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 2014  luglio 11 Venerdì calendario

NELLA BUONA COME NELLA CATTIVA SORTE


Quando ero bambino, nei favolosi Anni Sessanta, la domenica mattina, aspettando di andare a messa, ascoltavo a ripetizione Pregherò («Non devi odiare il sole») al giradischi. Il celentanista di casa era mio fratello maggiore Bruno (si pettinava anche come Adriano). Qualche tempo dopo avrei scoperto che Pregherò era una cover di Stand by me, un classico del rock, così come avrei scoperto la magia dei Beatles e allora, la mattina della domenica, c’era una piccola lotta su quale disco sentire: se Girl o Mondo in mi settima («Questa terra è il monopolio delle idee sbagliate, / qui si premiano quei films dove c’è un morto in più, / si divorano i romanzi con il vizio a rate, / c’è perfino corruzione dove c’è lo sport»). Una volta mi è capitato di raccontare questo aneddoto a Celentano in persona. Lui ha detto: «Persona intelligente suo fratello». E poi ha salomonicamente aggiunto: «Però anche i Beatles erano bravi». In quell’occasione non ebbi la presenza di spirito di chiedergli una curiosità che continua ad assillarmi: per «romanzi con il vizio a rate» intendeva quelli di Moravia, quelli di Nabokov o quelli della Sagan?

Elettroshock nazionale. Adriano Celentano fa parte della mia vita così come di quella di milioni di italiani. Mi ricordo l’elettroshock nazionale provocato da Ventiquattromila baci. E mi ricordo, romanticamente, del suo fidanzamento con Milena Cantù, commessa in una profumeria, assurta agli onori della cronaca come «La ragazza del Clan», il clan di Don Backy, Gino Santercole, Miki Del Prete, Luciano Beretta, Detto Mariano (o Mariano Detto). Poi l’amore di Adriano e Milena ebbe fine ma la ragazza continuò la sua carriera musicale nel Clan. Fino al Cantagiro del 1967 (e chi non sa cos’era il Cantagiro, si immagini un Giro d’Italia fatto non dai ciclisti ma da cantanti), quando si consumò il fattaccio. Come andarono le cose lo raccontò Gigi Vesigna, cronista inappuntabile di quel periodo della musica leggera italiana. Ecco il pezzo che scrisse al tempo su Bolero Film Teletutto: «Allo stadio Ferraris di Genova Adriano ha cacciato Milena Cantù dal Clan dopo una lite tra Adriano ed Eugenio Cantù, il fratello. Già Milena era stata multata per essere arrivata tardi a uno spettacolo dopo aver passato la giornata con il fidanzato Fausto Leali. Dopo una seconda multa, Eugenio ha accusato Adriano di non pagare regolarmente a sua sorella i diritti dei dischi venduti. La cantante ha commentato: “Prima o poi doveva finire così”. A quanto pare chi comanda effettivamente nel Clan non è Adriano ma la sua gelosissima moglie».
A questo punto salutiamo affettuosamente Milena (che mi ha sempre fatto tenerezza per il suo sogno milanese, più che americano, di commessa che si fidanza con il rockettaro più celebre d’Italia e diventa cantante a sua volta), non senza ricordare che l’ex ragazza del Clan ebbe poi da Leali una figlia chiamata Deborah, come una delle canzoni più celebri («lun-ghe a-li di fuo-co») del cantante di A chi, in una grande confusione tra vita e musica leggera. E diamo, invece, la benvenuta a Claudia Mori («la gelosissima moglie») che nel reportage di Vesigna appare come una specie di Yoko Ono del Clan.
