Armando Di Landro, Corriere della Sera 10/7/2014, 10 luglio 2014
BERGAMO —
Ha fatto i nomi di due colleghi di lavoro Massimo Bossetti, durante l’interrogatorio davanti al pubblico ministero Letizia Ruggeri, martedì in carcere. Due colleghi che secondo l’indagato «possono spiegare» e «aiutare le indagini». Stando alle indiscrezioni si tratterebbe di due muratori bergamaschi, impegnati sul cantiere di Palazzago, che l’uomo accusato di aver ucciso Yara Gambirasio avrebbe citato a supporto della sua ipotesi: ho perso spesso sangue dal naso, finito anche su alcuni mezzi di trasporto o attrezzi di lavoro che potrebbero essere scomparsi dal cantiere per mano di qualcun altro, e poi eventualmente utilizzati per ferire la ragazzina di Brembate Sopra.
Non è ancora emerso, però, se i due colleghi, stando a Bossetti, siano in grado semplicemente di confermare che il carpentiere di Mapello perdeva spesso sangue dal naso, o se si tratti di due persone che possono sapere qualcosa in più: ad esempio se è vero che qualcuno ha sottratto uno o più attrezzi, eventualmente un coltello o un taglierino, e in caso positivo chi sarebbe quel qualcuno. Di certo quelle due persone sono già state ascoltate dagli inquirenti prima che l’indagato parlasse delle sue ipotesi al pubblico ministero. Entrambi i colleghi — interrogati dopo la moglie di Bossetti, Marita Comi — avevano già confermato che spesso, il carpentiere, soffriva di epistassi. Nessuno dei due, però, ha mai riferito di movimenti sospetti, durante la costruzione delle villette, o addirittura di furti di materiale o di attrezzi di qualsiasi tipo.
La necessaria verifica degli inquirenti passerà da due nuovi interrogatori dei colleghi, ma anche da una nuova mappatura di tutte le persone che avevano lavorato a Palazzago, nel cantiere gestito dal cognato di Bossetti, Osvaldo Mazzoleni: carabinieri e polizia vogliono capire se qualcuno può essere sfuggito ai primi interrogatori. Le persone impegnate su quel cantiere — almeno una decina — erano state già sentite nei primi giorni dopo il fermo del presunto assassino di Yara Gambirasio, il 16 giugno.
La scienza, inoltre, potrebbe essere protagonista anche di questo ulteriore confronto tra accusa e difesa, basato appunto sulle ipotesi dell’indagato. Sugli slip e i leggings di Yara Gambirasio erano state trovate due tracce, probabilmente di sangue. Campionate più volte dal Ris, avevano dato due esiti: in alcuni casi il materiale biologico di «Ignoto 1» risultava misto a quello della vittima, in altri casi era invece puro, unico. «Qualora ci fosse contaminazione si vedrebbe e in quei casi non ce n’era», ha dichiarato ieri il rettore dell’Università di Tor Vergata Giuseppe Novelli, a capo del pool di consulenti genetici della Procura. Il punto è piuttosto chiaro: l’ipotesi di Bossetti reggerebbe solo supponendo che qualcuno possa aver utilizzato un taglierino sul quale c’era il sangue del carpentiere di Mapello, ma senza contaminarlo affatto, nemmeno con una goccia di sudore. Possibile, in teoria.
Armando Di Landro