Gianni Dragoni, Il Sole 24 Ore 10/7/2014, 10 luglio 2014
ALITALIA CHIUDE IL BILANCIO CON PERDITE PER 569 MILIONI
ROMA
Alitalia-Cai ha chiuso il bilancio consolidato 2013 con una perdita netta raddoppiata a 568,6 milioni di euro e un patrimonio netto negativo per 27,17 milioni.
Questo significa che le perdite del gruppo presieduto da Roberto Colaninno al 31 dicembre avevano mangiato il capitale e, nonostante l’iniezione di 300 milioni con il salvataggio di dicembre, con il quale lo Stato è tornato azionista di Alitalia (le Poste hanno versato 75 milioni), la società avrebbe dovuto portare i libri in tribunale. Oppure chiedere altri soldi ai soci.
I dati emergono dal progetto di bilancio 2013 di Alitalia, approvato dal consiglio di amministrazione il 13 giugno. Un documento tenuto riservato che Il Sole 24 Ore ha consultato. Le cifre del bilancio non sono state rese note dalla compagnia. Un fatto senza precedenti.
Come senza precedenti è la perdita annuale di Alitalia-Cai. Superiore anche a quelle della gestione pubblica, che a fine 2008 ha passato la mano ai Capitani coraggiosi chiamati da Silvio Berlusconi e organizzati da Corrado Passera, ex a.d. di Intesa Sanpaolo, per respingere Air France-Klm. Adesso quasi tutti i soci italiani e le banche, con l’appoggio del governo e del Pd, vogliono dare Alitalia agli arabi di Etihad Airways.
Nei cinque anni di cavalcata dei Capitani coraggiosi, Alitalia-Cai ha totalizzato perdite per 1 miliardo e 526 milioni, compresi i 115 milioni di costi spesati nel bilancio 2008, per un mese. In cinque anni e un mese l’Alitalia dei privati ha perso in media 25 milioni al mese, più della vecchia Alitalia pubblica, che in media aveva perso 20,83 milioni al mese in vent’anni.
Nel 2013 i ricavi sono diminuiti del 5,2% a 3.406 milioni. Nel 2007, ultimo anno della gestione pubblica prima del commissariamento (28 agosto 2008), il fatturato netto consolidato di Alitalia era stato di 4.487 milioni, come sottolinea una scheda su Cai fatta da R&S (Mediobanca). L’Alitalia di Colaninno, che ha assorbito anche l’ex Air One di Carlo Toto, ha perso un miliardo e 81 milioni di fatturato nel confronto con la compagnia pubblica. Se si considera anche Air One il fatturato perduto supera 1,7 miliardi.
Il costo del lavoro nel 2013 è diminuito di 46,9 milioni, a 681,7 milioni, per l’avvio di cassa integrazione e solidarietà. I dipendenti a fine anno erano 13.722, ma la forza media retribuita è stata inferiore, 11.241 persone (12.044 nel 2012).
I debiti finanziari netti a fine anno ammontavano a 936 milioni, mentre i debiti totali lordi erano 2.129,4 milioni. In questa cifra sono compresi i debiti verso fornitori (653,7 milioni), biglietti prepagati (281,8 milioni), debiti «diversi» (83,2 milioni).
I passeggeri di linea paganti sono diminuiti del 4,8% a 22,69 milioni (1,15 milioni in meno del 2012). La relazione al bilancio segnala tra le criticità un «peggioramento delle vendite» nell’ultimo trimestre 2013 e le nuove rotte (circa 300 voli la settimana) avviate a Fiumicino da vettori low cost.
I vertici di Alitalia non hanno chiesto altri soldi ai soci, nonostante il patrimonio netto consolidato negativo a fine 2013, perché la capogruppo Alitalia Spa dichiarava ancora un patrimonio netto positivo di 213 milioni. Ma questo dato non è realistico come il consolidato, incorpora anche una plusvalenza di 150 milioni che è solo sulla carta, ottenuta con il conferimento del Mille Miglia alla società Alitalia Loyalty, che è tutta di Alitalia.
C’è il «concreto rischio di un peggioramento del risultato economico dell’esercizio 2014», affermano gli amministratori. La relazione dice che le perdite del primo trimestre 2014 superano un terzo del capitale sociale (che sulla carta è di 341 milioni), quindi oltre i 110 milioni. L’assemblea il 25 luglio sarà chiamata ad approvare un aumento di capitale di 200 milioni.
La relazione aggiunge che «le risorse finanziarie ad oggi disponibili ed attese – in assenza di nuovi interventi di finanza straordinaria – non appaiono sufficienti a garantire il rispetto delle obbligazioni del gruppo in un prossimo futuro».
Gianni Dragoni, Il Sole 24 Ore 10/7/2014