Anche di Claudia Mori ho ricordi d’infanzia. Più che ricordi, quasi apparizioni. Era bella come una Bond girl e aveva calcato i set del grande cinema italiano con Sua Maestà Luchino Visconti e Alain Delon in Rocco e i suoi fratelli, e si era vociferato sui giornali di un suo flirt con Francisco Lojacono. Costui era un estroso calciatore, all’inizio della Fiorentina e poi della Roma, di nascita argentina, precisamente bonaerense, ma di origini calabresi. Si faceva espellere spesso per falli di reazione quando i difensori esageravano nei tackle (hombre muy vertical, quindi), ed era la dannazione degli allenatori e dei tifosi perché perdeva le notti e la forma fisica in giro per la Roma della Dolce vita (hombre muy horizontal, anche). Fu una meteora Francisco, la classica meteora descritta dagli oriundi nella storia del calcio italiano. E fu (se poi lo è veramente stata) una meteora nella vita di Claudia Mori. La stella fissa sarebbe stata un’altra, la stella Adriano.

Un giro di valzer con Paolo Conte. Celentano e Claudia si conobbero nel 1962 e si sposarono nel 1964. Tre anni dopo i due cantavano insieme sul palco del Cantagiro, nell’edizione già citata, La coppia più bella del mondo, un valzerone (scritto, la musica non le parole, dal giovane Paolo Conte) che salì subito al vertice della hit parade e fu una specie di partecipazione di nozze estesa a un intero Paese rendendo i Celentano i coniugi più famosi della nazione.
Ora, mezzo secolo dopo, Claudia Mori manda un’altra partecipazione di nozze, questa volta per quelle d’oro (1964-2014), e la forma non è più quella della canzone ma di un libro: Due guerrieri innamorati (Bompiani). O, forse, è più esatto definirlo un biglietto d’amore di quelli che si scambiano (anzi si scambiavano, poi sono arrivati gli sms) gli innamorati.
Come celentanologo, anche se di ramo cadetto, ho subito consultato il libro. Dunque, Claudia e Adriano si conobbero sul set del film Uno strano tipo, regia di Lucio Fulci, con Macario e Nino Taranto. Del film non sapevo niente e perciò ho cercato di informarmi (nel libro se ne dice pochissimo). Ho trovato su YouTube la sequenza dei titoli di testa. Si vede Celentano sfrecciare su una spider scoperta mentre canta e balla, guidando sui ripidi tornanti della Costiera Amalfitana, Stai lontana da me. Seduto al suo fianco terrorizzato che il pilota, agitandosi come uno che ha il ballo di San Vito, non perda il controllo del mezzo precipitando in mare, c’è il grande Macario. Il film è un musicarello (i film che illustravano le canzoni, antesignani autarchici dei videoclip) con ambizioni da commedia degli equivoci. La trama è la seguente. Celentano, nella parte di se stesso e con la sua band, I Ribelli, al seguito, va in vacanza ad Amalfi ma scopre che un suo sosia ha messo incinta una ragazza (Carmelina, cioè Claudia Mori) e adesso la colpa, per un comprensibile scambio di persona, ricade sul cantante... In uno dei commenti alla pellicola su YouTube da parte dei fan si legge: «Uno dei film + belli mai fatti... altro ke le minkiate ke si vedono ora...».
Quando le proposero il film, la Mori non ne fu entusiasta. Fu sua sorella, patita di Celentano, a convincerla. E fu un appuntamento con il destino. Dopo solo un giorno che si trovava sul set ad Amalfi, Celentano la sfidò a braccio di ferro dicendole che aveva dei bei muscoli (e tastò il bicipite). Era una scusa. La lasciò vincere e ne approfittò per baciarla. Scrive la Mori: «Il primo di milioni di baci che ancora oggi ci diamo. Sì, perché ancora oggi abbiamo l’abitudine, tu più di me, di baciarci. Di pastrugnarci».
Da fidanzati clandestini si vedevano a Firenze, a metà strada tra Roma e Milano. Lui arrivava con la sua Jaguar verde. La colonna sonora dei loro incontri era la musica di Ray Charles.
