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 2014  luglio 11 Venerdì calendario

LA METAMORFOSI DI CALDEROLI, DA PIROMANE A POMPIERE

Ma che fine ha fatto quel Roberto Calderoli con ascia e piccolo lanciafiamme che dava fuoco esultante a «375.000 leggi inutili»? In fondo era solo il 2010 quando l’allora ministro per la Semplificazione Normativa del governo Berlusconi IV bruciava ridendo quanto di brutto vecchio e stantìo c’era della Repubblica. Oggi Calderoli, vicepresidente del Senato e relatore del testo sulle Riforme appare molto più «pompiere» che incendiario. Ieri, ad esempio, l’emendamento Finocchiaro sul Senato non elettivo con il criterio della proporzionalità, approvato dalla commissione Affari costituzionali, non è stato firmato dal co-relatore Calderoli. Il senatore della Lega ha apprezza lo spirito della riformulazione, ma ha detto che presenterà una sua proposta in aula. Ugualmente l’altro giorno, al suo rientro a Palazzo Madama dopo l’infortunio riportato a una mano in seguito alla caduta per un malore a Milano, Calderoli ha puntualizzato la sua posizione annunciando il ritiro della firma da un altro emendamento, che porta il nome di entrambi i relatori (oltre al suo quello di Anna Finocchiaro). Si tratta della proposta che cambia, ma non abolisce, le Provincie, trasformandole in «enti di area vasta». «Fanno rientrare dalla finestra quello che è uscito dalla porta - ha commentato - Vogliono cancellare le Provincie e poi istituiscono le aree vaste mettendole tra l’altro nelle norme transitorie». E ritira la firma anche da questo ementamento.
Lo stile da «panzer» è dimenticato: Roberto, classe ’56, bergamasco doc, appare adesso come un «padre della patria» un po’ conservatore, un po’ progressista, ma soprattutto attento a quello che si tiene e a quello che si butta. Visto che, come ogni buon bergamasco, sa che a buttare si fa peccato.
Ed è passato anche il look da panzer, quello di teutonica memoria: giacca di pellecchia verdolina con colletto cannolè di lana e bottoni di metallo, in stile borgomastro bavarese che nel passato ha più di una volta sfoggiato. Oggi è molto più facile vederlo con l’intramontabile fresco di lana grigio. Anche durante le manifestazioni con l’amico e segretario Matteo Salvini, mentre portano in Cassazione 3 milioni di firme per i referendum. Per trasportare i pesanti cartoni Salvini sceglie una pratica t-shirt. Lui, Roberto, fatica in giacca grigia senza rinunciare alla cravatta, quella sì sempre e irrinunciabilmente verde Lega.
Ed è l’ultima cosa rimasta di quello sgargiante e appariscente colore, visto che le apparizioni con giacconi e camicie da «pasionario separatista» appartengono ormai solo al folklore degli incontri a Pontida.
Calderoli resta leghista e non perde occasione per ribadirlo, ma invece di «bruciare» cerca la mediazione. Come era già successo quando diede alla luce il «porcellum», con rammarico, ma anche con senso pratico. E ora invia all’aula un disegno di legge del quale è co-relatore, ma che condivide in minima parte. La politica, si sa, è l’arte del possibile.