Matteo Fraschini Koffi, Avvenire 10/7/2014, 10 luglio 2014
EBOLA SI DIFFONDE
Gli esperti l’hanno definita la peggiore epidemia di ebola nella storia. È infatti una lotta contro il tempo quella lanciata settimana scorsa da 11 Paesi dell’Africa occidentale insieme all’Onu e a diverse agenzie umanitarie intenzionate a combattere la crisi. Ben 10 milioni di dollari sono stati stanziati per arginare il contagio e arrestare una lunga serie di decessi. «Sono 518 i morti e 844 i casi di ebola registrati da febbraio», recita una nota dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Secondo Keiji Fukuda, vice direttore generale della sicurezza sanitaria all’Oms, per il momento «è impossibile dare una risposta chiara » su ciò che sta accadendo a causa di tale epidemia. «Mi aspetto che di questo ci occuperemo durante i prossimi mesi – ha aggiunto l’ufficiale delle Nazioni unite –, speriamo però di riuscire a vedere presto un arretramento del virus». «È tempo di azioni concrete – ha invece affermato Luis Gomes Sambo, direttore generale per l’Africa dell’Oms –, e di porre fine alla sofferenza e alla morte causata da questo virus». Il pacchetto di finanziamenti è stato approvato da diversi ministri della Salute africani alla fine di un vertice d’emergenza organizzato ad Accra, in Ghana, giovedì scorso. Oltre al denaro, si prevedono anche «consultazioni, una maggior informazione sulla malattia, strategie intersettoriali e una ricerca internazionale sul virus». Esplosa verso l’inizio di quest’anno nel sud della Guinea Conakry, l’epidemia si è in seguito diffusa in Sierra Leone e Liberia.
Nel mese di maggio sembrava ci fosse stato un arresto relativo a un’improvvisa diminuzione del numero di morti e malati, ma nelle ultime settimane sono aumentate entrambe le cifre in modo vertiginoso.
«Altre 25 persone sono morte solo nell’ultima settimana e sono stati scoperti 50 nuovi casi – hanno dichiarato ieri fonti governative e dell’Oms –. Tali numeri indicano che la trasmissione del virus è ancora particolarmente attiva ». I sintomi principali dell’ebola variano da emorragie, febbre alta, e danni al sistema nervoso. Il periodo di incubazione del virus è tra i due e i ventuno giorni. I primi casi della malattia sono stati registrati nella Repubblica democratica del Congo a metà degli anni settanta, e fino ad oggi non è ancora stata trovata una cura o un vaccino. Il contagio, purtroppo, avviene in modo assai rapido, soprattutto quando si manifesta in zone urbane altamente popolate, o in aree remote difficilmente raggiungibili dagli operatori sanitari.
«Sono due i modi principali in cui il virus viene attualmente trasmesso – ha recentemente spiegato Fadela Chaib, portavoce dell’Oms –. Il primo riguarda l’assistenza domestica data ai propri parenti affetti dall’ebola, mentre il secondo avviene durante la gestione dei funerali delle vittime». Ogni Stato ha però le sue particolari problematiche. Secondo gli ufficiali governativi e le diverse agenzie umanitarie in loco, «la Sierra Leone, dotata di un poverissimo sistema sanitario, manca soprattutto di soldi e personale capace di gestire tale dramma». In Liberia la popolazione vive «nell’illusione e nella paura», molti non sanno cosa sia l’ebola o negano perfino che la malattia esista. I morti e i malati vengono quindi spesso nascosti senza avvertire le autorità.
In Guinea Conakry, invece, la Croce Rossa ha dovuto sospendere temporaneamente le sue operazioni dopo che il proprio personale è stato attaccato dai residenti di alcune zone nel Paese. Inoltre, gli stranieri che lavorano per certe organizzazioni internazionali come Medici senza frontiere sono stati addirittura accusati di portare il virus nella regione.