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 2014  luglio 12 Sabato calendario

APPUNTI GAZZETTA - ALITALIA


MILANO - Una parte dei sindacati ne è convinta: "Pensiamo di chiudere entro stasera. Così il segretario della Uil, Luigi Angeletti. Il sindacalista ha rivelato come la trattativa per garantire il futuro di Alitalia sia ormai agli sgoccioli: "Si sta discutendo su come trovare una soluzione per le persone che non entrerebbero nella nuova società". Sulla possibilità di arrivare a un accordo, Angeletti ha risposto: "Finchè c’è una trattativa si possono fare passi in avanti. Stiamo facendo tutte queste discussioni perchè pensiamo di chiudere entro stasera".
La nuova proposta del governo, dopo le critiche dei sindacati, in particolare del segretario della Cgil, Susanna Camusso è la seguente. Un breve periodo di cigs, nel corso del quale ricollocare i lavoratori, prima della messa in mobilità. Il principale scoglio della precedente proposta dell’esecutivo è rappresentato dal fatto che sia i 980 lavoratori, per i quali è previsto il ricorso al contratto di ricollocamento, che per i 1.021 lavoratori che dovrebbero essere riassunti in altre aziende, è prevista la diretta messa in mobilità, senza prima passare dalla cassa integrazione.
Ma anche sulla nuova proposta dell’esecutivo, secondo quanto spiegano le stesse fonti si registrerebbero difficoltà dal momento che l’azienda chiederebbe una firma preliminare di accettazione della mobilità nel momento in cui i lavoratori vanno in cassa integrazione. In ssotanza, l’ostacolo
è nelle richieste dell’Alitalia che vorrebbe la rinuncia individuale da parte di ciascun lavoratore a intentare cause di lavoro, una cosa che sarebbe giuridicamente impraticabile.
Per quando riguarda il contratto di ricollocamento previsto dalla legge di Stabilità con uno stanziamento già definito di 15 milioni, prevede a chi è in mobilità di "fare un accordo con le agenzie del lavoro in questo caso del Lazio, con il supporto di una unità di missione con i ministeri interessati (Lavoro e Infrastrutture), la Regione in collaborazione con Enac". Si tratta di "una cosa mai fatta prima che sperimentiamo con Alitalia. Non è una garanzia, ma un contratto di servizio che prevede obblighi per i lavoratori, l’agenzia e le istituzioni, ed è una anticipazione delle politiche attive del lavoro che si fa fatica a far partire".
Il governo ha fretta di arrivare a un’intesa senza la quale rischia di saltare l’ingresso nel capitale di Alitalia della compagnia Etihad che chiede un taglio di 48 milioni al costo del lavoro. Il numero uno del vettore emiratino sarà in Italia la prossima settimana per avere una risposta definitiva.
Sulla vicenda hanno preso posizione anche i deputati del Pd Roberta Agostini, Stefano Fassina e Marco Miccoli. "Sul ridimensionamento del numero degli esuberi, va fatta chiarezza: in quali aziende sono ricollocati? per quali attività? È insostenibile la soluzione "prima si licenzia, poi si vede", si legge in una nota comune. "L’impegno dei ministri Lupi e poletti e la determinazione delle forze sindacali hanno aperto strade che venivano escluse fino a qualche giorno fa. Ma l’obiettivo non è stato ancora raggiunto. È troppo elevato il prezzo ancora una volta scaricato su donne e uomini già drammaticamente segnati dalla vicenda alitalia. Sul piano industriale e sulle prospettive delle lavoratrici e dei lavoratori di Alitalia, chiediamo al ministro Lupi, a nome del governo, di riferire in Parlamento".
(12 luglio 2014)

