T. Lab., Corriere della Sera 11/7/2014, 11 luglio 2014
«NOI UN FARO SUI DIRITTI. SANTANCHÈ? È CATTIVA»
[Intervista a Cecchi Paone] –
ROMA — «Quanta fatica, quante sofferenze, quanto dolore. E guardi che io sono uno che tiene duro, sa? Ma se non ci fosse stato Berlusconi...».
Perché, che faceva Berlusconi?
«Se non ci fosse stato Berlusconi a dirmi, dieci anni fa, “Alessandro tieni duro”, “Alessandro vai avanti”, “Alessandro stai tranquillo che io sono dalla tua parte”».
Lei ha tenuto duro...
«...E finalmente oggi, grazie a Silvio Berlusconi e Francesca Pascale, Forza Italia è il partito più credibile sul fronte dei diritti dei gay. Il mondo gay considera Forza Italia più affidabile rispetto a Renzi e a quei burocrati del Pd che hanno parlato per anni ma non hanno mai combinato un tubo».
Alessandro Cecchi Paone, classe ‘61, uomo della televisione e del giornalismo, esulta che manco un tedesco dopo il 7 a 1 al Brasile. A dieci anni dal suo coming out , ieri l’altro era seduto al tavolo della cena di finanziamento con l’ex Cavaliere. E insieme alla Pascale, poi, «sto anche lavorando per cercare qualche faccia nuova per un partito che, finalmente, sento mio».
Scusi, non le pare di esagerare quando dice che Forza Italia, anche rispetto alla sinistra...
«Ma quale esagerare? Andate a sentire quello che ha detto Vanni Piccolo, fondatore del Circolo Mario Mieli, dopo il tesseramento di Francesca (Pascale, ndr ) all’Arcigay. Forza Italia, in questa battaglia, oggi sta davanti a tutti».
È sicuro che quelli di FI siano d’accordo?
«Gasparri, alla cena dell’altra sera, parlava di trovare una sintesi sulle unioni civili. La Polverini è venuta da me per dirmi “non la penso come te e la Pascale ma voglio darvi una mano”. Per non dire della Gelmini, un’altra non proprio in linea con le nostre idee, pronta a discutere con grande generosità e amore, a dare il suo contributo sulla proposta di legge che sto scrivendo con Francesca purché rimanga nell’ambito di quello che nella passata legislatura immaginarono Brunetta e Rotondi».
Adesso magari dirà che anche la Santanchè è d’accordo.
«No, la Santanché è l’unica contraria. Parliamo di una persona che pensavo fosse simpatica. Ma che invece è cattiva».
Prego?
«Ha capito bene. Cattiva. Anni fa, durante la Vita in diretta, mi disse che non potevo parlare di figli perché non potevo averne. Voleva ferirmi. Ci riuscì. Il paragone con Crudelia De Mon che ha fatto la Pascale l’altro giorno ci sta tutto, creda a me».
Cosa ricorda del suo «coming out»?
«Dieci anni fa. Ero candidato alle Europee con Forza Italia. Presi coraggio, lo feci e mi trovai circondato dalle critiche di Baget Bozzo, di Bondi, del gruppetto di Comunione e Liberazione... Berlusconi mi disse di tenere duro. Con Mediaset e Mondadori mi ha dato modo di esprimere le mie idee. E sono arrivato fino a qui».
Secondo lei, tra i parlamentari di FI, c’è qualche gay che non ha fatto «coming out»?
«Eeeehhhh».
Uno, più d’uno, tanti?
«Forse una decina».
Rimarranno nell’ombra anche dopo questa svolta?
«Temo di sì. È un problema di quella generazione. I giovani d’oggi, per fortuna, di questi problemi non ne hanno più».