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 2014  luglio 11 Venerdì calendario

NASCE CINELANDIA, VIP IN CODA SULLA PONTINA

Castel Romano
Alle cinque della sera arrivano per fortuna Gianni Letta e Walter Veltroni. Stormi di cameramen si gettano sui due blasonati ex per consolarsi della tragica notizia appena giunta da Roma centro: “Matteo non verrà”. Avevano fatto tutto per lui, con tanto di prove generali e orario bloccato alle 17 per consentire al premier il consueto coordinamento con i tg delle 20. E invece Renzi è trattenuto a Palazzo Chigi, e così si appalesa il senso profondo dell’inaugurazione di Cinecittà World, ambizioso parco tematico alla periferia della Capitale: qui non si celebrano i fasti del cinema italiano degli anni ’50 e ’60, ma si consuma una rimpatriata di reduci degli anni 90, epoca meravigliosa in cui, vent’anni più giovani, dovevano ricostruire l’Italia del dopo Tangentopoli e invece hanno concepito nuove e peggiori devastazione.
Ecco Veltroni affettuosamente abbracciato dall’amministratore delegato di Cinecittà Parchi Spa, il francese Emmanuel Gout. Sì, proprio lui: nel 1997 faceva il lobbista di Telepiù, la pay-tv che precedette Sky. Il governo Prodi doveva mandare Telepiù sul satellite insieme a Rete4, poi accadde il miracolo, la legge Maccanico fu cambiata quando Gout promise al vice premier e ministro dei Beni culturali Veltroni di investire sul cinema italiano che gli era così caro. Allora Gianni Letta aveva iniziato la carriera da gran ciambellano di Palazzo Chigi, e Luigi Abete, lasciata la presidenza di Confindustria, fu mandato a occuparsi di Cinecittà in grave crisi. Doveva privatizzare gli studi cinematografici, effettivamente Cinecittà oggi è privata, di Abete. O meglio, è sua (per il 16 per cento) e dei suoi amici e soci- Diego Della Valle (32 per cento) e Aurelio De Laurentiis (23 per cento).
Abete ringrazia Veltroni, che come sindaco (2001-2008) ha seguito la nascita del progetto, ma anche i successori Gianni Alemanno e Ignazio Marino, nessuno si è messo di traverso. Gout dà prova di abilità comunicativa. Alla domanda “Quanti dei 500 posti di lavoro che avete creato con il parco tematico sono a tempo indeterminato?”, risponde che ci sono “una certa varietà di tipi di contratto”, cioè zero a tempo indeterminato. Abete spiega che il progetto è nato nel 2003 ed è rimasto fermo per cinque anni in attesa del cambio di destinazione dell’area, nella quale era esplicitamente vietato fare attività di “intrattenimento”. Fu l’assessore regionale Esterino Montino, dicono dalla Regione, a firmare nel 2010 la modifica. “Erano tutti d’accordo, destra e sinistra”, assicura Abete. Nessuno ne dubitava.
Il punto è che in località Castel Romano, c’è un budello chiamato strada Pontina che per decenni ha consigliato di vietare attività ad alta affluenza di pubblico. Poi magicamente è stato aperto un gigantesco Outlet da quattro milioni di visitatori all’anno. Adesso Abete punta a un milione e mezzo di persone all’anno: “La strada sarà presto allargata, ci sono già tutti i progetti”, annuncia. I conti di Cinecittà World sono chiari. Mille posti di lavoro, tra diretti e indiretti, 250 milioni di investimento dichiarati, di cui circa metà preso in banca, l’obiettivo di incassare 40 milioni per andare in pareggio e 60 per ottenere la stessa profittabilità degli altri grandi parchi tematici in giro per il mondo. Per centrare l’obiettivo bisogna che ciascuno del milione e mezzo di visitatori ipotizzati spenda 40 euro, cioè il biglietto d’ingresso che ne costa 29 più cibi, bevande e gadget vari. Come dice Abete, “l’entertainment è l’autostrada per lo sviluppo”, e oggi, spiega il presidente della Bnl, “nella vita delle persone il tempo libero è più di quello occupato”. Parole sante, soprattutto per il popolo dei disoccupati, che però potendo spendere 29 euro forse preferiranno entrare nel cancello accanto per comprarsi una scarpa all’Outlet anziché al Cinecittà World per vedere le scenografie del tre volte Oscar Dante Ferretti e ascoltare le musiche di Ennio Morricone. In ogni caso papà, mamma e creatura per entrare devono pagare 81 euro, così non solo sapranno come passare il tempo, ma anche come spendere gli 80 euro di Renzi se trovano quello in più: forse è proprio Abete nega che dietro l’operazione ci sia un interesse immobiliare. “La nostra è una start up sul mercato dell’entertainment”, taglia corto, e giura che non sa ancora se vorrà costruire davvero l’albergo da 200 camere subito fuori del arco tematico, come l’iniziativa di un albergo di eguale stazza dentro i terreni della vecchia Cinecittà è motivata solo con il desiderio di offrire un alloggio a tiro di set alle stelle del cinema e relative maestranze. Fatto sta che a Castel Romano, sui terreni che un tempo ospitarono Dinocittà, la cine-cittadella di Dino De Laurentiis,oggi ci sono 45 ettari edificabili a disposizione di Abete e soci, e forse pensava a questo Montino quando, passato all’opposizione, nel 2012 ha definito il parco di Abete “una grande ludoteca a cielo aperto, buona al circuito delle speculazioni edilizie”.
Giorgio Meletti, il Fatto Quotidiano 11/7/2014