VARIE 9/7/2014, 9 luglio 2014
APPUNTI PER GAZZETTA - RISCHIO DI GUERRA TRA ISRAELE E PALESTINA
LA STAMPA.IT
«Stop ai razzi da Gaza o inizieremo l’offensiva di terra». L’ultimatum del presidente israeliano Shimon Peres arriva mentre proseguono i raid aerei sulla Striscia in risposta al costante lancio di razzi da parte dei militanti palestinesi.
«Abbiamo ucciso terroristi di differenti ranghi - ha detto il ministro della difesa israeliano Moshè Yaalon citato dai media - e questa operazione continuerà e sarà intensificata. Da parte nostra non sarà una battaglia di breve durata».
Secondo l’esercito israeliano dall’inizio dell’operazione “Margine protettivo”, lunedì notte, sono stati lanciati 225 razzi, mentre solo la notte scorsa l’aviazione israeliana ha effettuato 160 raid su Gaza su un totale di 430 attacchi aerei.
Il bilancio delle vittime sale di ora in ora ed è già a 43 morti, di cui 7 minori.
Israele non sembra intenzionato a cambiare rotta: «Intensificheremo ulteriormente gli attacchi contro Hamas e le organizzazioni del terrore a Gaza», ha detto il premier, Benjamin Netanyahu. E di rimando il presidente palestinese, Abu Mazen, denunciando l’uccisione di «intere famiglie», ha parlato di «genocidio» contro il suo popolo. Israele ha anche ripreso la pratica degli “omicidi mirati”: come quello che ha visto un drone aprire il fuoco su due individui in sella a una motocicletta nel settore nord della Striscia, uno dei quali è rimasto ucciso sul colpo mentre l’altro è stato ferito gravemente.
Il gruppo radicale palestinese comunque non demorde, e continua a bersagliare lo Stato ebraico con i razzi: dalla mezzanotte ne sono stati lanciati non meno di 17, anche se solo sette hanno raggiunto il territorio israeliano, mentre gli altri sono stati intercettati e distrutti in volo dal sistema di difesa anti-missilistico `Iron Dome´. Cinque hanno puntato su Tel Aviv, senza peraltro alcuna conseguenza, mentre sono finiti in mare al largo di Haifa, una settantina di chilometri più a nord, e uno ha raggiunto addirittura la zona di Hadera, che di chilometri da Tel Aviv ne dista 116: si tratta in assoluto dell’attacco alla più elevata latitudine settentrionale mai partito da Gaza. Hamas sembra dunque aver allungato la gittata dei razzi lanciati contro Israele, gittata che ormai supera i 100 chilometri. Del resto, martedì le Brigate Ezzedin al Qassam, il braccio armato di Hamas, avevano avvertito Israele che avrebbero risposto all’offensiva «allargando il raggio» dei loro obiettivi fino a un punto che avrebbe «sorpreso» il nemico.
Nel braccio di ferro tra Hamas e Israele, si tenta di rilanciare la diplomazia. Il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, ha chiesto esplicitamente un ruolo dell’Ue per la ripresa dei negoziati tra le due parti. Intanto Barack Obama ha invitato israeliani e palestinesi a «proteggere gli innocenti» e a «operare in maniera ragionevole, non per vendetta né per rappresaglia», perché «debbono essere pronti ad accettare rischi per la pace».
REPUBBLICA.IT
TEL AVIV - La tensione in Medio Oriente continua a salire e Netanyahu non ha intenzione di ritirarsi. Poco prima dell’alba ha fatto scattare la nuova operazione militare sulla Striscia di Gaza, contro obiettivi collegati ad Hamas, il grande nemico indicato dal premier. Fonti ospedaliere palestinesi parlano di 21 morti, forse 22, qualcuno dice 25: e tra questi ci sono un ragazzo di 16 anni e almeno tre bambini, oltre a una novantina di feriti. L’esercito si prepara a entrare nei territori con le forze di terra a confermare le parole del premier: "Non tratteremo più Hamas con i guanti".
La risposta di Hamas non si è fatta attendere. Centoquarantesei razzi sono stati lanciati verso le città israeliane. Le sirene d’allarme hanno risuonato a Tel Aviv, due volte in solo giorno. In serata, verso le 19, le stesse sirene si sono sentite anche a Gerusalemme, evento molto più raro. Quattro lampi di luce e poi tre violente esplosioni sopra la città santa. Le brigate al-Qassam, braccio militare di Hamas, hanno rivendicato il lancio dei razzi, anche di quelli sul porto di Haifa, così come su Ashdod e Ashqelon. Trenta sono stati intercettati dal sistema anti-aereo Iron dome, Cupola d’acciaio, gli altri non hanno comunque colpito zone abitate.
"Per la prima volta - recita un comunicato diffuso dal gruppo radicale palestinese - le Brigate al-Qassam colpiscono Haifa con un razzo R160, Gerusalemme occupata con quattro M75" e Tel Aviv con altrettanti ordigni dello stesso tipo. Su Ashdod sarebbero piovuti invece dodici razzi del tipo 38Grad.
Il generale Motti Almoz, capo portavoce delle Forze di Difesa israeliane, ha precisato che "non ci sono notizie di vittime in alcuna delle aree d’impatto" anche se ha confermato che un razzo è esploso nell’area urbana di Hadera, a 105 chilometri dalla striscia di Gaza. Questo suggerisce che i miliziani di Hamas sono capaci di nascondere nella Striscia razzi a lungo raggio simili a quelli sequestrati dall’esercito israeliano a bordo della nave iraniana Klos C a marzo scorso.