PEZZO DELLA REPUBBLICA DI STAMATTINA
ROMA .
I ministri Maurizio Lupi e Giuliano Poletti fanno un ultima concessione alle sigle sindacali riunite a oltranza per arrivare ad un accordo che salvi Alitalia: gli esuberi scendono dai 2.251 previsti fino ai 980 decisi ieri, ovvero 1.271 in meno che verranno ricollocati, come anticipato da Repubblica , presso aziende pubbliche e fornitori del vettore. È stato lo stesso Lupi a darne notizia al termine dell’incontro con le parti sociali: «Alitalia in accordo con Etihad è disponibile a un contratto di solidarietà per 250 assistenti di volo», precedentemente
inclusi nella lista. Mentre è stata introdotta per la prima volta in Italia la possibilità di “ricollocare” i lavoratori in esubero: questi entreranno in un serbatoio gestito da Enac e Regione Lazio. Si tratta in pratica di una sorta di ufficio di collocamento di settore, grazie al quale saranno utilizzati e riavviati al lavoro nel mondo del trasporto aereo i “fuoriusciti” di Alitalia.
Ai 980 che andranno in mobilità verrà assicurato lo stipendio all’80% con l’accompagnamento verso il ricollocamento. «Dovranno — ha proseguito Lupi — non essere abbandonati, ma accompagnati e alla fine Alitalia avrà 2000 dipendenti in meno». Un risultato positivo, dopo che le ultime indiscrezioni indicavano in 1.200 gli esuberi effettivi. Favorevole a questa soluzione il primo commento delle sigle professionali di piloti e assistenti di volo mentre Cgil, Cisl, Uil e Ugl preferiscono attendere l’esito del confronto notturno prima di esprimere un giudizio.
Il governo ieri, per bocca dello
stesso ministro dei Trasporti, aveva posto un limite alla trattativa non-stop: le 11 di questa mattina anche se i sindacati hanno proseguito nella notte e andranno avanti nel negoziato probabilmente per tutta la giornata. L’intesa è però ad un passo visto che in mancanza di una firma alle proposte sul costo del lavoro e sugli esuberi, salterà il banco. Che vuol dire fallimento, ovvero «libri portati al tribunale di Civitavecchia» come avrebbe detto senza girarci troppo intorno il presidente di Alitalia Roberto Colaninno ieri durante il tourbillon di riunioni.
La firma dei sindacati all’accordo è però necessaria per arrivare all’ultimo passaggio. Non soltanto serve al numero uno della compagnia Gabriele Del Torchio per evitare il tracollo incassando dai tagli al costo del lavoro 48 milioni nei prossimi 6 mesi e altrettanti a partire dal 2015. Quel semaforo verde sindacale serve per arrivare all’incontro decisivo con banche e governo fissato per lunedì prossimo con qualche asso nella manica e la certezza che tutte le strade possibili siano state battute.
A quel punto le responsabilità di un eventuale tracollo della trattativa sarebbero chiare e il cerino acceso resterà nelle mani degli istituti di credito che ancora oggi non vogliono cedere sulla trasformazione in azioni dei propri crediti vantati nei confronti
di Alitalia.
Intanto Etihad e il suo vertice, forse complice la voglia di scoprire la città premio Oscar nel film La Grande bellezza, hanno organizzato un ricevimento a villa Miani per martedì sera. Gli ospiti italiani, si sussurra di almeno 300 persone, tra cui un solo un pugno di 20 invitati del management Alitalia, entreranno per la prima volta in contatto con i dirigenti della compagnia di Abu Dhabi che pianterà le proprie tende per lunghissimo tempo a Roma, visto che Fiumicino si appresta a diventare il secondo hub di Etihad dopo quello del Golfo. Ma non mancano piccole
indiscrezioni che stanno però mettendo in allarme parte dello staff Alitalia: secondo queste voci il marchio Air One — in un primo tempo riorganizzato per fare la guerra alle low cost come Ryanair e easyJet — è destinato a scomparire per sempre perché non giudicato più strategico all’interno della nuova compagnia. La piccola flotta e il personale che saranno assorbiti dalla nuova Alitalia 2.
LUCIO CILLIS

