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 2014  luglio 10 Giovedì calendario

INDIA, LA RIVOLUZIONE VIAGGAI IN TRENO

In India e ormai anche all’estero molti sanno che il neo premier Narendra Modi ha una passione per i treni che risale all’infanzia. Fin da bambino vendeva té ai passeggeri delle carrozze ferme nella stazione della sua città nativa nel Gujarat, prima di fare il salto al vertice di questo grande Stato che gli ha aperto le porte del potere su un intero Continente. Non è dunque casuale se la tratta inaugurale del “Quadrilatero di diamante” delle ferrovie ad alta velocità tra Mumbai, Delhi, Kolkata e Chennai, da lui annunciato in campagna elettorale, farà tappa un giorno proprio ad Ahmedabad, che del Gujarat è la capitale.
Ma i treni-proiettile affidati a un consorzio misto indo-giapponese che solo nel 2015 presenterà la relazione tecnica di fattibilità, sono solo parte di un progetto multimiliardario di rinnovo delle vetuste Ferrovie nazionali a cui Modi vuole dare priorità assoluta. Tanto da promettere di aprire agli investitori internazionali privati fino al 100 per cento del budget per la ristrutturazione e il rilancio delle strade ferrate. Nella storia del Continente è la prima apertura totale ai mercati da parte di un settore produttivo di tali dimensioni.
“Voglio che le stazioni abbiano più servizi degli aeroporti”, ha detto Modi, consapevole che i soldi richiesti agli investitori anche stranieri e quelli delle cosiddette PPP – società pubbliche-private indiane – sfiorano cifre tali da imporre precise contropartite e garanzie legislative per invogliare asiatici, americani o europei a rischiare in questa impresa senza precedenti. Ci sono infatti dall’Himalaya al Kerala 70.000 km di rotaie, scambi, vagoni, locomotive, centrali di controllo, ponti spesso antichi di mezzo secolo e oltre da rimettere in sesto o aggiornare con standard moderni che permettano anche di ridurre l’emissione di fumi inquinanti e il costo del combustibile.
Una spesa di parecchio superiore ai 90 miliardi di dollari secondo le prime stime, che nelle intenzioni di Modi non dovrà gravare sui contribuenti già penalizzati da un ennesimo recente aumento dei biglietti del 14%. Agli scettici, il ministro delle Ferrovie ha risposto che alla fine il rinnovo e lo sviluppo della rete ferroviaria sarà comunque un affare conveniente per tutti, e che l’investimento nella produzione di materiali e tecnologie affidate “in loco” all’India, potrebbe far salire di un punto perfino il tasso del prodotto interno lordo. L’industria
dei treni indiani impiega già un milione e 300mila persone, ai vertici delle classifiche delle grandi aziende che danno lavoro nel mondo. Quarta rete per lunghezza sul pianeta dopo Usa, Cina e Russia, lungo le sue traversine e passaggi a livello è stata scritta la storia del Continente, con il ricordo tragico delle carrozze sul confine col Pakistan zeppe di cadaveri degli hindu e dei musulmani uccisi durante la Partizione del 1947, come raccontano “Stanotte la libertà” di Dominique La Pierre e Larry Collins, e “Train to Pakistan” di Khushwant Singh.
Ma resta, nella memoria di intere generazioni, anche il glamour romantico delle prime canzoni di Bollywood ambientate sui vagoni dalle pareti e i pavimenti di legno con su ancora scritto “EIR (East India Railway), come nel film Il dottore del ’41, o nella pellicola cult Jagriti del 1954, dove si celebra con sirene e sbuffi delle eleganti locomotive a vapore lo zelo e l’entusiasmo degli indiani per la ricostruzione e l’unificazione postindipendenza del Paese. Poi c’è il volto meno letterario del disservizio che mette ogni giorno a dura prova i 23 milioni di passeggeri spesso ammassati nelle carrozze, sui pavimenti e perfino fuori, appesi alle pensiline esterne o seduti pericolosamente in bilico sui tetti, con una media di 15mila vittime l’anno per incidenti ferroviari dovuti a un’infinità di cause evitabili. Sia i guerriglieri maoisti che i terroristi islamici e hindu hanno inoltre preso di mira più volte le rotaie e le carrozze dei treni per le loro sanguinarie gesta dimostrative, senza dimenticare le violenze sessuali che non hanno risparmiato le passeggere donne nelle toilette e perfino sui vagoni in corsa.
Attualmente rispetto alla confinante Cina, l’India fa pagare le merci su rotaia più del doppio, con la conseguenza che solo il 30 per cento dei prodotti industriali viaggia sui cargo ferroviari, contro l’80 per cento di 30 anni fa. Ma gli stessi passeggeri possono per ora soltanto sognare l’ebbrezza della velocità a 320 km l’ora lungo il quadrilatero di diamante tra le 4 metropoli campione, ancora in fase di studio con un costo previsto di 10 miliardi di dollari a tratto, mentre la Cina già dispone di 10mila km di binari ad alta velocità dove viaggiano un milione e 300 mila passeggeri al giorno. Uno smacco per il nazionalista Modi che adesso è disposto a portare capitali e interessi stranieri un tempo guardati con sospetto, pur di non vedere più l’India arrancare e sbuffare dietro la potente locomotiva di Pechino.