L’offensiva su Gaza. Le vittime dei raid dei militari israeliani sono almeno 21, come detto, forse 26. Una delle vittime è stata identificata in Ashraf Yassin: secondo un testimone, era militante delle brigate Ezzedine al Qassam, il braccio militare di Hamas. L’uomo è stato ucciso da un raid a ovest del campo profughi di Nusseirat, nel centro di Gaza.
Altri tre palestinesi uccisi si trovavano in auto nella centrale via al-Wahda di Gaza quando sono stati centrati dall’aviazione israeliana. Un’azione mirata: i tre erano tutti militanti di Hamas. Uno in particolare, Mohammad Shaaban, 32 anni, comandante delle forze navali di Hamas, riconosciuto dai parenti, la cui morte è stata confermata da fonti militari israeliane. Nell’esplosione sono rimasti feriti alcuni passanti.
Strage a Khan Yunis, a sud di Gaza, dove un F-16 ha lanciato un missile contro la casa della famiglia al-Kawara, che avrebbe legami col braccio armato di Hamas. Sette i morti, venticinque i feriti, tra le vittime anche donne e almeno due bambini. Secondo la stampa israeliana si trattava di "scudi umani" posti nelle vicinanze dell’abitazione per impedire con la loro presenza un attacco aereo israeliano.
MO, raid su Gaza: almeno 21 palestinesi morti. Abbattuti razzi contro Tel Aviv e Gerusalemme
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Due palestinesi sono rimasti uccisi in un raid aereo israeliano a Shejaiya, sobborgo orientale di Gaza. Un nuovo raid aereo israeliano in tarda serata ha distrutto una casa a Beit Hanun, a nord di Gaza, uccidendo altre sei persone.
Due uomini rana palestinesi, partiti da Gaza, sono stati uccisi in Israele presso la località di Ziqim (Ashqelon). Stavano preparando un grave attentato, secondo i media. Gli abitanti del kibbutz di Ziqim sono ancora nei loro rifugi mentre l’esercito israeliano perlustra la zona nel timore che nelle vicinanze possano trovarsi altri membri del commando palestinese. Fonti giornalistiche precisano che gli uomini di Hamas sono arrivati sulla costa israeliana con lanciarazzi Rpg.
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Scambio di accuse e minacce. "Non tratteremo più Hamas con i guanti. Hamas ha scelto l’escalation e pagherà un prezzo pesante per averlo fatto". Sono le parole con cui Netanyahu ha motivato le nuove azioni dell’esercito israeliano nella Striscia di Gaza. "Hamas deliberatamente si nasconde dietro i civili. Ed è quindi responsabile per le vittime collaterali".
Da questo momento "tutti gli israeliani sono obiettivi legittimi" annuncia in risposta il portavoce di Hamas, Sami Abu Zuhri, "perché il massacro di bambini a Khan Yunis è un crimine di guerra orribile". Le Brigate Ezzedin al-Qassam promettono un "terremoto" in un comunicato in cui si denuncia il bombardamento delle case, che va ben al di là di qualsiasi "linea rossa". "Risponderemo ampliando il raggio d’azione dei nostri razzi", puntando verso Tel Aviv "e anche oltre" è la minaccia di Abu Obeida, portavoce del braccio armato di Hamas. Obeida consiglia agli abitanti della capitale israeliana di prendere precauzioni.
I motivi dell’offensiva. Il premier israeliano ha condannato senza mezzi termini l’assassinio di un ragazzo palestinese, bruciato vivo da tre ebrei integralisti, forse la brutale rappresaglia dopo il ritrovamento dei corpi dei tre ragazzi israeliani rapiti il 12 giugno. Ma non concede neanche il beneficio del dubbio sulla reale paternità dell’assassinio dei tre adolescenti, che ha avuto l’effetto di azzerare il negoziato di pace tra Israele e l’Autorità nazionale palestinese e le speranze accese dalla visita di Papa Francesco in Terra Santa, con la successiva preghiera del Pontefice con Simon Peres e Mahmoud Abbas nei giardini vaticani. Netanyahu non ascolta chi ragiona ad alta voce sulla facile strumentalizzazione degli eventi. E mette Hamas, solo Hamas, nel suo mirino.
Obama, fermare la vendetta. E’ anche per questa cieca determinazione del premier di Tel Aviv che il presidente americano Barack Obama si rivolge alle parti in un editoriale pubblicato in ebraico, arabo e inglese dal quotidiano israeliano Haaretz. Per invitare tutti a fermare le vendette. Per dire a Israele che Mahmoud Abbas, il presidente dell’Autorità nazionale palestinese sotto pressione mentre Tel Aviv tenta di usare l’omicidio dei tre giovani per screditare il nuovo governo di unità nazionale costruito con l’appoggio di Hamas, è un interlocutore affidabile per arrivare a due stati e alla pace. Ma non presentando con le stesse dolci parole Netanyahu agli occhi dei palestinesi. E degli stessi israeliani. "Quando esisterà una politica di nuovo impegno in seri negoziati, gli Stati Uniti saranno lì, pronti a fare la loro parte", ha detto il presidente Usa.
Gli appelli. In questo clima, Mahmoud Abbas chiede a Israele di mettere "immediatamente" fine alla nuova operazione aerea lanciata sulla Striscia e alla comunità internazionale di "intervenire subito per fermare una pericolosa escalation che può portare solo distruzione e instabilità nella regione". Raccoglie l’appello la Lega Araba, che chiede una riunione urgente su Gaza al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Anche la Turchia si associa alla richiesta di fermare subito gli attacchi e si rivolge alla comunità internazionale, e in particolare all’Onu, perché reagisca e prema su Israele affinché abbandoni la sua politica di "punizione collettiva". Mentre la Francia, dicendosi "preoccupata", invita attraverso il portavoce del ministero degli Esteri a "fare di tutto perché sia ristabilita e rispettata la tregua del 2012".
