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 2014  luglio 10 Giovedì calendario

ZALONE SALVA L’ANNATA DEL CINEMA

ROMA
I titoli sul mercato crescono, le risorse calano, molte sale chiudono. La congiuntura del cinema italiano, disegnata dal sesto Rapporto sul Mercato e l’Industria del Cinema in Italia dall’Ente dello Spettacolo, rivela una pericolosa tendenza al ridimensionamento.
Non inganni la definizione del 2013 come «un’ottima annata»: un risultato (613 milioni di incassi) troppo condizionato dagli otto milioni di spettatori e dagli oltre 51 milioni del film di Checco Zalone, Sole a catinelle: un’eccezione più che una «stagione eccezionale». Ne inganni la crescita del numero di film distribuiti, proseguimenti inclusi: ben 979 pellicole, con 335 titoli italiani, di cui 161 in prima uscita nell’anno: un numero eccessivo rispetto ad una domanda concentrata su pochi titoli. Risultato: un rendimento esiguo e marginale per la maggior parte dei film sul mercato.
Sulle opere italiane prime e seconde, quelle finanziate dallo Stato, arriva il grido di dolore lanciato da Roberto Cicutto, amministratore delegato del Luce-Cinecittà nel corso della presentazione del Rapporto: «Sono film che ottengono premi e riconoscimenti nei Festival, ma poi sul mercato se va bene incassano dai 200 ai 400mila euro, ma spesso non più di 30-40mila euro». Andrea Occhipinti, presidente dei distributori, osserva: «Le opere prime e seconda sono troppe, diversi film sono "invisibili" mentre la stagione in Italia si sta accorciando pericolosamente, ormai va solo da ottobre a maggio accorciando la vita commerciale di ciascuna pellicola: è il contrario dell’ottimizzazione».
Il dato che più di ogni altro "fotografa" l’attuale congiuntura è la riduzione degli investimenti nella produzione a 357 milioni rispetto ai 493 del 2012 (-27%), con il crollo delle co-produzioni con l’estero. Aumentano anche i film a basso costo, quelli sotto i 200mila euro. Erano cinque nel 2007, sono diventati 53 nel 2013, anche se,sottolinea Giampaolo Letta, amministratore delegato di Medusa Film, «la qualità e il risultato non sono proporzionali al costo, anzi: troppi film costano troppo. Vanno rivisti i criteri del finanziamento pubblico. E lo Stato paghi i debiti, a partire dai contributi arretrati sugli incassi».
Un segmento critico del sistema cinema è l’esercizio: dal 2007 al 2012 si sono persi 516 schermi. Nel circuito Cinetel, che rappresenta oltre il 62% del parco sale rilevato dalla Siae - tra le altre sale, il 24% del totale sono attive per meno di 60 giorni l’anno - sono scomparse 103 strutture dal 2007. È il saldo tra la chiusura di 128 monosale e 21 impianti da due a quattro schemi rispetto all’apertura di nuovi multiplex. «Quando, come in questo momento, non ci sono titoli in grado di attirare il pubblico - sottolinea Paolo Protti, presidente del comitato "Schermi di qualità" - e la stagione si contrae sempre più, molti esercenti pensano sia più conveniente chiudere». Il settore è, in ogni modo, vitale: vi sono nuove quotazioni in Borsa, dalla Leone Film Group al gruppo di Fulvio Lucisano. Con il decreto del ministro delle Attività Culturali Dario Franceschini si è superata l’incertezza sul destino degli incentivi fiscali, aumentandone il tetto massimo.
L’audiovisivo, sottolinea Marco Follini, presidente dell’Apt, «è un settore strategico per l’economia e la cultura italiana perché consente di sfruttare i talenti e permette all’immagine dell’Italia di affermarsi nel panorama internazionale». Un settore che conta 70mila occupati, con oltre un miliardo di fatturato.
Ma. M., Il Sole 24 Ore 10/7/2014