Paolo Nori, Libero 11/7/2014, 11 luglio 2014
COME LA CODA DEL MAIALE
Poco più di un anno fa, mi avevano invitato a un convegno sull’educazione dei bambini, a Reggio Emilia, e quando era toccato a me parlare, non so bene cosa avevo detto, perché ero agitato per delle cose che avevo sentito dire da quelli che avevan parlato prima di me, e io quando mi agito non è che risponda esattamente, di quello che dico, e poi dopo, per farmi passare l’agitazione, quando tutto è finito, mi succede che mi ripeto nella mia testa un misto di quello che ho detto e di quel che avrei dovuto dire e il risultato è un po’ un misturotto la cui principale funzione è quella di calmarmi e di convincermi che io, tra tutti quelli che avevan parlato, ero quello che aveva ragione.
La cosa che avevo sentito e che mi aveva fatto agitare era che quelli che non vanno a votare tolgono un diritto anche a quelli che ci vanno, che non ho ancora capito bene cosa c’entrasse, con l’educazione dei bambini, ma eravamo in periodo elettorale, che son quei periodi che vale un po’ tutto.
E quando ero poi andato sul palco io, avevo detto che mi scusavo con tutti i presenti ma io eran vent’anni che non andavo a votare quindi eran vent’anni che privavo la gente dei loro diritti, e non solo, avevo detto; io pensavo perfino che fosse un mio diritto, non andare a votare, e da quando, vent’anni prima, avevo smesso di credere che qualcuno che sarebbe andato in Parlamento avrebbe fatto il mio bene, da quando avevo cominciato a pensare che il mio bene era bene non delegarlo a nessuno ma farlo da solo, e che la politica non era una cosa che si faceva una volta ogni cinque anni quando si andava a votare, ma che la politica si faceva tutti i giorni, e che era politica il modo in cui si parlava, il modo in cui ci si muoveva, che era politica il grado di gentilezza con cui si parlava coi propri figli, e coi propri genitori, ecco io, avevo detto là a Reggio Emilia, sto molto meglio, da quando ho scoperto queste cose, avevo detto più o meno.
E qualche mese dopo mi era venuto in mente un libro da fare con i bambini degli asili nido, e avevo proposto il libro a un’istituzione di Reggio Emilia che mi sembrava lavorassero bene, e poi eran passati dei mesi, non mi avevan risposto, avevo pensato che non gli interessava e avevo proposto la cosa a una mia amica cha lavorava a Bologna e poi l’altro giorno ho saputo che lì, a Reggio Emilia, la mia proposta non l’avevano presa in considerazione perché io, qualche mese prima, avrei fatto propaganda per il non voto. Non perché non ero capace di lavorare, o perché il libro che avevo pensato non era bello, perché non andavo a votare e lo dicevo, anche.
Che per me, quando l’ho saputo, è stata una cosa bellissima che son stato di buon umore tutto il giorno, l’altro giorno, quando mi han detto il motivo per cui non mi avevan risposto da quella istituzione di Reggio Emilia e ho scoperto che era un motivo ideologico, che io venivo discriminato per motivi ideologici ed è bellissimo, mi son ricordato, essere discriminato.