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Farnesina invita a cautela italiani. Sul sito "Viaggiare sicuri" del Ministero degli Esteri è stato diramato un "avviso" sulla sicurezza nel Paese dove la situazione "si è aggravata con l’intensificarsi dei lanci di razzi e missili da Gaza verso Israele (soprattutto nelle aree meridionali ma anche in quelle centrali) e il conseguente avvio dell’operazione militare israeliana "Protective Edge". L’ambasciata d’Italia a Tel Aviv, inoltre, ha inviato un sms ai connazionali residenti in Israele invitandoli a fare riferimento alle indicazioni del sito e a quelle diffuse dal Home Front Command israeliano.
REPUBBLICA.IT
GERUSALEMME - I razzi continuano a lasciare scie nei cieli di Israele. Arrivano dalla Striscia. Sette sono stati lanciati verso la centrale nucleare israeliana di Dimona, nel deserto di Neghev. La centrale atomica israeliana non è stata colpita: tre sono stati intercettati in volo, gli altri quattro sono caduti in zone desertiche. Uno è caduto sulla città israeliana di Zichron Yaakov, 115 chilometri a nord dell’enclave palestinese ed è quello che finora è riuscito ad arrivare più a nord. Colpite Gerusalemme, Tel Aviv e Hadera. Alcuni sono stati lanciati contro l’aperopotro Ben Gurion. Ma Tel Aviv risponde dalla notte.
"Dobbiamo fermare questo massacro, è un genocidio" ha detto il presidente palestinese Abu Mazen alla riunione straordinaria dell’Anp a Ramallah per descrivere la gravità della situazione anche a Gaza dove Incessanti raid aerei dell’aviazione israeliana hanno puntato obiettivi "militari". "E’ in corso una guerra contro l’intero popolo palestinese e non contro le fazioni" armate, ha detto Abbas, citato dall’agenzia di stampa palestinese Wafa. "Sappiamo che Israele non sta difendendo se stesso, ma i suoi insediamenti - ha aggiunto -, ci stiamo muovendo in diverse direzioni per fermare l’aggressione israeliana e lo spargimento di sangue dei palestinesi, siamo in contatto con il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, e con il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon".
Ma uno spiraglio, se non un ultimatum, è arrivato dal presidente israeliano Shimon Peres: "L’offensiva di terra potrebbe esserci molto presto. Ma se i razzi da Gaza si fermeranno stanotte, non ci sarà". Netanyahu però ha promesso di "intensificare ulteriormente gli attacchi contro Hamas" e gli altri gruppi a Gaza, dopo i colloqui tenuti con i capi della Difesa. Netanyahu ha aggiunto che i militanti palestinesi "pagheranno un prezzo pesante" per i loro attacchi missilistici su Israele.
Gaza sotto i raid israeliani. I bombardamenti israeliani sono cominciati nella notte, e proseguiti nel corso della giornata. Al buio ci sono stati 160 attacchi che secondo l’esercito avrebbero colpito 120 postazioni e rifugi di militanti di Hamas o luoghi da dove venivano lanciati razzi contro Israele (VIDEO). In tutto 430 i bersagli colpiti nella Striscia di Gaza, da quando è scattata l’operazione all’alba di ieri. Tra le vittime di oggi una donna e tre bambini, secondo fonti mediche di Gaza, mentre una motocicletta con a bordo due uomini è stata centrata dai raid a Beit Lahiya, non lontano dalla frontiera con Israele, provocando la morte di uno degli uomini a bordo (FOTO).
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Cinque persone sono rimaste uccise nella loro casa in un attacco aereo israeliano nel campo profughi di al-Maghazi. Secondo fonti palestinesi il bilancio delle vittime degli attacchi sarebbe salito a 43, mentre 370 è il numero dei feriti. Una situazione che sta diventando sempre più difficile da gestire negli ospedali di Gaza.
Il governo di unità palestinese (a cui partecipano sia al-Fatah che Hamas) ha annunciato di essere "in riunione permanente per seguire le ripercussioni dell’offensiva israeliana" sulla Striscia: "Israele - ha affermato un portavoce - ha varcato una grave linea rossa, e ne subirà le conseguenze" per aver bombardato la scorsa notte la casa di Raed al-Attar, uno dei comandanti del braccio armato di Hamas. Al-Attar è stato uno dei rapitori del caporale Ghilad Shalit.
Una soluzione diplomatica viene esclusa per ora anche dall’ex portavoce del governo di Hamas a Gaza Israa al-Mudallal, che ha definito "inimmaginabile" un cessate il fuoco a causa "dell’inaffidabilità" dello stato ebraico.
REPTV Scuto: "Abu Mazen chiede riunione di emergenza all’Onu"
Razzi di Hamas arrivano ad Haifa. In mattinata sono risuonate le sirene di allarme a Tel Aviv (VIDEO), dopo che ieri anche la capitale Gerusalemme era stata interessata dal lancio di razzi. Tre forti esplosioni sono state avvertite nella zona. Secondo l’esercito israeliano, sono 225 i razzi dalla striscia dall’inizio dell’operazione Margine protettivo partita lunedì notte. Circa 40 di questi sono stati intercettati dal sistema anti missili Iron Dome.
