Emilia Costantini, Corriere della Sera 10/7/2014, 10 luglio 2014
LOLLO VINCE CONTRO IL FIGLIO: «HA MENO CARATTERE DI ME»
La bersagliera ce l’ha fatta: ieri si è concluso, con la vittoria di Gina Lollobrigida, il procedimento che il figlio Milko aveva avanzato contro la madre per farle nominare un amministratore di sostegno. Il giudice tutelare di Roma ha emesso decreto di archiviazione, perché non sussiste alcuna necessità di «tutelare» l’attrice che, dal punto di vista mentale, «risulta autonoma, congrua e lucida». «Non può andare sempre male! — sospira la Lollo con una vena di tristezza — Sembro abbonata ai problemi e occorre sempre molto tempo prima che le cose si chiariscano, prima di riuscire a difendersi». L’amarezza è davvero profonda: «Avrei preferito non dover mai vincere una causa del genere: ho sempre aiutato mio figlio e sono rimasta allibita quando ho saputo di questa sua orrenda iniziativa».
La vicenda risale ai primi mesi dell’inverno scorso, quando Milko Skofic si era rivolto al giudice per far mettere sotto tutela madre, affermando che aveva «bisogno di un amministratore di sostegno, in quanto temo non sia più in grado di fare da sola». Un’iniziativa in qualche modo collegata al presunto matrimonio con lo spagnolo Javier Rigau y Rafol, di 34 anni più giovane: «Quello è un imbroglione, ma la sua carriera di mascalzone finisce con il male che ha fatto a me e, tra pochi giorni verrà fuori la prima condanna nei suoi confronti qui Italia, poi ci sarà quella spagnola. Sì, è vero — ammette Gina — ho avuto un attimo di... spaesamento con lui, ma perché noi artisti voliamo tra le nuvole, viviamo in un altro mondo ed è facile raggirarci... Ma mi sono svegliata in tempo e assolutamente vigile. La questione con mio figlio è altrettanto squallida». Cioè? «Come la giri e la rigiri — commenta la diva di Pane amore e fantasia — è sempre una questione di soldi. Mio figlio non è cattivo, ma non ha un carattere forte come il mio, purtroppo non ha preso da me... Ed è quindi certamente montato da persone a lui vicine, è molto influenzato». Questione di soldi? «Io l’ho sempre aiutato, anche troppo. Non ha mai voluto lavorare con me, non so perché... forse per un suo complesso. Noi italiani tendiamo ad aiutare troppo i nostri figli, li viziamo in maniera stupida e molto dannosa. Dovremmo fare come i genitori americani: i grandi Bill Gates della situazione lasciano ai figli il minimo! E fanno bene! Perché ogni essere umano deve costruirsi la propria vita, deve lavorare sodo per ottenere ciò che desidera». Amarezza come madre e come nonna: «Con mio nipote Dimitri sono sempre andata d’accordo quando era piccolo. Ora ha 20 anni, è ancora un ragazzo ed è difficile spiegarli certe cose. Spero solo che, quando sarà più grande, capirà la verità di quanto è accaduto». Comunque la vicenda ormai è conclusa: «Sì, ma il doppio dolore per mio figlio e mio nipote rimane dentro. Una ferita che brucia».
Emilia Costantini