PEZZO DEL CORRIERE DI STAMATTINA
ANTONELLA BACCARO
ROMA — Mille e 271 lavoratori «salvi» e 980 in mobilità. È questa l’ultima offerta del governo al tavolo della trattativa su Alitalia. Per oggi, entro le 11, il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, attende la risposta dei sindacati: «Oltre non si può andare: la prossima settimana sarà qui l’ad della compagnia Etihad (il vettore arabo interessato a acquisire il 49% di Alitalia, ndr ) e noi abbiamo il dovere di dire sì o no».
Ma qual è nel dettaglio l’offerta del governo illustrata ieri pomeriggio da Lupi e dal collega del Lavoro, Giuliano Poletti? Dei 2.251 esuberi del piano industriale, ha riferito Lupi, 980 andranno in mobilità con l’80% dello stipendio per quattro anni, staccandosi definitivamente dall’azienda e utilizzando, per la prima volta, il nuovo «contratto di ricollocamento» introdotto dalla legge di Stabilità, per il quale, ha detto Poletti, «mi sembra, c’è già uno stanziamento di 15 milioni per la fase sperimentale». È lo stesso ministro a spiegare il meccanismo: «Questo strumento — ha detto — consente a chi è in mobilità di fare un accordo con le agenzie del lavoro, in questo caso del Lazio, con il supporto di una unità di missione alla quale partecipano i ministeri interessati, in questo caso del Lavoro e delle Infrastrutture e Trasporti, la Regione in collaborazione con l’Enac». Ma attenzione: «Non è una garanzia, ma un contratto di servizio che prevede obblighi per i lavoratori, per l’agenzia e le istituzioni e rappresenta l’anticipazione delle politiche attive del lavoro che si fa fatica a far passare». Insomma, «si organizza un contratto individuale per costruire un corso di ricollocamento».
Per 250 assistenti di volo è invece prevista la permanenza in azienda con contratti di solidarietà o rotazione. I restanti 1.021 lavoratori dovrebbero essere ricollocati in altre aziende che gravitano nell’area di Alitalia: si parla della società che fa manutenzione Atitech, dell’aeroporto di Fiumicino (ma la società di gestione Adr ha negato ogni coinvolgimento), mentre al momento nella lista non figura Poste Italiane, azionista di Alitalia, perché con la procedura in corso dell’Ue sugli aiuti di Stato sarebbe una mossa controproducente.
«Quello di questi giorni — ha dichiarato Lupi — è stato un buon lavoro: ora siamo al rush finale». Ma per arrivarci manca il consenso dei sindacati: ieri quando i ministri hanno lasciato il tavolo ai tecnici delle rispettive parti, una parte dei sindacati era ancora sulle proprie posizioni, cioè non era d’accordo a mettere i 980 lavoratori in esubero in mobilità, reclamando per essi uno strumento temporaneo, come la cassa integrazione. Secondo questi sindacati, i 980 dovrebbero rimanere nella holding , cioè la vecchia Alitalia-Cai che controllerebbe la newco il cui 49% verrebbe acquistato dagli arabi. In questo modo potrebbero rientrare in azienda in caso di sviluppo della stessa. A ieri sera i sindacati del volo Anpac, Anpav e Avia invece si dicevano soddisfatti della proposta del governo.
A. Bac.

LA STAMPA

Lupi: ridotti a 980 gli esuberi di Alitalia
Bufera sul decreto Ilva
Ronchi dà le dimissioni
Atteso per oggi il via libera dei sindacati, martedì il numero uno di Etihad in Italia per chiudere l’accordo