Gaza, 160 raid aerei degli israelian
Non sono solo le zone di confine a essere bersaglio dei razzi: oggi due missili M302 sono caduti in un’area a nord di Cesarea, ad oltre 130 chilometri dalla Striscia. Un uomo è rimasto ferito. E due razzi sono caduti al largo di Haifa, 90 chilometri a nord di Tel Aviv. E’ la prima volta che dei razzi palestinesi raggiungono il grande porto del nord di Israele, che si trova a più di 160 chilometri da Gaza.
La tensione tra Israele e Hamas è esplosa dopo il rapimento e l’uccisione dei tre coloni ebrei in Cisgiordania, un delitto che ha scatenato non solo la rappresaglia israeliana, ma anche l’atroce vendetta costata la vita a un sedicenne di etnia araba, Mohammed Abu Khdeir, sequestrato e arso vivo da ultra-nazionalisti ebrei.
La difficile situazione in Medio Oriente è stato uno degli argomenti al centro dei colloqui a Mosca tra il ministro degli esteri italiano Federica Mogherini e l’omologo russo Serghei Lavrov: secondo Mogherini l’Unione europea è chiamata ad avere "un ruolo per la ripresa dei negoziati" tra israeliani e palestinesi. E il presidente della Cei Angelo Bagnasco, a proposito della tragedia di Gaza, ha auspicato che "la cosiddetta comunità internazionale non si giri dall’altra parte".
Le reazioni del mondo arabo. Il precipitare della crisi sta provocando fermento anche nel mondo arabo moderato tradizionalmente non ostile ad Israele. Il segretario generale della Lega Araba, Nabil el-Araby, ha chiesto agli Stati Uniti di "obbligare Israele a rispettare i propri impegni" con i palestinesi. La Giordania, intanto, ha chiesto di fermare "la barbara aggressione" di Israele contro la striscia di Gaza.
Anche l’Iran ha condannato i raid israeliani e ha invitato il governo dello Stato ebraico a mettere fine alla "selvaggia aggressione contro i palestinesi". L’Egitto ha esortato Israele e Hamas a porre fine all’escalation della violenza nel conflitto in corso, ma il portavoce del ministro degli Esteri egiziano ha per ora escluso una tregua mediata dal Cairo, come auspicato da Abu Mazen.
Da “repubblica.it (DASGOSPIA)
"Dobbiamo fermare questo massacro, è un genocidio". Sono queste le parole usate dal presidente palestinese Abu Mazen alla riunione straordinaria dell’Anp in corso a Ramallah e che descrivono la gravità della situazione a Gaza, oggetto nella notte di incessanti raid aerei da parte dell’aviazione israeliana contro obiettivi "militari". Ma mentre una ulteriore escalation sembra ormai imminente, arriva uno spiraglio dal presidente israeliano Shimon Peres: "L’offensiva di terra potrebbe esserci molto presto. Ma se i razzi da Gaza si fermeranno stanotte, non ci sarà alcuna".
razzi da gaza verso israele razzi da gaza verso israele
Gaza sotto i raid israeliani. I bombardamenti israeliani sono proseguiti nella notte e anche nel corso della giornata. Nella notte ci sono stati 160 attacchi che, secondo l’esercito, avrebbero colpito 120 postazioni e rifugi di militanti di Hamas o luoghi da dove venivano lanciati razzi contro Israele (video). In tutto 430 i bersagli colpiti nella Striscia di Gaza, da quando è scattata l’operazione all’alba di ieri.
Tra le vittime di oggi una donna e tre bambini, secondo fonti mediche di Gaza, mentre una motocicletta con a bordo due uomini è stata centrata dai raid a Beit Lahiya, non lontano dalla frontiera con Israele, provocando la morte di uno degli uomini a bordo (foto). Cinque persone sono rimaste uccise nella loro casa in un attacco aereo israeliano nel campo profughi di al-Maghazi.
gaza 09 luglio 2014 8 gaza 09 luglio 2014 8
Secondo fonti palestinesi il bilancio delle vittime degli attacchi sarebbe salito a 43, mentre 370 è il numero dei feriti. Una situazione che sta diventando sempre più difficile da gestire negli ospedali di Gaza.
Mentre il governo di unità palestinese ha annunciato di essere "in riunione permanente per seguire le ripercussioni dell’offensiva israeliana" sulla Striscia di Gaza, arrivava la dura reazione di Hamas: "Israele - ha affermato un portavoce - ha varcato una grave linea rossa, e ne subirà le conseguenze" per aver bombardato la scorsa notte la casa di Raed al-Attar, uno dei comandanti del braccio armato di Hamas. Al-Attar è stato uno dei rapitori del caporale Ghilad Shalit.
gaza 09 luglio 2014 7 gaza 09 luglio 2014 7
Una soluzione diplomatica viene esclusa per ora anche dall’ex portavoce del governo di Hamas a Gaza Israa al-Mudallal, che ha definito "inimmaginabile" un cessate il fuoco a causa "dell’inaffidabilità" dello stato ebraico. Ieri il capo di Stato maggiore israeliano Benny Gantz aveva chiesto al governo il richiamo di 40mila riservisti, un passaggio che sembra il preludio ad un’invasione della Striscia di Gaza da parte dell’esercito con la stella di David. E oggi il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha confermato quanto anticipato dal ministro della Difesa israeliano Moshe Yaalon poco prima: "L’operazione sarà estesa e proseguirà fino a quando gli spari verso le nostre città non cesseranno del tutto e la calma ritornerà".
