Massimo Gaggi, Sette 11/7/2014, 11 luglio 2014
COWBOY CON IL TELEFONINO
Prima la crisi finanziaria del 2008 che, da Wall Street, si è allargata fino ad arrivare a colpire anche i ranch del West. Poi la siccità del 2013. Sono diverse le cause che hanno reso continuo negli ultimi anni, negli Stati Uniti, l’aumento dei costi di allevamento del bestiame bovino. I farmers, in difficoltà, sono costretti a ridurre le dimensioni delle mandrie e questo fa schizzare in alto il prezzo della carne. Un’altra conseguenza, della quale fin qui si è parlato poco, è la progressiva scomparsa del ruolo e della cultura dei cowboy. Diminuisce il numero degli addetti al bestiame e l’uso della tecnologia, che consente di limare le spese, impone loro di cambiare radicalmente modo di lavorare. Quando li incroci alla fiera agricola di Des Moines, in Iowa, al rodeo di Clovis, nella Central Valley californiana, o allo Stock Show di Denver, il principale raduno del “popolo dei ranch” in tutto il West, li vedi (anche loro!) con gli occhi incollati allo schermo di un telefonino: i capi di bestiame vengono esposti alla vecchia maniera, ma vengono comprati e venduti per via telematica ed è sul telefonino che si cercano tutte le informazioni sugli animali, partendo dal loro Dna. Perché ormai anche la selezione dei migliori capi di bestiame non è più basata sull’osservazione dell’occhio esperto del cowboy. Decide ancora lui, ma non conta tanto l’esperienza che gli uomini dei ranch si sono tramandati per generazioni, quanto l’analisi del patrimonio genetico degli animali. Gli allevatori devono inseguire gli sviluppi tecnologici, imparare a usare i “marker” genetici di ultima generazione. E la figura romantica del cowboy sta sparendo mentre le aziende faticano a trovare personale adeguato. Anche perché chi si è fatto un po’ d’esperienza di economia digitale tende a trasferirsi in città.