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 2014  luglio 10 Giovedì calendario

L’UNICA VIA PER UNA PACE DURATURA

Caro direttore, il conseguimento della pace fra Israele e i suoi vicini e fra Israele e il popolo palestinese non è per noi soltanto una questione di politica estera. La pace è da sempre una profonda aspirazione del popolo ebraico, radicata a fondo nella tradizione ebraica e invocata da ogni ebreo credente molte volte al giorno, durante le preghiere.
Purtroppo lo Stato d’Israele si trova nuovamente di fronte alla necessità di reagire con potenza alla serie di assassini, incessanti attacchi missilistici contro la popolazione civile condotti da Hamas, nota a tutta la comunità internazionale, comprese Italia ed Europa, come sanguinaria organizzazione terroristica. In questi giorni piovono su Israele centinaia di missili, anche su Tel Aviv e Gerusalemme. Circa due terzi di israeliani vivono attualmente sotto minaccia per le loro vite. Nessun governo al mondo tollererebbe una simile situazione.
La condotta di Hamas non sorprende; basta leggere la sua carta costitutiva, che invoca la distruzione dello Stato d’Israele e l’uccisione degli ebrei, che non riconosce l’esistenza d’Israele, e che promuove la stessa ideologia di altre organizzazioni estremiste del Medio Oriente, come l’Isis in Iraq che soltanto una settimana fa ha dichiarato anche di voler conquistare Roma. Il terrorismo è terrorismo, e la lotta per sconfiggerlo deve essere condotta insieme.
Nonostante tutto ciò, il presidente dell’Autorità palestinese Abu Mazen ha scelto di stipulare un patto, qualche settimana fa, proprio con Hamas, facendo così saltare il tavolo dei negoziati con Israele. L’accordo della cosiddetta “riconciliazione” ha permesso a Hamas di essere uscita dall’isolamento in cui si trovava e ha ottenuto legittimazione e sicurezza per poter riprendere, in modo ancora più intensivo, le azioni terroristiche da Gaza e anche nella West Bank. Il rapimento e l’efferato assassinio dei tre adolescenti israeliani e il lancio incessante di decine di missili contro civili innocenti sono il risultato di tutto ciò.
Se l’obiettivo dell’esecutivo di unità nazionale era quello di creare un governo palestinese unitario, perché Abu Mazen non ferma il lancio incessante di missili da Gaza? La conclusione che se ne trae è che Abu Mazen non ha alcuna capacità di attuare la propria responsabilità a Gaza, oppure non ne ha la volontà. Entrambe le opzioni sono gravi.
Quando in Israele degli estremisti hanno deciso di compiere l’esecrando assassinio del ragazzo palestinese, la classe politica israeliana ha condannato l’omicidio, e gli apparati preposti all’applicazione della legge si sono adoperati intensamente e sono riusciti ad arrestare i responsabili. Costoro saranno puniti tutti nella maniera più severa possibile. In Israele non vi è alcuna tolleranza per la violenza e per chi si fa giustizia da solo.
È tempo che la comunità internazionale faccia rispettare le condizioni che essa stessa ha stabilito per Hamas: riconoscimento di Israele, degli accordi precedenti e l’abbandono del terrorismo. È anche tempo che il presidente dell’Autorità palestinese rompa quest’alleanza con Hamas e ritorni al tavolo dei negoziati con Israele senza precondizioni. L’unica via per giungere a una soluzione concordata di due stati per due popoli passa attraverso l’unione degli elementi pragmatici contro quelli estremisti e attraverso il negoziato.

(l’autore è ambasciatore di Israele in Italia e San Marino)