Razzi di Hamas arrivano ad Haifa. In mattinata sono risuonate le sirene di allarme a Tel Aviv (video), dopo che ieri anche la capitale Gerusalemme era stata interessata dal lancio di razzi da parte di Hamas. Tre forti esplosioni, riportano fonti dell’Ansa, sono state avvertite nella zona.
Secondo l’esercito israeliano, sono 225 i razzi dalla striscia dall’inizio dell’operazione Margine protettivo partita lunedì notte. Circa 40 di questi sono stati intercettati dal sistema anti missili Iron Dome. Non sono solo le zone di confine ad essere bersaglio dei razzi: oggi due missili M302 sono caduti in un’area a nord di Cesarea, ad oltre 130 chilometri dalla Striscia.
Un uomo è rimasto ferito. E due razzi sono caduti al largo di Haifa, 90 km a nord di Tel Aviv. E’ la prima volta che dei razzi palestinesi raggiungono il grande porto del nord di Israele, che si trova a più di 160 chilometri da Gaza. La tensione tra Israele e Hamas è esplosa dopo il rapimento e l’uccisione dei tre coloni ebrei in Cisgiordania, un delitto che ha scatenato non solo la rappresaglia israeliana, ma anche l’atroce vendetta costata la vita a un sedicenne di etnia araba, Mohammed Abu Khdeir, sequestrato e arso vivo da ultra-nazionalisti ebrei.
La difficile situazione in Medio Oriente è stato uno degli argomenti al centro dei colloqui a Mosca tra il ministro degli esteri italiano Federica Mogherini e l’omologo russo Serghei Lavrov: secondo Mogherini l’Unione europea è chiamata ad avere "un ruolo per la ripresa dei negoziati" tra israeliani e palestinesi. E il presidente della Cei Angelo Bagnasco, aproposito della tragedia di Gaza, ha auspicato che "la cosiddetta comunità internazionale non si giri dall’altra parte".
Le reazioni del mondo arabo. Il precipitare della crisi sta provocando fermento anche nel mondo arabo moderato tradizionalemente non ostile ad Israele. Il segretario generale della Lega Araba, Nabil el-Araby, ha chiesto agli Stati uniti di "obbligare Israele a rispettare i propri impegni" con i palestinesi.
La Giordania, intanto, ha chiesto di fermare "la barbara aggressione" di Israele contro la striscia di Gaza. In un comunicato diffuso oggi dal portavoce del governo, Amman - firmataria di un trattato di pace con Israele - "condanna l’aggressione militare che Israele ha lanciato nella striscia di Gaza", chiedendo "la sua fine immediata" e ammonendo sulle "conseguenze di questa barbara aggressione".
Anche l’Iran, tramite il portavoce del ministro degli Esteri, ha condannato i raid israeliani e ha invitato il governo dello stato ebraico a mettere fine alla "selvaggia aggressione contro i palestinesi". L’Egitto ha esortato Israele e Hamas a porre fine all’escalation della violenza nel conflitto in corso, ma il portavoce del ministro degli Esteri egiziano ha per ora escluso una tregua mediata dal Cairo, come auspicato da Abu Mazen.
ANCORA DA DAGOSPIA
Da “repubblica.it”
"Dobbiamo fermare questo massacro, è un genocidio". Sono queste le parole usate dal presidente palestinese Abu Mazen alla riunione straordinaria dell’Anp in corso a Ramallah e che descrivono la gravità della situazione a Gaza, oggetto nella notte di incessanti raid aerei da parte dell’aviazione israeliana contro obiettivi "militari". Ma mentre una ulteriore escalation sembra ormai imminente, arriva uno spiraglio dal presidente israeliano Shimon Peres: "L’offensiva di terra potrebbe esserci molto presto. Ma se i razzi da Gaza si fermeranno stanotte, non ci sarà alcuna".
razzi da gaza verso israele razzi da gaza verso israele
Gaza sotto i raid israeliani. I bombardamenti israeliani sono proseguiti nella notte e anche nel corso della giornata. Nella notte ci sono stati 160 attacchi che, secondo l’esercito, avrebbero colpito 120 postazioni e rifugi di militanti di Hamas o luoghi da dove venivano lanciati razzi contro Israele (video). In tutto 430 i bersagli colpiti nella Striscia di Gaza, da quando è scattata l’operazione all’alba di ieri.
Tra le vittime di oggi una donna e tre bambini, secondo fonti mediche di Gaza, mentre una motocicletta con a bordo due uomini è stata centrata dai raid a Beit Lahiya, non lontano dalla frontiera con Israele, provocando la morte di uno degli uomini a bordo (foto). Cinque persone sono rimaste uccise nella loro casa in un attacco aereo israeliano nel campo profughi di al-Maghazi.
gaza 09 luglio 2014 8 gaza 09 luglio 2014 8
Secondo fonti palestinesi il bilancio delle vittime degli attacchi sarebbe salito a 43, mentre 370 è il numero dei feriti. Una situazione che sta diventando sempre più difficile da gestire negli ospedali di Gaza.
