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 2014  luglio 10 Giovedì calendario

TORNA IL ROMANZO CHE HA PREVISTO LA FURIA NAZISTA

Oggi appare straordinariamente profetico: tutta la carica brutale del nazismo in un libro scritto e pubblicato nel 1933, sembra impossibile. Eppure no, ripensandoci questo romanzo non fa che fotografare la verità, prima e durante e subito dopo l’avvento al potere di Hitler... il fatto è che, come l’autore ripete, nessuno voleva vedere né le affermazioni né i fatti che invece marciavano, gridavano, umiliavano, picchiavano, uccidevano, facevano strage della civiltà. I fratelli Oppermann di Lion Feuchtwanger (Skira, trad. di Ervino Pocar) fu tradotto lo stesso anno in inglese, ceco, danese, ungherese, norvegese, polacco, svedese... nel ‘34 uscì in Usa e in Francia (in Italia solo nel ‘46), tutto il mondo avrebbe potuto aprire gli occhi: Primo Levi lo lesse in francese, pagine «in cui si descrivevano le “ atrocità naziste”; ne avevamo creduto una metà, ma bastava...». È una grande lezione: quando una formazione millenaristica, estremistica promette rivoluzione e violenza non sono solo parole, una volta al potere diventeranno largamente realtà. E se questa formazione è antisemita, la regola vale ancora di più.
Feuchtwanger, noto scrittore e drammaturgo ebreo tedesco nato nel 1884 (morirà nel 1957) da industriali della margarina, amico e talvolta co-autore di Bertold Brecht, fu tra i primi a riconoscere il pericolo costituito da Hitler e dal suo partito: leggete queste sue frasi del 1920 (da Discorsi sull’eterno ebreo) «Torri di libri ebraici bruciati e pire furono erette, alte fino alle nuvole, e persone carbonizzate, innumerevoli (…). Cortei di uomini, donne, bambini si trascinavano sulle piazze, da tutte le parti; erano nudi o ricoperti di stracci, e non avevano nulla con sé, come cadaveri (…)». Di nuovo una profezia. Con Suss l’ebreo, tradotto nel 1931 in 17 lingue, e la Trilogia di Giuseppe ( Flavio) salì alla ribalta internazionale. Osteggiato e minacciato dai fascisti, fu mentre era in America nel gennaio ‘33 che salì al potere Hitler: a Berlino la sua casa fu devastata dalle camicie brune, i suoi libri bruciati nelle piazze. Lui non tornò in Germania.
I fratelli Oppermann si apre alla fine del ‘32, giorno del 50esimo compleanno di Gustav, uno scapolo spensierato, il più astratto di una benestante famiglia ebraica che costruisce da due generazioni mobili popolari. Edgar si dedica alle biografie letterarie, mentre il concreto fratello Martin regge l’azienda e Edgar è un medico di grande successo. La decadenza si consuma in pochi mesi, quando la campagna antisemita inizia ad accerchiarli. Prima si tratta di allearsi con un odioso industriale pietendo per la fabbrica un nome non ebraico (Mobilificio Germanico). Poi di subire le angherie di un nuovo professore nazista di Berthold, figlio di Martin: un ragazzo pensoso e orgoglioso. Per lui non c’è futuro. Qualcuno inizia a non salutare più Gustav al club. Qualcun altro impedisce a Edgar di assumere alla clinica Jacob, giovane ebreo promettente. Dal mondo circostante sembra levarsi un’aura di attesa e di fiducia decerebrata per le promesse hitleriane di palingenesi, mentre gli amici suggeriscono «niente paura, sono violenze verbali, poi lo Stato riprenderà il controllo della situazione». Arriva l’incendio al Reichstag, Hitler Cancelliere. Le strade sono controllate dai nazisti. Si devono licenziare gli ebrei, le loro case vengono devastate, si arresta, si uccide, gli si mettono cartelli al collo e si rapano i nemici in piazza, si mandano nei campi di concentramento con gli oppositori e i sospetti. I suicidi non si contano più. Gustav, dopo aver firmato con leggerezza un appello contro l’imbarbarimento della società, si ritrova in una campagna d’odio contro di lui, riluttante cede ai consigli e si rifugia in Svizzera dove viene a sapere di più vasti orrori: una consapevolezza che lo distrugge. Lo raggiungono più tardi gli altri fratelli, l’uno perso in cavilli legali per salvare qualcosa del mobilificio, l’altro costretto da una massa urlante a lasciare la clinica. Ruth, una nipote, parte per la Palestina con il medico Jacob. Lion Feuchtwanger ha urlato dal centro del vulcano perché il mondo si scuotesse. Vi pare che sia successo qualcosa?
Feuchtwanger trova rifugio in Francia, nel ‘40 finisce in un campo, fugge vestito da donna. Attraverso la Spagna e il Portogallo, con l’aiuto della rete di Varian Fry (da ricordare il suo bel diario edito da Sellerio), riuscirà a raggiungere gli Usa.