Si sposarono, in gran segreto, il 14 luglio 1964 (la data della Presa della Bastiglia) alle tre di notte in una chiesetta di Grosseto. Adriano aveva scelto quell’ora antelucana perché era rimasto traumatizzato dall’immensa folla che aveva presenziato al matrimonio di Peppino di Capri (Celentano è un campionario di fobie: paura di volare, paura della velocità…). Alla cerimonia erano presenti una ventina di invitati, tra cui due zie di Claudia, Bruna (ex attrice col nome d’arte di Eleonora Ruffo, presente nel cast dei Vitelloni di Fellini) e Giuliana, che sfoggiavano due enormi cappelli. La cosa fece infuriare Celentano. Quei copricapo troppo vistosi avrebbero potuto attirare la curiosità dei giornalisti. E così, a causa delle zie, Adriano e Claudia litigarono a poche ore dalla celebrazione del matrimonio. Per saperne di più di quella cerimonia i giornali del tempo avrebbero pagato ogni particolare a peso d’oro. Io ora qui ve li posso fornire gratis dopo aver letto in anteprima il libro di Claudia.
Cominciamo dalla notizia più succosa. Non per sua volontà, la sposa era in minigonna perché, per restare in incognito, aveva dettato le misure alla sarta per telefono e c’era stato un fraintendimento. «La chiesa era bellissima. Con tante candele. Silenziosa. Ogni parola detta in quel silenzio, con l’organo che vibrava (era un fraticello assonnato), risuonava nella giusta importanza». Il rinfresco fu a base di «tartine appiccicose tipiche da oratorio». Se le mangiò quasi tutte la zia Giuliana. Per tutto il tempo del ricevimento, il frate che aveva suonato l’organo dormì russando riverso sulla tastiera.

Geloso di una certa Mary Quant. Dettaglio post-matrimoniale, né Adriano, né Claudia sopportano (e quindi portano) la fede nuziale, ritenendolo semplicemente un «cerchiolino borghese attorno al dito». Però alla fedeltà ci tengono e come. E sono gelosissimi uno dell’altra. Un giorno vanno in gita a Forte dei Marmi quando Celentano ferma di colpo la macchina, una Thunderbird verde smeraldo, apre il baule, tira fuori le minigonne di Claudia e le taglia tutte. Poi risale in auto. Lei non dice una parola ma arrivati al Forte fa uno shopping furioso nelle migliori boutique del posto e si ricompra un intero guardaroba alla Mary Quant.
Chi la fa la aspetti. Un’altra volta Claudia e Adriano stanno ballando un rock scatenato (per me Celentano balla meglio di John Travolta nella Febbre del sabato sera, il dibattito è aperto). Claudia si allontana un attimo dalla pista. Torna e c’è una biondina che parla con Adriano. Claudia rifila un calcio nel sedere a lui che, rivolto alla biondina, dice: «Le presento mia moglie».
Il libro, l’ho già detto ma è un piacere ripeterlo, è una dichiarazione d’amore. Per cui spesso Celentano è raccontato come un super-eroe. Una volta Claudia e Adriano stanno andando al cinema all’Odeon di Milano. Camminano abbracciati. Si imbattono in tre balordi. Uno di loro preso da un raptus infila una mano sotto la gonna di Claudia e cerca di toccarla lì. Adriano se ne accorge «e veloce come una saetta sferrò un pugno che prese in pieno viso quel mascalzone, spaccandogli il setto nasale!». Si scoprì poi che i tre balordi erano ricercati dalla polizia che li arrestò.
Un’altra volta Celentano monta un purosangue da corsa, che si chiamava Caffè, lanciato al galoppo per due chilometri e riesce a restare in sella.
Ci sono anche cose meno allegre. Una volta Celentano ebbe una crisi mistica. I giornali dell’epoca non parlavano d’altro. Distonia neurovegetativa fu la diagnosi dei medici. All’origine ci fu la morte del padre di Claudia, come racconta lei stessa nel libro. Forse fu un ritorno del rimosso. Celentano perse suo padre quando aveva 9 anni. In una intervista, apparsa qui su Sette, così me ne parlò: «Mi ricordo che aveva una bella figura, aveva tanti capelli, non come me. Lui aveva i capelli con l’attaccatura giusta, come ce l’aveva Tarzan, Johnny Weissmuller. Era un uomo fatto proprio bene, forte, mi ricordo che era buono, faceva ridere, giocava con gli amici».