Mentre il governo di unità palestinese ha annunciato di essere "in riunione permanente per seguire le ripercussioni dell’offensiva israeliana" sulla Striscia di Gaza, arrivava la dura reazione di Hamas: "Israele - ha affermato un portavoce - ha varcato una grave linea rossa, e ne subirà le conseguenze" per aver bombardato la scorsa notte la casa di Raed al-Attar, uno dei comandanti del braccio armato di Hamas. Al-Attar è stato uno dei rapitori del caporale Ghilad Shalit.
gaza 09 luglio 2014 7 gaza 09 luglio 2014 7
Una soluzione diplomatica viene esclusa per ora anche dall’ex portavoce del governo di Hamas a Gaza Israa al-Mudallal, che ha definito "inimmaginabile" un cessate il fuoco a causa "dell’inaffidabilità" dello stato ebraico. Ieri il capo di Stato maggiore israeliano Benny Gantz aveva chiesto al governo il richiamo di 40mila riservisti, un passaggio che sembra il preludio ad un’invasione della Striscia di Gaza da parte dell’esercito con la stella di David. E oggi il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha confermato quanto anticipato dal ministro della Difesa israeliano Moshe Yaalon poco prima: "L’operazione sarà estesa e proseguirà fino a quando gli spari verso le nostre città non cesseranno del tutto e la calma ritornerà".
Razzi di Hamas arrivano ad Haifa. In mattinata sono risuonate le sirene di allarme a Tel Aviv (video), dopo che ieri anche la capitale Gerusalemme era stata interessata dal lancio di razzi da parte di Hamas. Tre forti esplosioni, riportano fonti dell’Ansa, sono state avvertite nella zona.
gaza 09 luglio 2014 6 gaza 09 luglio 2014 6
Secondo l’esercito israeliano, sono 225 i razzi dalla striscia dall’inizio dell’operazione Margine protettivo partita lunedì notte. Circa 40 di questi sono stati intercettati dal sistema anti missili Iron Dome. Non sono solo le zone di confine ad essere bersaglio dei razzi: oggi due missili M302 sono caduti in un’area a nord di Cesarea, ad oltre 130 chilometri dalla Striscia.
Un uomo è rimasto ferito. E due razzi sono caduti al largo di Haifa, 90 km a nord di Tel Aviv. E’ la prima volta che dei razzi palestinesi raggiungono il grande porto del nord di Israele, che si trova a più di 160 chilometri da Gaza. La tensione tra Israele e Hamas è esplosa dopo il rapimento e l’uccisione dei tre coloni ebrei in Cisgiordania, un delitto che ha scatenato non solo la rappresaglia israeliana, ma anche l’atroce vendetta costata la vita a un sedicenne di etnia araba, Mohammed Abu Khdeir, sequestrato e arso vivo da ultra-nazionalisti ebrei.
papa francesco riceve abu mazen shimon peres e fouad twal 20 papa francesco riceve abu mazen shimon peres e fouad twal 20
La difficile situazione in Medio Oriente è stato uno degli argomenti al centro dei colloqui a Mosca tra il ministro degli esteri italiano Federica Mogherini e l’omologo russo Serghei Lavrov: secondo Mogherini l’Unione europea è chiamata ad avere "un ruolo per la ripresa dei negoziati" tra israeliani e palestinesi. E il presidente della Cei Angelo Bagnasco, aproposito della tragedia di Gaza, ha auspicato che "la cosiddetta comunità internazionale non si giri dall’altra parte".
NETANYAHU AL FUNERALE DEI RAGAZZI RAPITI NETANYAHU AL FUNERALE DEI RAGAZZI RAPITI
Le reazioni del mondo arabo. Il precipitare della crisi sta provocando fermento anche nel mondo arabo moderato tradizionalemente non ostile ad Israele. Il segretario generale della Lega Araba, Nabil el-Araby, ha chiesto agli Stati uniti di "obbligare Israele a rispettare i propri impegni" con i palestinesi.
La Giordania, intanto, ha chiesto di fermare "la barbara aggressione" di Israele contro la striscia di Gaza. In un comunicato diffuso oggi dal portavoce del governo, Amman - firmataria di un trattato di pace con Israele - "condanna l’aggressione militare che Israele ha lanciato nella striscia di Gaza", chiedendo "la sua fine immediata" e ammonendo sulle "conseguenze di questa barbara aggressione".
rohani e mohamed zarif rohani e mohamed zarif
Anche l’Iran, tramite il portavoce del ministro degli Esteri, ha condannato i raid israeliani e ha invitato il governo dello stato ebraico a mettere fine alla "selvaggia aggressione contro i palestinesi". L’Egitto ha esortato Israele e Hamas a porre fine all’escalation della violenza nel conflitto in corso, ma il portavoce del ministro degli Esteri egiziano ha per ora escluso una tregua mediata dal Cairo, come auspicato da Abu Mazen.
COMMENTI
ANTONIO FERRARI SUL CORRIERE DELLA SERA
Mai in Israele, negli ultimi decenni, la guerra — intendo una guerra vera, di cui tutti vedono l’inizio ma non immaginano né la fine né le devastanti conseguenze — era stata così vicina. Non era così vicina nel ’91, al tempo dei missili Scud di Saddam Hussein; non la era nella seconda intifada, quando non si contavano gli attentati-suicidi palestinesi che terrorizzavano Israele; non lo è stata neppure due anni fa, quando Israele aveva richiamato 70.000 riservisti per attaccare la Striscia di Gaza da terra. Un passo che avrebbe rischiato di annullare l’operazione — smantellamento degli insediamenti ebraici deciso da Ariel Sharon. L’attacco non ci fu e il mondo respirò di sollievo.
