Fabio Monti, Corriere della Sera 11/7/2014, 11 luglio 2014
I DELLA VALLE VS PRANDELLI: «IN FUGA E DICE FESSERIE»
Oggi è l’11 luglio 2014: sono passati 32 anni dalla domenica di Italia-Germania Ovest 3-1, finale mondiale a Madrid e manca un mese all’assemblea che dovrà eleggere il nuovo presidente della Figc. La situazione è in forte evoluzione. In sintesi: Carlo Tavecchio, 70 anni, sostenuto dalla Lega Dilettanti e da un’ampia quota di Lega Pro, più almeno una metà dei club di A (Milan e Lazio in testa) e di B, ha i numeri per vincere. Ma cresce il pressing perché Demetrio Albertini faccia un passo avanti e accetti di scendere in campo. Glielo hanno chiesto in queste ore Assocalciatori e Assoallenatori; lo spingono le parole di alcuni presidenti delle società di A, anche se la Lega si pronuncerà soltanto dopo l’assemblea di giovedì prossimo.
Dopo Agnelli, ecco il n. 1 della Roma, James Pallotta: «Siamo a favore dell’assoluto rinnovamento di governance, regole e uomini che fino a oggi hanno gestito il calcio italiano portandolo a una perdita di credibilità e interesse sul mercato domestico e ancor di più su quello internazionale. In questo senso la soluzione delle problematiche deve essere affidata a personaggi autorevoli e indiscutibilmente distanti dalle logiche che fin qui non hanno prodotto soluzioni». E anche il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis ha fatto capire che sarebbe favorevole a un nome nuovo: «Un presidente moderno, giovane come testa, pronto a rispettare il passato senza rinnegarlo e aprire la porta a un futuro a cui nessuno ha aperto finora le porte».
Ma, prima di parlare del futuro, c’è ancora la necessità di fare i conti con il passato, che pesa come un macigno. Così è arrivato l’attacco durissimo (ma non inatteso) a Prandelli da parte di Diego Della Valle, che aveva voluto il c.t. come allenatore della Fiorentina nel 2005 (e fino al 2010): «Le dimissioni di Prandelli? Se c’è uno che non si meraviglia di nulla su quello che fa Prandelli sono io, perché l’ho visto all’opera; che sia scappato dopo il casino che ha fatto non mi meraviglia. Sta nel Dna dell’uomo. Prandelli è una persona che non ha le capacità per fare bene le cose; riesce a costruirsi rapporti mediatici sempre molto forti, ma alla fine, quando c’è da dimostrare i fatti, manca sempre all’appello. In questo caso ha lasciato l’Italia con l’amaro in bocca, non ha spiegato a nessuno cosa è successo». Galliani ha trovato le parole di Prandelli su Balotelli «non elegantissime»; Andrea Della Valle se l’è presa con l’ex c.t. per quanto detto su Giuseppe Rossi («umanamente parlando, mi ha deluso») a Istanbul. Ha parlato di «fesserie» e ha spiegato: «Sono molto amareggiato perché non mi aspettavo le parole di Prandelli nei confronti di Rossi, pronunciate da una persona che nessuno conosce più di me a livello professionale. Scaricare tutto su Giuseppe, dicendo che la spedizione azzurra è partita senza la giusta serenità per colpa del nostro giocatore, è totalmente inconcepibile. Mi auguro che si sia trattato di un momento di grande confusione. È l’unica spiegazione; era legittimo che non convocasse il giocatore, avrà avuto le sue ragioni, e le aveva già spiegate. Tornarci tre giorni fa è stato totalmente inopportuno, sia per gli italiani sia per il popolo viola».
Fabio Monti