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 2014  luglio 12 Sabato calendario

Decreti attuativi, la scelta della «moral suasion» di ANTONELLA BACCARO Decreti attuativi, capitolo terzo

Decreti attuativi, la scelta della «moral suasion» di ANTONELLA BACCARO Decreti attuativi, capitolo terzo. Nella vicenda che ha visto il governo Renzi impegnato a affrontare un problema importante che gli esecutivi precedenti avevano lasciato irrisolto, la mancata attuazione dei provvedimenti legislativi per omessa emanazione dei decreti attuativi da parte dei ministeri, siamo arrivati a una soluzione che speriamo funzioni. Come si ricorderà, Renzi a aprile aveva inserito tra i 44 punti della riforma della Pubblica amministrazione l’emanazione di «leggi autoapplicative » e «decreti attuativi, da emanare entro tempi certi, solo se strettamente necessari» ma anche «l’abolizione del concerto e dei pareri tra ministeri». Una vera rivoluzione, la cui applicazione avrebbe reso più credibile anche il programma di riforme del governo, la cui implementazione sarebbe apparsa più probabile. Nella prima bozza del decreto sulla pubblica amministrazione, quella entrata il 13 giugno in consiglio dei ministri, i due punti erano stati trasformati in altrettante norme: la prima assegnava a palazzo Chigi un potere sostitutivo nei confronti del ministero che avesse tardato oltre ogni limite nell’emanare i provvedimenti attuativi; la seconda disciplinava gli atti di concerto tra ministeri in modo da far funzionare come silenzio-assenso l’eventuale ritardo di uno dei due, anche in questo caso veniva dato a palazzo Chigi un ultimativo potere sostitutivo. Il terzo capitolo della vicenda segna due passi indietro: la prima norma salta nel consiglio dei ministri che vara il decreto sulla pubblica amministrazione, la seconda resiste nel medesimo decreto, ma poi viene spostata, come abbiamo appreso ieri, nel disegno di legge delega, coi relativi, più lunghi tempi di attuazione. Nel frattempo Renzi ha messo in pista il ministro Maria Elena Boschi cui ha affidato l’incarico di ricordare, all’inizio di ogni consiglio dei ministri, quanti provvedimenti attuativi manchino ancora all’appello, e di indicare quali ministri siano responsabili del ritardo. Insomma una sorta di moral suasion che dovrebbe indurre chi rallenta l’attuazione delle leggi, a ingranare la marcia e muoversi. Nulla a che vedere con quel potere sostitutivo in mano a palazzo Chigi che era stato delineato in un primo momento. Renzi, giovedì scorso, in conferenza stampa ha detto di voler vedere se questa modalità funzionerà. Dunque c’è da attendersi che, se il meccanismo individuato non servirà a smaltire la mole di arretrato accumulato dai governi Monti e Letta e a mettere in pari il suo governo, qualcosa di nuovo s’inventerà. Non resta che aspettare. © RIPRODUZIONE RISERVATA Pagina Corrente Pag. 4 Immagini della pagina Visualizza : Data Contenuti Pubblicazioni Opzioni Zoom