Oggi è tutto molto più difficile ed estremamente pericoloso perché un eccesso, una provocazione, una tragica forzatura trascinerebbe tutti nell’abisso di un conflitto incattivito da un odio crescente e da un’incontrollata emotività: senza quel ricorso alla ragione invocato assieme, in Israele, dal presidente uscente Shimon Peres e da quello entrante Reuven Rivlin. Il passo verso il punto di non ritorno è lungo il tempo di un respiro, perché l’offensiva israeliana sulla Striscia, con il bombardamento di un centinaio di siti sensibili, e i missili che sono piovuti su Tel Aviv e su Gerusalemme, lasciano intendere quanto sia possibile lo scenario più terribile: una guerra a tutto campo, senza sapere che ci sia qualcuno in grado di fermarla.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sta sicuramente affrontando la prova più difficile. Non essendo un uomo di guerra, come tanti suoi predecessori, è abilissimo nel minacciare, assai incerto nel decidere di assumersi rischi che potrebbero nuocere tremendamente a Israele. Compiacendo l’estrema destra del suo governo, probabilmente si è spinto troppo avanti nel concentrare accuse e propositi di vendetta contro Hamas, senza distinguere i fondamentalisti da altri estremisti concorrenti, ancor più feroci. Anche Abu Mazen, che aveva sperato, con fiducia assai velleitaria, in un governo di unità nazionale con gli storici avversari di Hamas, si ritrova più debole di prima.
La risultante è che tutti sembrano impotenti. Netanyahu sta conoscendo le più velenose insidie del potere: ha richiamato 40.000 riservisti, ma è troppo scaltro per pensare di impiegarli in un’operazione di terra a Gaza che potrebbe risolversi in una tragedia, con un costo insopportabile di vite umane. Anche se sa che l’irreparabile non è affatto escluso.
Eppure nel momento dell’allarme estremo, Israele non si sottrae alla lezione della propria coscienza. Orribile l’assassinio dei tre studenti ebrei, atroce la vendetta nei confronti di un ragazzo palestinese, catturato, obbligato a bere benzina, e poi bruciato vivo per vendetta. Lo Stato ebraico ha vinto guerre, ha compiuto vendette, i suoi militari hanno ucciso. Ma c’è qualcosa che l’israeliano medio non accetta: la violenza feroce e gratuita sui civili. Dopo la strage di Sabra e Shatila, quando i soldati di Tel Aviv voltarono la testa mentre i falangisti cristiani libanesi compivano il massacro, 400.000 israeliani scesero in piazza per gridare vergogna. Oggi la mano tesa tra i familiari di uno dei ragazzi ebrei uccisi e quelli del palestinese bruciato vivo danno forza alla speranza di uscire da questo incubo.
Antonio Ferrari
DAVIDE FRATTINI SUL CORRIERE
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GERUSALEMME — I generali avevano previsto che anche Gerusalemme e Tel Aviv sarebbero state bersagliate. Non si aspettavano potesse succedere così presto. Quella che è ancora definita un’operazione militare — chiamata Protective Edge — sembra già una guerra. Le sirene d’allarme sono risuonate a Tel Aviv, seguite dal botto dei missili Iron Dome che intercettano i proiettili lanciati dalla Striscia di Gaza. Anche i sobborghi di Gerusalemme sono finiti sotto il bombardamento e una casa è stata colpita.
L’aviazione israeliana ha centrato quasi cento obiettivi a Gaza, i morti sono diciannove. Il governo di Benjamin Netanyahu ha dato il via libera al richiamo di 40 mila riservisti: vanno a sostituire i soldati impegnati in Cisgiordania, che vengono spostati sul fronte sud. Dove le fazioni palestinesi hanno già esibito qualcuna delle «sorprese» che avevano minacciato: cinque miliziani hanno attaccato dal mare un villaggio israeliano confinante con Gaza, un’operazione in stile forze speciali, con gli uomini che strisciano armati fuori dall’acqua. Sono stati intercettati dagli elicotteri israeliani e uccisi.
«Non durerà un giorno e non ne durerà due», commenta Yitzhak Aharonovitch, ministro per la Sicurezza interna durante una visita ad Ashkelon, la città sulla costa che ha subito un bersagliamento continuo. «Se dovremo entrare, non ci fermeremo. Tutte le opzioni sono aperte fino a quando i lanci di razzi non termineranno». Il premier Netanyahu chiede pazienza agli israeliani e gli analisti fanno notare che negli otto anni accumulati in tre mandati non ha mai ordinato un’offensiva di terra. Questa volta potrebbe essere diverso, anche se il consiglio di sicurezza non ha posto tra i suoi obiettivi quello di far cadere Hamas perché l’intelligence militare avverte che l’alternativa potrebbe essere peggiore: il caos e il sopravvento di gruppi ancora più estremisti.
I fondamentalisti già provano a dettare condizioni per la tregua. Propongono di tornare al cessate il fuoco stabilito dopo gli otto giorni di guerra nel novembre del 2012, vogliono la liberazione dei militanti arrestati durante i raid in Cisgiordania delle scorse settimane, chiedono che Israele non interferisca con il governo di unità nazionale palestinese. La risposta di Netanyahu non lascia spazio alle trattative: «Abbiamo aspettato e abbiamo dato loro una via d’uscita perché smettessero di colpirci. Adesso saremo noi a decidere quando smettere».
Il conflitto è cominciato nel giorno in cui il quotidiano liberal Haaretz apriva la sua Conferenza per la pace. L’immagine dei partecipanti che lasciano la sala per correre verso il rifugio è diventata il simbolo dei negoziati falliti. Per ora non hanno funzionato neppure i tentativi di mediazione portati avanti dai servizi segreti egiziani. Due anni fa nel palazzo presidenziale al Cairo sedeva Mohammed Morsi e i Fratelli Musulmani volevano evitare che Hamas subisse troppe perdite. Abel Fattah Al Sisi, il neo-presidente, è meno preoccupato del benessere del movimento fondamentalista, che considera in parte responsabile dei disordini nel Sinai, confinante con la Striscia.
