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 2014  luglio 10 Giovedì calendario

LA CUPOLA DI FERRO (CUI NESSUNO CREDEVA) CHE INTERCETTA IL 90 PER CENTO DEI RAZZI

Un fucile gigante tipo quelli per il tiro al piattello, un sistema laser. Gli israeliani hanno cominciato otto anni fa a immaginarsi come fermare i razzi sparati verso le città, dal fronte nord e il confine con il Libano, da sud come sta succedendo in questi giorni. Nei laboratori dentro la Kirya, il cubo bianco alla periferia di Tel Aviv dove siedono il ministro della Difesa e il capo di Stato maggiore, la squadra guidata dal generale Daniel Gold ha studiato il sistema che adesso tutti conoscono, quella Cupola di ferro da ieri dispiegata in tutto il Paese.
Le idee bizzarre e quasi fantascientifiche dei primi abbozzi sono state sostituite da un misto di algoritmi matematici, tecnologia radar, prontezza umana. Iron Dome è stato sviluppato dalla Rafael, industria di proprietà del governo, e all’inizio non ha convinto quelli che dovevano pagare la maggior parte del conto: gli specialisti del Pentagono erano scettici. Fino agli otto giorni di guerra del 2012, quando gli esperti israeliani hanno sostenuto che il sistema fosse stato efficace l’84 per cento delle volte in cui era stato attivato . Così il primo incontro ufficiale di Barack Obama, il presidente americano, nella sua visita di un anno e mezzo fa è stato con una batteria anti-missili: foto celebrative, sorrisi e la promessa che il Congresso avrebbe stanziato altri 680 milioni di dollari (circa 500 milioni di euro) per la produzione di nuove unità nel 2015 (gli americani hanno già elargito 300 milioni del miliardo pianificato dal governo israeliano). L’annuncio che l’intera Israele è protetta da Iron Dome fa pensare che già tutte e quindici le batterie siano state fabbricate, l’esercito ha sempre dichiarato di averne sette.
I perplessi restano (dopo il conflitto del 2012 l’esperto di armi Richard Lloyd aveva pubblicato un dossier critico), eppure gli israeliani proclamano una percentuale di successo accresciuta: da lunedì notte Iron Dome avrebbe centrato il 90 per cento dei bersagli contro cui è dovuto intervenire. Non significa che abbia intercettato la maggior parte dei quasi 200 missili sparati da Gaza: le batterie entrano in funzione solo quando i computer calcolano che il proiettile potrebbe cadere su un edificio.
La Cupola di ferro è stata studiata proprio per contrastare quei Qassam e Grad prodotti in casa da Hamas e dalla Jihad islamica, gittata da corta a media fino a 70 chilometri. I gruppi fondamentalisti hanno dimostrato nelle prime 72 ore di aver accumulato negli arsenali — l’intelligence israeliana stima 10 mila razzi — anche missili che possono raggiungere i 160 chilometri di distanza come quello caduto a Hadera, nord di Tel Aviv, e le bombe segnalate in alcune aree a sud di Haifa. Sarebbero gli M-302 progettati dai cinesi, prodotti in Siria e trafficati verso Gaza. Gli ingegneri di Hamas assicurano di averli messi insieme loro: la sigla scelta dai palestinesi, R-160, vuole celebrare Abdel Aziz al-Rantisi, il cofondatore del movimento ucciso dagli israeliani nel 2004 .
Yaakov Amidror, generale in pensione ed consigliere per la sicurezza nazionale del premier Benjamin Netanyahu fino al novembre dell’anno scorso, resta convinto che la maggior parte degli armamenti sia stata trasportata nella Striscia attraverso i tunnel clandestini scavati al confine con l’Egitto. «Durante il periodo in cui Mohammed Morsi e i Fratelli Musulmani avevano il potere al Cairo – commenta – quelle non erano gallerie ma vere e proprie autostrade dove poteva passare di tutto ».
Davide Frattini