Francesco Spini, La Stampa 11/7/2014, 11 luglio 2014
LA CRISI DI ESPIRITO SANTO MANDA IN ROSSO LE BANCHE
Fine dell’euforia in Borsa. Non c’è solo il susseguirsi di dati economici meno brillanti delle attese che aprono dubbi sulla consistenza della ripresa. Ad esacerbare il nervosismo degli investitori ieri è stata una nuova crisi bancaria, come non se ne vedevano da tempo. A irrompere nelle sale operative sono state le notizie relative alle difficoltà di un importante istituto portoghese, il Banco Espirito Santo. Tutto nasce dal fatto che una delle holding a monte della catena di controllo, la Espirito Santo International, non ha onorato le scadenze relative a bond detenuti da «un numero modesto di clienti» della controllata svizzera Banque Privee Espirito Santo. Che a sua volta ha indicato «di aver richiesto il pagamento alla capogruppo» e «che prenderà ulteriori misure per tutelare gli interessi dei suoi clienti». Un intreccio complesso e poco trasparente che ha ingenerato uno dei più grandi timori degli investitori in epoca di «stress test» bancari: il possibile crack di un istituto di credito.
Tanto è bastato per far scattare le vendite su tutti i Paesi Periferici, a cominciare proprio dalla Piazza di Lisbona che ha lasciato sul terreno il 4,18%, seguita dal -1,98% della vicina Spagna. Piazza Affari è buona terza, con il Ftse Mib a -1,9%. Male anche Francoforte (-1,52%) e Parigi (-1,34%). A corroborare il clima negativo si sono inseriti i dati relativi alla produzione industriale, calata a maggio dell’1,2% (1,8% rispetto all’anno precedente) che si accompagna ad un altrettanto inatteso -1,7% in Francia, dopo il -1,8% registrato due giorni fa in Germania. Non bastasse anche il bollettino della Bce ha certificato una ripresa economica «molto graduale» nel secondo trimestre, con rischi al ribasso per le prospettive economiche dell’Area Euro. Una sequela di cattive notizie che non poteva non riflettersi sul termometro della febbre finanziaria: lo spread. Il differenziale tra i Btp decennali e i tedeschi Bund di pari durata è salito a quota 175 punti, dopo aver sfiorato i 180 punti, tornando ai livelli pre-elettorali. In tutto questo va comunque registrato il successo dell’asta dei Bot annuali, il cui rendimento segna un nuovo minimo storico: 0,387%, sotto il precedente minimo di 0,495% di giugno. Tornando alla Borsa, a pagare pegno sono state le banche: Mps ha perso il 4,29%, Bpm il 3,25%, Banco Popolare il 2,87%. Giornata nera per Mediaset: -4,83%.
Il problema è che il vento, a Piazza Affari, sembra essere cambiato. Un mese fa il consuntivo era un rotondo +20% da inizio anno: eravamo ai massimi dell’anno. A calcolarlo ieri, il «bottino» si riduceva a un misero +8%. Se ne sono accorte anche le aspiranti matricole. Una ha già dato forfait: Rottapharm. Nel giorno della chiusura dell’offerta, ha issato bandiera bianca. Secondo fonti finanziarie l’offerta sarebbe stata coperta solo parzialmente. Gli investitori sono diventati selettivi: del resto che ci fosse un possibile eccesso d’offerta era prevedibile dopo che in Borsa da inizio anno sono approdate già 4 matricole sull’Mta e 6 sull’Aim, senza contare i 10 miliardi di aumenti di capitale bancari.
A tutto ciò si aggiunge la doccia gelata sull’industria italiana che cede sotto i colpi di una crisi economica ormai in ritirata, ma ancora capace di pericolosi colpi di coda. A maggio la produzione è andata letteralmente a picco, con un calo dell’1,8% rispetto allo stesso mese del 2013 e con un ben più allarmante arretramento dell’1,2% rispetto al mese precedente. Un dato preoccupante perché totalmente inatteso.