Per mesi e mesi, in quel periodo, Claudia lesse il Vangelo e la Bibbia al marito. La religione di Celentano è un discorso abbastanza complesso. Ogni sera, prima di andare a letto, legge una mezza pagina di Vangelo e poi si addormenta. Pare (fonte Claudia Mori) che sappia spiegare benissimo le parabole. Meglio, dice ancora la moglie, di tanti sacerdoti. E, sempre secondo la moglie, potrebbe fare una trasmissione dedicata al Vangelo, spiegando le parabole meglio di tanti sacerdoti. Direi che come format non sarebbe male. Una striscia prima del telegiornale… Successo garantito.
C’è un dilemma che Celentano propone alle persone che conosce. Chiede se Dio è prima infinitamente buono o prima infinitamente giusto. Lui è per la bontà. Claudia per la giustizia. Su questa cosa continuano a discutere da anni.
Una volta Adriano ha regalato a Claudia una Mustang decappottabile rosa shocking, con la capote nera. Un’altra volta le ha scritto un bigliettino che lei ha trovato così bello da farlo incorniciare: «Tesoro, non mangiare le ciambelle che sono acide». Spesso Adriano scrive frasi d’amore sugli specchi di casa e Virginia, la colf, si commuove quando le cancella.
Ad Adriano è sempre piaciuto andare in giro in gruppo con gli amici. Tutti assieme sul treno, tutti assieme in albergo, tutti assieme a dormire in una stanza d’albergo. E poi tirarsi i gavettoni d’acqua, saltare in piedi sui letti. E il fratello Sandro incaricato di pagare gli eventuali danni agli albergatori.
Una volta comprò l’attrezzatura completa necessaria per il tiro al piattello. Cominciarono a sparare al bersaglio, piazzato in giardino, dalle finestre delle camere. Sembrava fosse scoppiata la terza guerra mondiale. Gli altri ospiti, terrorizzati, scapparono dall’albergo. Cose così. Oggi si direbbe cose alla Balotelli.

Con il raffreddore si canta meglio. La corte degli amici ogni tanto viene a noia. A lei più che a lui. Racconta Claudia: «Ogni sabato e domenica si andava al cinema tutti insieme. Dopo, o prima, cena. Ormai era prassi consolidata che pagasse sempre Adriano. Era talmente normale che nessuno faceva neanche finta di pagare il conto. Una sera, erano le due o le tre di notte, il cameriere portò il conto ad Adriano, che lo passò a me. A quel punto decisi di prendermi una piccola soddisfazione. Dovevo firmare un assegno e non avevo la penna per scrivere. Almeno datemi una penna per firmare l’assegno, dissi rivolta a tutti i commensali. Adriano mi guardò con uno sguardo di rimprovero perché ha sempre combattuto queste mie reazioni, per la verità con pochissimo effetto e successo».
Adriano ha (quasi) sempre ragione. Tutti gli sconsigliavano di cantare Azzurro, il capolavoro di Paolo Conte. Dicevano che era estranea al suo repertorio, che lui cantava pezzi rock e non «marcette da gita scolastica». Lui invece la incise e lo fece pure un giorno che non si sentiva bene spiegando: «Oggi ho il timbro della voce giusta per cantare Azzurro. Un po’ nasale per il raffreddore, strana, come se stessi soprappensiero, passeggiando con un amico».
A un certo punto, la coppia più bella del mondo attraversò una crisi profonda. Claudia e Adriano erano a un passo dalla separazione. Lui si trovava a Roma e lei in montagna a 800 km di distanza. I giochi sembravano ormai fatti quando Claudia vide arrivare un taxi che veniva da Roma. Il taxista le consegnò una lettera d’amore di Adriano lunga 32 pagine. Magari conteneva uno di quei famosi errori di grammatica che a Celentano sono stati rimproverati nelle sue canzoni o nelle sue trasmissioni. Comunque sia, da 800 km di distanza colpì il bersaglio in pieno.