Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  luglio 11 Venerdì calendario

IL GIOCO DEL CINEMA


Le radici di questo sogno diventato materia affondano nella prima adolescenza di Dante Ferretti, maestro indiscusso della scenografia cinematografica mondiale, per due volte premio Oscar (nel 2005 con The Aviator di Martin Scorsese e nel 2008 per Sweeney Todd di Tim Burton). «Avevo tredici anni, vivevo a Macerata e rubavo i soldi dal portafoglio di mio padre per andare al cinema invece di studiare. Vedevo film magari brutti, non importava, l’essenziale era che avessero grandi scenografie. Mi lasciavo andare allo stupore. E adesso mi piace l’idea di stupire il pubblico che verrà qui».
Esterno giorno, cancelli sulla via Pontina, la strada che collega Roma al mare. L’ingresso è un clone. È la stessa identica porta di accesso alla vera Cinecittà sulla via Tiburtina, un segno del razionalismo italiano firmato dall’architetto Gino Presutti. Un tempo qui Dino De Laurentiis costruì orgogliosamente la sua Dinocittà da contrapporre a Cinecittà. Ora, negli stessi spazi, nasce Cinecittà World, gigantesca scommessa imprenditoriale e insieme artistica: 250 milioni di euro già investiti (saranno 500 a fine progetto), una previsione di un milione e mezzo di visitatori nel 2015 e di 55 milioni di fatturato, 25 ettari di estensione per una Disneyland italiana della storia del cinema. Otto set cinematografici ideati da Dante Ferretti, venti attrazioni studiate per attirare bambini, ragazzi adolescenti, adulti e over 60, cinque teatri di posa per spettacoli permanenti e temporanei, quattro ristoranti tematizzati. «Una macchina che assicura 500 nuovi posti di lavoro nell’area di Castel Romano più altri 1.000 nell’indotto che a pieno regime raddoppieranno», spiega Emmanuel Goût, presidente della Cinecittà Parchi spa, società partecipata all’80% da Cinecittà Entertainment, che fa capo a Italian Entertainment Group (presieduto da Luigi Abete che ne fa parte con Andrea e Diego Della Valle, Aurelio De Laurentiis e la famiglia Haggiag) e per il 20% da Generali Properties Spa.
Ferretti è un cicerone formidabile e divertito, studia le reazioni di chi entra nella Cinecittà-bis e si ritrova immediatamente al cospetto della madre di tutti i kolossal italiani, Cabiria di Giovanni Pastrone: «L’ho scelta, appunto, per la sua intatta capacità di stupire. Quell’immensa bocca sembra dire “entrate, entrate tutti, entrate in tanti”». Superate le fauci, eccoci nel viale centrale di Gangs of New York. Proprio come avviene nei sogni (e il cinema, si sa, è un continuo sogno) ti giri e il retro di Cabiria si è trasformato nell’ingresso della stazione centrale di N.Y.; Ferretti sorride: «È una suggestione. Potremmo trovarci su un set di tanti film, è il visitatore che deve decidere. Certo Gangs of New York, ma anche C’era una volta in America, o Dick Tracy, o Chicago. Il bello del progetto è che si tratta di una cittadella viva. C’è un Barber shop e ci sarà un vero barbiere in azione, apriranno due ristoranti, gli altri locali affacciati su strada ospiteranno diversi negozi. E come in tutti gli altri set di Cinecittà World, seguendo una tabella oraria, appariranno troupe che cominceranno a girare un immaginario film. Così il visitatore verrà trascinato dalla magia del nostro lavoro e insieme ne scoprirà i segreti tecnici». Alla fine di Cinecittà Street, il nome dell’asse iniziale, ti ritrovi in piazza Dino De Laurentiis, con un grande water screen, uno schermo d’acqua per la proiezione di film. Sulla destra l’area bambini “Sognolabio”, una fabbrica di sogni con tanto di laghetto e navicelle pronte a combattersi per difendere la creatività (potremmo trovarci sia dalle parti di Hugo Cabret che di Ember e via fantasticando). Scegliendo la sinistra puoi sbucare sul set di Aktium, l’antica Roma. Archi in mattoncino rosso romano, rovine, mura. Siamo alle Terme di Caracalla, quindi Antonio e Cleopatra o Spartacus, non è così maestro Ferretti? «Potremmo ritrovarci ovunque, l’essenziale è la fantasia di chi varcherà l’ingresso». Ma nessun romano del I secolo avrebbe mai pensato di salire a bordo del Water Ride, attrazione della categoria Super Splash, vagoni con tanto di polene che affrontano l’acqua fino a 22 metri di altezza. Di fronte, nel tempio romano ben costruito, un altro ristorante.
E poi c’è tutto il resto. C’è la nave sommergibile Aquila IV, trasportata qui da Cinecittà, teatro cinematografico di chissà quante battaglie sul set. Ecco Erawan, l’immenso dio-elefante in polistirolo e vetroresina. Ferretti spiega che l’intuizione «parte dal mio Le avventure del Barone di Münchausen, ma poi i riferimenti sono tanti. Vede quel gran pilone che parte dalla portantina dell’elefante? È una drop tower, una torre a caduta libera che arriva a 54 metri di altezza. Non ci potrei salire nemmeno per tutto l’oro del mondo...». Ridono tutti, intorno, perché Ferretti sa trasmettere quell’ironia tipica dei geni del cinema che creano capolavori col distacco di chi padroneggia la creatività.

