Alessandra Rizzo, La Stampa 11/7/2014, 11 luglio 2014
Yara, così i pm ricostruiscono le mosse di Bossetti quella sera Incrociati celle e filmati del furgone sospetto Fabio Poletti Si gioca tutto in sedici minuti il futuro giudiziario di Massimo Giuseppe Bossetti
Yara, così i pm ricostruiscono le mosse di Bossetti quella sera Incrociati celle e filmati del furgone sospetto Fabio Poletti Si gioca tutto in sedici minuti il futuro giudiziario di Massimo Giuseppe Bossetti. Sedici minuti che gli investigatori stanno verificando incrociando le celle telefoniche dei telefonini del muratore di Mapello e di Yara, da mettere in relazione con due telecamere stradali che riprendono un furgone molto simile al suo a Brembate di Sopra. Il cronometro degli investigatori parte alle 17 e 45 quando il telefonino del muratore aggancia la cella di via Natta a Mapello, dove abita. Lui assicura di essere andato a casa dopo il lavoro, di aver fatto la strada di sempre, non nega di passare talvolta da Brembate ma giura di non avere nulla a che fare con la scomparsa di Yara. «Quella sera sono rimasto a casa, il mio telefonino era scarico, non mi sono più mosso», fa mettere a verbale. Ma sedici minuti dopo il momento in cui spegne il telefonino, alle 18 e 01, un furgone Iveco Daily di colore chiaro simile al suo, viene ripreso dalla telecamera di un benzinaio in via Locatelli a Brembate di Sopra. Il benzinaio è nella stessa via della palestra dove Yara viene avvistata l’ultima volta. Nelle immagini non si vede chi sia alla guida. Si intravede che il furgone ha un catarinfrangente non di serie simile a quello che il muratore aveva installato sul suo furgone. Lo stesso furgone appare alle 18 e 12 in via Morlotti angolo via Rampinelli dove Yara abitava. Se fosse davvero il suo, il muratore di Mapello dovrebbe spiegare come mai. Anche se le amiche di Yara e la sua maestra giurano di non averlo mai visto lì intorno ci sono le celle telefoniche e le telecamere. Certo solo un indizio. Ma che si sovrappone con gli ultimi istanti di Yara che alle 18 e 25 e 01 secondi riceve un sms quando si trova ancora a Brembate agganciata alla cella di Ponte San Pietro, un altro lo invia alle 18 e 44 e 14 secondi sempre dalla stessa zona, mentre l’ultimo sms lo riceve alle 18 e 49 e 49 secondi dalla cella in via Natta a Mapello. Cinque minuti dopo, in un percorso che non può avere fatto a piedi, prima che il suo telefonino si spenga per sempre. Solo indizi, si capisce. Perché le prove gli investigatori le cercano altrove. Se ci fosse traccia di Yara sulle auto di Bossetti sarebbe peggio. Le auto le hanno i Ris di Parma, ieri hanno stabilito la tempistica dei controlli sui mezzi. Ed entro un mese si aspetta la relazione dell’Istituto di Medicina Legale a Pavia che sta analizzando peli e capelli trovati accanto al corpo di Yara dove è stato ritrovato il Dna del muratore. Ma fino ad ora, su quei 200 peli, il Dna del muratore di Mapello non c’è. I suoi avvocati non si sbilanciano, non rivelano strategie processuali, aspettano che il pm Letizia Ruggeri decida se chiedere il rito immediato e lamentano la continua fuga di notizie, talvolta inesatte e contraddittorie.