Aldo Grasso, Corriere della Sera 12/7/2014, 12 luglio 2014
LA RETORICA DEL CALCIO, SI SALVANO BUFFA E BONAN
C’è ben poco da salvare della spedizione televisiva in Brasile. Non le telecronache (avremo modo di parlarne a mente fredda), non i servizi dal «risvolto umano», non gli interventi di Matteo Materazzi. Salviamo il salvabile. Federico Buffa, su tutti. Mai una parola fuori posto, mai un commento inappropriato. Riversare un po’ di cultura sulla chiacchiera sportiva non fa mai male, anzi. Merito anche di «Copacabana Live Studio» con Marco Cattaneo e Daniele Adani. Cattaneo ha capito che bisogna mettersi a disposizione di Buffa, non viceversa com’era successo con Ilaria D’Amico.
Anche «Copacabana Calciomercato» (a parte la scarsa fantasia nel titolo) con Alessandro Bonan ha saputo conservare la propria identità, sia pure nel mare di retorica che bagna la famosa spiaggia. La trasmissione non rinuncia mai alla sua cifra più espressiva, che è un amalgama, una riuscita mescolanza di competenza e di ironia. Un solo esempio: quando in studio interviene Beppe Bergomi, liberato da Caressa, non costretto a ripetere ogni minuto «Fabio, Fabio», dice anche cose interessanti. Segno che la vecchia teoria del contesto (secondo Ludwig Wittgenstein il significato di una parola o di un concetto dipende dal suo contesto. Estensivamente, il senso degli interventi di un ospite dipendono dal contesto in cui si trova) funziona sempre. Se poi in studio ci sono Tommaso Pellizzari, Riccardo Gentile e Gianfranco Teotino, il più è fatto.
A proposito, leggere subito il libro Il calcio che conta di Teotino, dove si spiega come il mondo del calcio sia un meccanismo complesso, fatto di moltissime componenti spesso sconosciute ma che rivestono un ruolo fondamentale nel rendere sempre più coinvolgente l’esperienza di tifosi e appassionati. E perché il calcio tedesco sia strutturalmente così forte. Il calcio italiano non si salva con il moralismo, questo è certo.