Diego Gabutti, ItaliaOggi 11/7/2014, 11 luglio 2014
B. È COSÌ NEI GUAI CHE PERSINO AUGUSTO MINZOLINI, UNO DEI FEDELISSIMI, GLI MONTA CONTRO UNA FRONDA «IRRICONOSCENTISSIMA» COME DIREBBE PAPI
Beppe Grillo, in un pomeriggio solo, le ha tentate tutte almeno tre volte: prima le cattive e poi le buone, quindi di nuovo le cattive, poi un’altra volta le buone. Lui strillava, facendo e disfacendo, suadendo e insultando, mentre il premier, da lungi, assisteva beato allo show. E fu subito sera.
Sicilia, una «catastrofe che diventa pittoresca con l’Ente minerario, che ebbe velleità di contrastare l’Eni; con l’Espi, l’Ente siciliano di promozione industriale, sorto per fare concorrenza all’Iri; e infine con l’Irfis, banca regionale proiettata nell’empireo della finanza per dare filo da torcere a Mediobanca» (Pietrangelo Buttafuoco, Sicilia buttanissima, Bompiani 2014).
C’è qualcosa di molto retrò (oltre che di leggermente ebetinistico, per dire così) nell’idea che gli altri partiti debbano adattarsi a far da bersaglio alla strategia delle Cinque stelle, sempre la stessa: torte in faccia ai nemici del popolo. Grillo e grilloidi pensavano davvero che il partito democratico riformato di Renzi e soci fosse tenuto a prestarsi al gioco: farsi da parte e cedere al Movimento 5 Stelle il posto d’onore in tivù. Voleva farla lui, Grillo, la nuova legge elettorale, senza il Pregiudicato e anche senza l’Ebetino (se possibile, ma con lui, vabbé, se proprio si deve). Giù le mani da riforme e controriforme, sgomita il Comico. Sono io il salvatore del mondo. Renzi, solo perché ha vinto le elezioni, chi si crede d’essere? Fate largo a me, a Casaleggio e a Nigel Farage, un filokeniota, altro che un razzista. Sembra di sentire il Politburò del vecchio Pci. Tutti corrotti tranne noi. Tutti antidemocratici tranne noi, il Soviet supremo, Pol Pot e i Fratelli Castro.
Non che Renzi abbia fatto un grande affare scegliendo Forza Italia al posto del Movimento Cinque Stelle. Silvio Berlusconi, il Caimano, il Pregiudicato, è così nei guai che persino Augusto Minzolini, uno che un tempo passava per essere uno dei fedelissimi, gli monta contro una fronda «irriconoscentissima», come direbbe Papi. Renzi, accordandosi col Comico, avrebbe potuto dargli il colpo di grazia e lasciarlo in mutande, senza più un amico al mondo tranne Renato Brunetta. Ma Renzi non l’ha fatto. Poteva decretare l’insignificanza di Berlusconi e ha preferito sbertucciare il guru dei pentastellari. Può sembrare un assist, come si dice, e in effetti lo è. Ma è solo l’inizio dell’avventura. Renzi è in cima alla piramide e intende restarci a lungo. Prima o poi avrà bisogno d’altri sacrifici umani.
«Una volta [la recinzione intorno al villaggio che oggi accoglie i clandestini] serviva a proteggere gli americani che non si curavano d’integrarsi, adesso serve per i maghrebini che devono restare dentro per portare a svolgimento l’esperimento pensato dagli scienziati, a Roma: Organizzare corsi d’italiano per gli ospiti così da impiegare precari locali; organizzare assistenza all’infanzia all’interno del villaggio così da impiegare precari locali; organizzare corsi di meccanico, di barbitonsore, d’elettrotecnico e di agrumicoltore così da impiegare precari locali. È una così macchinosa teoria che svela l’unica urgenza: dare soccorso ai paesani più che ai clandestini» (Pietrangelo Buttafuoco, Sicilia buttanissima, Bompiani 2014).
Cosa si proponga di fare in futuro il Caimano è un mistero grande. Speranze di tornare al potere non ne ha. Può tutt’al più scontare la pena, sperare che non gliene appioppino un’altra e tornare finalmente a lanciare anatemi contro le toghe rosse senza il ricatto dei domiciliari. Anche se il centrodestra dovesse tornare a vincere, ma è lo scenario più improbabile tra tutti gli scenari più improbabili, non sarebbe più lui a occupare la poltronissima di Palazzo Chigi ma qualche usurpatore. Non può neanche tornare a fare l’imprenditore: anche lì le poltrone sono occupate, dai suoi figli e dai manager dei suoi figli. Tempi cupi, sono.
E godersi in pace la pensione? E imparare a giocare a bocce? E rassegnarsi alla pace dei sensi? Basta con le fidanzate e via con le badanti?
«La mafia, specie se sotto i riflettori della denuncia, cresce in mitologia. La mafia, poi, nutrita d’antimafia giganteggia per negazione restituendo a certi professionisti l’agio sociale di un’invincibilità etica che riduce tutto a protocollo. Valga per tutti l’esempio d’Antonio Ingroia. Ma anche quello di Rosario Crocetta» (Pietrangelo Buttafuoco, Sicilia buttanissima, Bompiani 2014).
Diego Gabutti, ItaliaOggi 11/7/2014