Andrea Scanzi, il Fatto Quotidiano 10/7/2014, 10 luglio 2014
CARESSA, IL DERVISCIO DELLA TELECRONACA
Fabio Caressa vola altissimo: «Questo non è solo calcio, questa è religione. I brasiliani saranno danzatori dervisci» (soprattutto Fred, noto danzatore derviscio anche se appena legnoso). Caressa è in gran forma: «Hulk la mette in mezzo per Robben» (nella playstation), «Non li chiameremo Fregi o Dangi ma Fred e Dante, ah ah ah ggghhh» (il «ggghhh» è l’effetto-risucchio delle risate).
La Germania segna primo e secondo gol («Porte chiuse in faccia al Brasile!»). Caressa dimostra di intendersene molto: «Attenzione, io di partite strane che sembravano chiuse sul 2-0 e poi si sono riaperte ne ho viste tante. E poi i tedeschi si devono fermare, sennò al 25esimo ce ne andiamo anche noi, ah ah ah ggghhh».
La Germania ne fa altri tre e Caressa, di colpo, interpreta la parte di quello che aveva previsto tutto: «Però, diciamo la verità, questo Brasile ha già fatto un miracolo ad arrivare fin qua». Che strano: l’incontro era stato presentato come sostanzialmente equilibrato, con i «danzatori dervisci» quasi alla pari. Caressa sciorina il curriculum: «Tu lo sai che io ne ho fatta tanta di Bundesliga» (militava nel Bayern Iperbole). Caressa abbraccia lo scibile: «Era anche una delle grandi domande sul nostro sito. Se non le avete viste andatele a vedere, sono domande stupende» (di più: sono domande sexy).
Caressa conosce la cura: «In Germania i dirigenti andavano in galera»; «Se lo Schalke fallisce, fallisce. Se il Dortmund fallisce, fallisce»; «Questi falli sono normali in Germania, è bella l’intensità degli allenamenti, il Dortmund ha avuto 9 infortuni in allenamento» (figo: più tibie fratturate per tutti).
Ancora: «I tedeschi ci offrirono birra e salsicce» (stica); «Neuer proprio non vuole prendere gol» (di lì a poco prenderà gol); «L’Argentina deve sperare che Messi diventi messianico, ah ah ah ggghhh»; «E anche nell’Olanda c’è un diavoletto eh, quel diavolo di Van Gaal, eh eh eh ggghhh»; «Questa David Luiz se la poteva risparmiare, non si sta in mezzo a prendere l’applauso eh, si esce con tutta la squadra, no eh» (David Luiz si era attardato per farsi intervistare a bordocampo).
Poi la tesi forte: «Il problema del Brasile? Vanno all’estero a 19 anni, non hanno più nulla di brasiliano». Costacurta gli fa notare che il Brasile 2002 era fatto da giocatori che militavano all’estero. Caressa: «Sì, ma andavano via a 22-23 anni, mica a 19» E Costacurta: «No, pensa a Ronaldo. Il problema non è che se ne vanno presto, ma che sono più scarsi». Gioco, partita e incontro.