Giuseppe Bottero

L’ora X è fissata per le 11 di questa mattina, quando i tre segretari generali Camusso, Bonanni e Angeletti si riuniranno attorno al tavolo per dare l’ultimo via libera. Ma l’accordo sul costo del lavoro, almeno a grandi linee, è stato trovato, e la prossima settimana l’investimento di Etihad in Alitalia potrà concretizzarsi.
Sistemata la questione del debito con le banche, dopo che il governo garantito il potenziamento delle infrastrutture, restava da sciogliere il nodo più complesso, quello legato ai lavoratori in eccesso. La maratona in corso al ministero dei Trasporti, dopo giorni di tira e molla, ha portato a un dimezzamento del numero degli esuberi: dei 2251 dipendenti considerati di troppo dal gruppo di Abu Dhabi, 250, tutti assistenti di volo, resteranno in Alitalia con contratti di solidarietà. Altri 1021, in maggioranza personale di terra, saranno ricollocati in altre aziende legate alla compagnia. A quanto si apprende, i più qualificati, impiegati nell’area dell’information technology, potrebbero andare in Poste, ma resta viva anche l’opzione Adr, a cui verrebbe offerto di rilevare un ramo d’azienda, mentre parte della vigilanza dovrebbe finire all’interno di una delle società a cui la Magliana affida in outsourcing i servizi di sicurezza. «L’Alitalia - spiega il ministro Lupi - sta facendo una puntuale declinazione, nessuna azienda potrà assumere degli esuberi se non ne avrà realmente bisogno».
Come richiesto da Etihad, niente cassa integrazione. Per i restanti 980 dipendenti scatterà dunque la mobilità, con l’80% dello stipendio per quattro anni. Per ridurre l’impatto - ed è la prima volta - il governo metterà in campo i contratti di ricollocamento previsti dalla legge di stabilità e ancora in fase sperimentale, per cui, dice il ministro del Lavoro Poletti, sono già stati stanziati 15 milioni di euro. «Questo strumento - spiega - consente a chi è in mobilità di fare un accordo con le agenzie del lavoro, in questo caso del Lazio, con il supporto di una unità di missione alla quale partecipano i ministeri interessati, in questo caso del Lavoro e delle Infrastrutture e Trasporti, la Regione in collaborazione con l’Enac. Non è una garanzia ma un contratto di servizio». Una soluzione che Anpac, Anpav e Avia, le associazioni che rappresentano il personale di volo, giudicano «estremamente positiva». «La trattativa va avanti con l’azienda ma registriamo un avvicinamento importante», diceva ieri sera Giovanni Galiotto del sindacato piloti. Bocche cucite, invece, da parte di Cgil, Cisl, Uil e Ugl che a tarda notte ancora erano al lavoro per limare i dettagli. Dettagli decisivi, perché la questione esuberi è considerata fondamentale da James Hogan, il numero uno di Etihad che martedì arriva in Italia deciso a rilevare il 49% della compagnia di bandiera e iniettare 1,2 miliardi di euro, di cui almeno 560 milioni di capitale e 600 milioni di investimenti in quattro anni.
La sensazione, anche all’interno di Alitalia, è che finalmente la quadra sia stata trovata. «Il lavoro di questi giorni - fa il punto soddisfatto il ministro Lupi - è stato buono, ora siamo al rush finale».
Il subcommissario Edo Ronchi rinuncia. In particolare a Ronchi non sono andate giù le modifiche al testo del decreto che inizialmente prevedeva la figura di un commissario «ad hoc» per il risanamento, con carta bianca per attuare gli interventi. Inoltre dal provvedimento è scomparso anche lo sblocco delle risorse sequestrate alla famiglia Riva.
«Ho detto che sarei stato disponibile» a quelle condizioni, «non si può fare il risanamento ambientale se non hai i soldi», afferma Ronchi. Eppure quelle modifiche si sono rese necessarie per evitare tensioni con la magistratura. Il nuovo decreto sull’Ilva, il sesto in due anni, non convince il governatore della Puglia, Nichi Vendola che ne parla come di «un rischio» che minaccia di portare Taranto alla rovina e il presidente della commissione Ambiente alla Camera Ermete Realacci che insiste sulla certezza delle risorse, quelle dei Riva, per risanare gli impianti. Da tempo si discuteva dei fondi sequestrati dalla procura. Un passaggio già previsto dalla legge del febbraio scorso, ma finora il dissequestro era possibile solo dopo complicati passaggi, compreso un piano industriale varato dal commissario e la sua approvazione da parte degli azionisti, cioè di fatto ancora i Riva. Poi si sarebbe dovuto finanziare il piano con un aumento di capitale, per il quale trovare soggetti disponibili, e chiedere alla magistratura finalmente lo sblocco dei fondi. Insomma, un tentativo di sganciare il dissequestro dal piano industriale e quindi renderlo rapidamente eseguibile.
Senza evitare, però, il pericolo che i Riva ricorrano per incostituzionalità dell’utilizzo dei fondi prima che vi sia stato un giudizio, anche solo di primo grado. Il grande centro siderurgico di Taranto è in forte crisi di liquidità, anche soltanto per garantire il pagamento degli stipendi. Ecco perché un prestito ponte, con l’estensione della «prededuzione» per le banche che vi parteciperanno. «Restano inevasi i problemi ambientali, oltre alla perdita di 20mila posti di lavoro- protesta Vendola-.Siamo al punto di partenza: gli interventi sono rimasti al palo».La parte del dl dedicata all’inquinamento, sia secondo Legambiente che M5, abbassa le tutele per gli scarichi in mare e la messa in sicurezza per i siti da bonificare.