Maria Teresa Veneziani, Corriere della Sera 12/7/2014, 12 luglio 2014
SEMBRA FACILE. CONSIGLI A UOMINI CHE NON TEMONO LA CAMICIA BIANCA
«L’abito maschile è ancora quello del XIX secolo. In linea di principio un vestito pratico e dignitoso: deve essere adattato a qualsiasi situazione lavorativa (purché non manuale)». Scriveva così Roland Barthes nel 1967 (Il senso della moda, Einaudi) .
Le sfilate dell’estate 2015 hanno dimostrato che qualcosa sta cambiando; l’uomo ha una gran voglia di rinnovarsi, di inventare tratti distintivi diversi, di ricercare una singolarità pensata del suo stile, prerogativa che solo i dandy potevano permettersi. Il gioco è rimescolare i capisaldi dell’eleganza che ovviamente vedono sul podio il capo più classico della mascolinità, la camicia bianca. Che — incredibilmente — resiste all’ondata di stampe, al tono su tono (camicia, giacca, cravatta, tutto nello stesso colore coloniale come un patchwork), all’ondata di maglie e polo nuovo simbolo dell’edonismo da palestra. Come la barca dei pescatori abituata a veleggiare leggera tra le onde, la camicia bianca da simbolo dell’eleganza classica si è trasformata nel capo più trasversale del guardaroba (anche al femminile), divisa da ufficio rassicurante, usata come un faro dai ragazzini in discoteca.
In tempo di crisi, la camicia candida resta una certezza anche in vetrina, come conferma Vincenzo Napolano, direttore acquisti della Rinascente Milano. Identifica quattro modi tradizionali per portarla: 1) aperta, ma sempre con colletto morbido (non il classico con stecchetto estraibile); 2) con il colletto alla francese semiaperto portato con la cravatta; 3) in versione sport: in lino, sbottonata, infilata nei pantaloni e con le maniche arrotolate; 4) fuori dai pantaloni, attitudine che — va detto — è consigliata solo agli under 30 o agli artisti. «Per tutti gli altri, la camicia si porta infilata dentro e portata con il mocassino scamosciato».
Poi ci sono i modi nuovi di indossarla, quelli presentati dagli stilisti che cercano di convertire gli uomini a prendersi cura del loro stile citando Cary Grant, David Niven e Clark Gable, simboli d’insuperata eleganza con la loro camicia di seta color avorio.
Il segreto della contemporaneità — piccoli accorgimenti a parte, come quello di farla riprendere per evidenziare le physique du rôle sotto gli abiti accostati o lasciarla leggermente blusante se si deve nascondere la pancetta — è mischiare le carte.
«Rigorosamente button-down, la camicia è da indossare stropicciata per ricordare che appartiene al tuo guardaroba. Da tenere abbottonata ma chiusa da una spilla», spiegava al Pitti Nick Wooster (ex direttore creativo di Bergdorf Goodman e Neiman Marcus) che ha creato una capsule per Lardini. «La camicia oggi va indossata in maniera informale, quasi fosse una t-shirt. Il collo deve essere morbido e meglio se sbottonato perché evidenzia il viso di chi la porta», gli fa eco Luigi Lardini.
Tanti i modi nuovi visti in passerella da copiare : 1) portata sempre con il gilet, bianco su bianco o a contrasto (Giorgio Armani e Dolce & Gabbana); 2) aperta con il foulard al collo (Berluti); 3) con la cravatta sotto al giubbotto impunturato (Bottega Veneta); 4) con il fermacravatta e le spillette che creano il botton down (Brioni); 5) con il collo a revers all’americana sulla giacca a righe (Canali); 6) chiusa ma senza cravatta con il doppiopetto e le cifre (Ermenegildo Zegna); 7) con il bermuda (l’abbinamento più giovane) con la giacca da smoking lunga (Givenchy 2015), o versione sportiva; 8) con la cravatta a righe in maglia e la sciarpa al collo come una collana (Burberry); 9) portata fuori, sovrapposta a un’alta (Costume National); 10) con le maniche corte, di gran moda sulle passerelle parigine. Dettagli creativi del nuovo dandy.
Maria Teresa Veneziani