco. Ma senza chiare indicazioni non
potemo intervenire».
Chi e in che modo potrebbe essere interessato ad assumere personale ex Alitalia?
«Io direi che ad esempio, tutte le compagnie che operano in Italia, comprese Ryanair e EasyJet, dovrebbero essere obbligate a “pescare” nella lista e lo stesso vale per gli aeroporti. Ma
è chiaro che se ci sarà una ripresa del settore le cose marceranno e potremo far riassumere questi lavoratori. Se invece la crisi persisterà ammetto che sarà dura».
Quando partirà questa verifica sugli asset societari?
«Il prossimo 17 luglio. Abbiamo già in calendario un incontro con l’amministratore delegato di Alitalia Gabriele Del Torchio. In tutto la nostra indagine potrebbe andare avanti per un mese o 40 giorni, prima di essere girata al ministro dei Trasporti Maurizio Lupi e all’Unione europea. Che però potrebbe in ogni caso chiedere ulteriori approfondimenti