Netanyahu spera di non dover affrontare più fronti allo stesso tempo. La situazione nei quartieri arabi di Gerusalemme sembra più tranquilla, dopo che per una settimana i palestinesi hanno affrontato la polizia: i disordini sono cominciati quando è stato ritrovato il corpo di Mohammed Abu Khudair, rapito e subito ammazzato da un gruppo di estremisti ebrei che voleva vendicare il sequestro e l’uccisione in Cisgiordania di tre ragazzi israeliani.
D.F.
LA STAMPA STAMATTINA
Intensi bombardamenti aeronavali sulla Striscia di Gaza, 40 mila riservisti pronti a entrare in campo e l’ordine di Benjamin Netanyahu di «aumentare le operazioni contro i terroristi»: si intensifica l’operazione «Protection Edge» (Margine protettivo) contro Hamas, che reagisce lanciando grappoli di razzi sul Sud di Israele, tentando di colpire Tel Aviv e di mettere a segno un blitz con i commandos del mare.
In una Sderot dove il tempo è scandito dai boati dei razzi abbattuti dagli intercettori delle batterie di Iron Dome l’immagine di «Protection Edge» sono le file di tank e blindati color sabbia in transito verso i confini di Gaza, che distano poco più di 1 km. Il capo di Stato Maggiore Benny Gantz ha ottenuto dal governo la possibilità di richiamare 40 mila riservisti per poter schierare altrettanti soldati combattenti di leva attorno alla Striscia, rendendo verosimile la minaccia di un intervento di terra.
Netanyahu parla di «togliersi i guanti» ma anche di «operazione graduale» perché vuole sottoporre Hamas a una pressione in crescita dove le truppe di terra potrebbero essere l’ultima carta. Al momento a colpire è l’aviazione, con aerei e droni, che hanno messo a segno 146 attacchi in meno di 36 ore bersagliando, come spiega il portavoce dell’esercito Peter Lener, «campi di addestramento, basi militari, 96 lanciatori di razzi, tunnel e case di singoli terroristi».
In realtà è in atto anche un caccia dai cielo ai leader di Hamas. Il primo ad essere ucciso è Mohammed Shaaban, 24 anni, capo dei commandos della Marina: un’unità considerata fra le meglio addestrate. «I nostri cittadini non vivono sicuri ad Ashkelon e Nes Ziona, non vedo perché i leader di Hamas debbano sentirsi sicuri a Gaza» aggiunge Lerner. La caccia è soprattutto ai tunnel perché Hamas li usa come bunker: per proteggere lanciarazzi, mortai e leader. Sono i satelliti e cercarli, con un particolare sistema di sensori hi-tech incrociato con le informazioni raccolte da intelligence e informatori. L’intento, spiega il ministro della Difesa Modhe Yaalon è «ridurre a zero il numero di razzi lanciati da Hamas contro le nostre città».
In realtà c’è di più: Hamas ha perso la base di Damasco a causa della guerra civile, non ha più le retrovie egiziane per l’arrivo alla presidenza di Al Sisi e si trova dunque in una situazione di debolezza tattica senza precedenti che Israele tenta di sfruttare per demolirne la struttura militare. Hamas reagisce con una pioggia di razzi sulle città del Sud ed anche del Centro di Israele: oltre 140 in poco più di 24 ore, ricorrendo ai Grad per raggiungere Beersheva e Beit Shemesh, e ai missili iraniani Al-Fajr 5 per minacciare Tel Aviv. L’intelligence israeliana trova la conferma del timore a lungo serbato: Teheran è riuscita a far arrivare a Gaza, via Sudan, un imprecisato numero di Al-Fajr 5 e dunque l’intera area di Tel Aviv è a rischio.
Gli intercettori dell’Iron Dome abbattono il primo ma le sirene che suonano a Tel Aviv e Gerusalemme portano ad aprire i rifugi pubblici: il pericolo che finora incombeva sulla piccola Sderot ora raggiunge il cuore della nazione. Hamas punta a mettere a segno un colpo a sorpresa: manda almeno quattro commandos del mare a colpire il kibbutz di Zikim, poco oltre la frontiera, ma vengono uccisi dalla brigata Givati. Il portavoce di Hamas, Mushir al-Masri, dice che «questo è il momento delle armi e non di parlare di tregue» ma un video di militanti pone condizioni a Israele: «Liberate tutti gli ex detenuti, già rilasciati nello scambio per Gilad Shalit, che avete riarrestato se volete il cessate il fuoco».
Hamas accusa Israele di «fare strage di civili». Il riferimento è quanto avvenuto nel Sud di Gaza, a Khan Yunis, dove le bombe degli aerei colpiscono un edifico causando la morte di almeno 16 civili. «Molti di loro sono donne e bambini» affermano fonti palestinesi locali. A rispondere è Netanyahu, quando in serata parla ai cittadini in diretta tv: «Hamas si nasconde dietro i civili, li usa come scudi umani». Il premier sottolinea anche, a più riprese, «questa operazione prenderà tempo». Ecco perché i suoi più stretti collaboratori hanno cancellato impegni, pubblici e privati, delle prossime settimane. La guerra aerea fra Israele e Hamas mette in difficoltà l’Autorità nazionale palestinese di Abu Mazen, che si appella alla «comunità internazionale» per imporre a Israele di «cessare l’escalation e i raid». «Israele sta attaccando non solo Hamas ma tutto il popolo palestinese» sottolinea Saeb Erakat, il caponegoziatore dei palestinesi.