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 2014  luglio 11 Venerdì calendario

FERRIBOAT

Dunque il pm Forteleoni e il giudice Ponte-corvo, candidati al Csm per la corrente di Magistratura Indipendente e sponsorizzati dal sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri, sono stati puntualmente eletti con una barcata di voti. In un paese normale, alla notizia che un membro del governo fa campagna elettorale per il Csm, il premier l’avrebbe licenziato in tronco. E nessun magistrato, a tutela dell’organo di autogoverno (non del governo), avrebbe votato per i due favoriti del sottosegretario. Invece Ferri rimane imperterrito al suo posto e i suoi protegé entrano trionfalmente a Palazzo dei Marescialli: Forteleoni con 1571 preferenze (il più votato fra i pm) e Pontecorvo con 616. È il nuovo modello di divisione dei poteri, che anticipa la riforma della Costituzione. Ora, a prescindere dalle qualità certamente eccelse dei due interessati, bisognerà detrarre 2 unità alla quota di due terzi riservata ai membri togati, cioè ai rappresentanti della magistratura. E, se non ascriverle al terzo riservato ai laici (eletti dal Parlamento cioè dai partiti), almeno collocarle a metà strada. Una quota inedita: quella dei membri laicati o togaici. Quanto ai due membri di diritto, il presidente della Cassazione Giorgio Santacroce e il Pg Gianfranco Ciani, hanno rispettivamente 73 e 72 anni, e sono sotto schiaffo del governo che improvvisamente vuole prepensionare le toghe a 70 anni. Poi ci sono i 10 laici, che saranno espressione della maggioranza più bulgara della storia repubblicana: renziani pidini, renziani centristi, renziani forzisti, renziani leghisti e renziani ex-Sel (salvo forse un 5Stelle). Più che un organo di autogoverno, quello di Palazzo dei Marescialli diventa così un organo di governo. E dire che solo tre giorni fa, tramite gli appositi trombettieri a mezzo stampa, Renzi aveva definito “indifendibile” Ferri: talmente indifendibile che se l’è tenuto ben stretto al governo. E dire che solo una settimana fa Renzi aveva annunciato la supercazzola della riforma della giustizia con un attacco alzo zero alle correnti della magistratura e ai presunti conflitti d’interessi nel Csm: “Chi nomina non giudica e chi giudica non nomina”. E ora non muove un dito contro un magistrato sottosegretario che fa eleggere chi nomina e giudica. Non solo: Ferri continua imperterrito a fare il leader-ombra di MI da sottosegretario, e proprio da quel ministero della Giustizia che è titolare dell’azione disciplinare sui magistrati: cioè di quell’azione che dovrebbe colpire proprio lui per la sua condotta indifendibile.
Ma Ferri non si può toccare: Berlusconi non vuole. Diventò sottosegretario 14 mesi fa nel governo Letta, in quota Pdl. Il suo grande sponsor era ed è Denis Verdini, originario come lui della Lunigiana. Infatti a novembre, quando Forza Italia ritirò ministri e sottosegretari, Ferri restò al suo posto spacciandosi per “tecnico”. E quando Renzi rottamò Letta, rimase imbullonato alla poltrona: prova vivente, in tandem con la ministra Guidi, che le larghe intese sono vive e lottano insieme a loro, e che B. sta all’opposizione solo per finta. Che il nome di Ferri (mai indagato) uscisse dalle intercettazioni di ben tre scandali – Calciopoli, P3 e Agcom-Annozero – non è certo un handicap, anzi. E il fatto che abbia due fratelli condannati – Jacopo, consigliere FI in Toscana, per tentata truffa; e Filippo, ex poliziotto ora capo della sicurezza del Milan, per falso aggravato nella mattanza alla Diaz di Genova – fa curriculum. Resta da capire che ne pensa il presidente della Repubblica e del Csm Giorgio Napolitano, così prodigo di moniti e sdegni quando si diedero alla politica altri tipi di magistrati, come Ingroia e De Magistris. Appena Renzi gli propose come Guardasigilli Nicola Gratteri, pm valoroso e lontano dalle correnti, Sua Altezza inorridì e lo depennò in base a una non meglio precisata “regola non scritta” che vieterebbe ai magistrati di fare i ministri della Giustizia. Ma non, evidentemente, i sottosegretari. Non è fantastico? Chi calpesta ogni giorno le regole scritte (Costituzione compresa) diventa inflessibile su quelle non scritte. Tanto nessuno le conosce, tranne lui.
Marco Travaglio, il Fatto Quotidiano 11/7/2014