l’Espresso 11/7/2014, 11 luglio 2014
INVASIONE MEDUSE. IDEA, MANGIAMOLE
In alcune regioni d’Italia le meduse vengono tenute lontano dalle spiagge con speciali reti galleggianti. In Corea utilizzano invece stormi di robot assassini, per triturarle in alto mare. Dall’Istituto Cnrdi Scienze delle Produzioni Alimentari di Lecce arriva però una proposta differente: se non puoi vincere il tuo nemico... mangialo.
E d’altra parte in paesi come la Cina le gelatinose creature sono considerate un cibo da gourmet da quasi cinque millenni, e a livello mondiale il giro di affari legato al loro consumo alimentare supera oggi i 25 milioni di euro. Provate a proporre un’insalata di meduse in Italia però, e vedrete probabilmente arricciarsi molti nasi. Eppure, assicurano i ricercatori pugliesi, sono un cibo gustoso, e sanissimo: hanno un basso contenuto calorico, e sono ricche di proteine, omega 3 e omega 6. Pescandole a scopo alimentare contribuiremmo quindi a tenere sotto controllo il numero di esemplari presenti nei nostri mari, a tutto vantaggio dei pescatori e degli operatori turistici, spesso danneggiati dalla loro presenza, e persino del Servizio Sanitario.
Solo in Salento infatti, negli scorsi tre anni le punture di meduse hanno causato una spesa di circa 400 mila euro, cifra che prendendo in considerazione tutta l’area del Mediterraneo, dove nel 2013 sono stati oltre due milioni i bagnanti colpiti dalle meduse, sale a diversi milioni. Gli ostacoli da superare perché si diffonda il consumo di meduse non saranno però solamente di natura culturale. Oggi infatti l’Ue riconosce come commestibili le meduse asiatiche, ma non quelle europee. Il progetto, realizzato in collaborazione con l’Università del Salento, punta quindi a superare queste difficoltà, approfondendo le conoscenze disponibili sulle proprietà nutrizionali delle meduse nostrane, e indagandone i possibili utilizzi anche nel campo della zootecnica, e della ricerca farmacologica.