In viaggio con il Poeta. Più avanti la cittadella di Ennio’s Creek, location ritrovata di tutto il grande western classico e all’italiana, con una colonna sonora firmata da Ennio Morricone: il saloon (altro ristorante tematizzato), l’ufficio dello sceriffo, la chiesetta e il cimitero (Ferretti: «Per favore, non mi fotografate qui, non è ancora il momento»). In fondo, a sinistra, Altair, definita nel programma «attrazione adrenalitica». E c’è da crederci, basta guardare quella grande astronave appena sbarcata sulla Terra (Star Trek? Alien? Star wars? Sempre inutile chiedere a Ferretti, perché si limita a sorridere con la sua aria complice e divertita) per capire dove sia l’adrenalina: un roller coaster (per i più anziani, un’immensa montagna russa) con dieci spirali concatenate, altezza massima di 35 metri e una velocità top di 86 chilometri orari. Poi i cinque teatri di posa con performance e spettacoli. Si va da “Ciak si gira”, adatto a tutta la famiglia, al teatro 4, passando per “Il proiettore incantato”, per bambini e ragazzi, al teatro 3, a “Dark mare”, set “maledetto” in cui spunta il segno di Gustav Dorè al teatro 2. Qui il treno è pronto per imbarcare passeggeri destinati a un viaggio nella Selva Oscura di Dante, con inevitabile passaggio per il fiume Stige (si raggiungono i 18 metri di altezza). Al Teatro 1 andrà in scena Enigma, show permanente, vero Live Movie, ovvero film dal vivo, della Filmmaster Events con la direzione artistica di Alfredo Accattino (suo l’allestimento delle cerimonie di apertura e di chiusura dei Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006). La parola d’ordine è «La vita è un enigma meraviglioso e il cinema è la più grande delle illusioni». Infine tre laboratori, tra cui una mostra permanente sul lavoro di Ferretti.

Il futuro sarà verde. C’è insieme artigianato e nuova tecnologia, in questa nuova cittadella dell’immaginario e del divertimento. Come si possono incontrare i due mondi, Ferretti? «La tecnologia è semplicemente un’estensione dell’artigianato, dell’invenzione. È la possibilità di dare corpo a ciò che l’autore immagina e materialmente non si può realizzare. Le immense scene di massa che spesso vediamo oggi, o le costruzioni spettacolari. Adesso tutto è possibile. Ma nessuna tecnologia avanguardistica al mondo potrà mai sostituirsi all’intuizione, all’estro, all’inventiva, alla capacità di visione».
Dante Ferretti sembra tornato il ragazzo che, a tredici anni, rubava poche lire per scappare al cinema. Chissà quanti conti in sospeso ha saldato, realizzando la cittadella che tra poco si arricchirà anche di un grande parco dedicato all’ecologia e all’ambiente, con i 75 ettari di Cinecittà Natura. Si emoziona ancora, maestro Ferretti? «Sempre. A ogni film. Per questo ringrazio il cinema, un mondo spesso imperfetto e pieno di errori. Ma quanto sarebbe triste e intollerabile la realtà, se fosse perfetta. Apparirebbe finta. Perciò si chiama realtà, che è come il cinema. O magari è il cinema...».